L’accusa è di usura bancaria, cioè di aver fatto pagare interessi su denaro concesso in prestito al di sopra della soglia fissata dalla legge. Gli imputati (P. O., A. C., C. S. e I. B.) sono i direttori delle filiali di Villanova e di Mondovì che si sono succeduti tra il 2000 e il 2012. La denuncia è partita dai titolari della ditta Ennerre (già chiusa) di Frabosa Soprana correntista della Bre nello stesso periodo. “Con la Bre abbiamo quasi subito avuto delle difficoltà e le spese di gestione erano diventate troppo alte – ha spiegato l’amministratore della ditta che si occupava di import-export -. Ci siamo rivolti a una società per i riconteggi ed è venuto fuori che i tassi d’interesse applicati erano troppo alti. Abbiamo poi deciso di fare querela”. L’amministratore, costituito parte civile con l’avvocato Andrea Argenta di Savona, ha aggiunto che l’azienda ha avuto rapporti anche con altre 5 banche: “Anche con queste abbiamo avuto difficoltà ma mai problemi di tassi usurari”.
Tutto ruota intono alle modalità di calcolo degli interessi e se, in questa, viene considerata o meno la cosiddetta “commissione di massimo scoperto”. Negli anni sono cambiate le leggi, la giurisprudenza e le disposizioni della Banca D’Italia. Il difensore degli imputati insiste sul rispetto delle regole e sul fatto che i direttori di filiale non possono comunque essere responsabili perché non avevano alcun potere di alzare i tassi fissati dalle direttive del gruppo bancario. Lo ha confermato la responsabile dei servizi legali di Bre, sentita come testimone. “Abbiamo addirittura un programma telematico – ha detto – che controlla eventuali sforamenti a posteriori e li corregge in automatico”. Alla prossima udienza saranno sentiti gli imputati.