Che cosa è che ascoltiamo ad un concerto? Mi riferisco a quegli aspetti che rimangono impressi nella mente, che a seconda del live ti possono emozionare. L'elemento principale che rimane impresso nei ricordi del live dei Calibro 35, tenutosi lo scorso mercoledì 2 marzo al Teatro Politeama di Saluzzo, è senza dubbio la capacità tecnico-artistica di questo quartetto.
Nel lessico calcistico si dice che le squadre con giocatori dotati di qualità tecniche pecchino in concretezza, prediligendo il gesto, la precisione dell'esecuzione al risultato finale ottenuto dal collettivo. Questo adagio vale meno in campo musicale (vedi nel jazz) e tanto meno per questa band composta da grandi strumentisti. Martellotta alla chitarra e Cavina al basso (gente che nel proprio pedigree ha collaborazioni anche Stewart Copeland o Eugenio Finardi) hanno tessuto, intrecciato e dipanato le fila della ritmica.
Impressionanti le qualità di Fabio Rondanini (batterista di Cristina Donà e Niccolò Fabi), capace nei primi 7/8 brani della scaletta di riprodurre cadenze variegate e riconoscibili nella loro ecletticità: fissi per minuti trasportati da quello che i suoi arti fossero capaci d'inventare. Di Enrico Gabrielli si conosceva la poliedricità artistica del personaggio: oltre ad averlo apprezzato come polistrumentista degli Afterhours (diplomato a conservatorio in clarinetto, ha suonato con grande padronanza synthetizer, violino e clarino basso) aveva stupito per la grande qualità componitiva nel primo volume del progetto Der Mauer (correva il 2010); mercoledì è stato l'elemento capace di dare colore e calore ai lunghi viaggi sonori della band.
Ora veniamo al live. Ascoltati qualche anno fa al Nuvolari di Cuneo i Calibro 35 erano piaciuti, se ne intuiva la grande qualità della band; mercoledì invece, anche per la posizione verticale nel teatro Politeama che consentiva dall'alto una migliore visione dei movimenti della band sul palco, sono stati un'autentica scoperta. I Calibro 35 sono una gran bella band, che sa suonare e sa fare live capaci di catturare il pubblico e condurlo in un'atmosfera a dir poco magnetica.
Un apprezzamento del genere può sembrare cosa banale per la recensione (positiva) di un live; in realtà il quartetto suona musica strumentale – bisogna ricordarlo –, e se negli anni passati aveva indovinato anche il filone giusto, andando a pescare nell'immaginario collettivo dei film polizieschi e noir degli anni '70, oggi invece intrattiene il pubblico grazie all'ampiezza della musica prodotta. Con SPACE si va ben al di là del semplice esercizio di stile, si cerca il suono perfetto, la bellezza del gesto e l'equilibrio tra espressione e ricercatezza della composizione, il ritmo capace di coinvolgere un pubblico, giunto al Politeama di Saluzzo, molto attento per tutta la durata dell'intero spettacolo. Un breve commento sull'organizzazione della serata: riuscita la scommessa dell'associazione Ratatoj, ormai orfana di un luogo fisico fisso, ma sempre prodiga di idee, nel creare un evento ad hoc (bravi anche in apertura di Neko at Stella) per questo live.