Mondovì: in 250 a fianco delle lavoratrici lasciate a casa

Lavoro, dignità, fiducia tradita. Sono queste le parole urlate stamattina dalle "ragazze" della Rebus-Pierrot finite senza lavoro.

Lavoro, dignità, fiducia tradita. Sono queste le parole urlate dalle "ragazze" della Rebus-Pierrot finite senza lavoro. Stamattina a Mondovì un corteo di circa 250 persone ha accompagnato le lavoratrici.

LA MANIFESTAZIONE: FOTOGALLERY

«Chiediamo dignità», hanno urlato. Un grosso striscione gridava: «Ci avete chiesto fiducia e ve l'abnbiamo data. Ora ci ripagate lasciandoci senza lavoro». Le due srl di cucitura confezionamento abiti, di proprietà dello stesso titolare, vanno verso la chiusura. Le lavoratrici (sono quasi tutte sono donne) non vedono stipendi o da mesi, niente tredicesima, né cassa integrazione. Fra loro ci sono mamme con due o tre figli, magari sole o col marito senza lavoro. «Ora che ne sarà di noi? - hanno scritto in un volantino, distribuito durante il corteo - Dei nostri figli, del nostro futuro? della nostra professionalità?». Voci e domande colme di rabbia verso la situazione in cui si sono ritrovate, senza colpe. «Eppure chi paga è sempre l'operaio - commenta Gaspare Palermo, Filctem CGIL Cuneo -. Non sappiamo nemmeno ancora se il signor Arnaldi, il titolare, intende chiedere il fallimento o il concordato preventivo. Ci ha solo detto che la prossima settimana "porterà i libri in Tribunale"». Oggi non si può nemmeno sapere se e quando prenderanno la disoccupazione.

Fra le tante persone nel corteo, anche molti rappresentanti di tutti i Comuni della zona (amministratori di Mondovì, Vicoforte, Villanova, Ceva, San Michele, Montaldo, Monastero, Torre, Roccaforte, Niella Tanaro, Pianfei, Beinette e dalle Frabose). C'erano poi i rappresentanti locali di alcune forze politiche, i lavoratori di altre aziende che in passato hanno affrontato crisi come Valeo e Federal Mogul, famiglie, ragazzi, monregalesi che con la loro partecipazione volevano esprimere la loro vicinanza alle lavoratrici.

Al termine del corteo il sindaco Stefano Viglione ha invitato una rappresentanza delle lavoratrici e dei sindacati in municipio, per discutere della situaazione assieme all'assessore comunale Mariangela Schellino, al consigliere provinciale Rocco Pulitanò e ai sindaci ed amministratori della zona. «Prima di questa crisi - ha detto Palermo - molti di noi nemmeno conoscevano queste due aziende: le dipendenti hanno sempre lavorato senza alzare proteste, stringendo i denti. Oggi siamo arrivati a questo punto». Si aprla di uno spiragli per alcune di loro (una dozzina, forse 13 o 14) in una nuova attività, in cui potrebbe essere coinvolto lo stesso Arnaldi.

Palermo: «Dietro ognuna di queste lavoratrici c'è una storia: una donna che ha già il marito senza lavoro, una madre con due o tre figli che magari a casa è sola. Chiediamo ai sindaci di aiutarci a contattare realtà produttive interessate a non gettare via questa professionalità». Siamo tutti vicini alle dipendenti - ha detto Viglione -. Purtroppo oggi il ruolo della provincia è venuto meno, e l'intelocutore per aprire i tavoli di concertazione sulle crisi lavorative è divenuta la Regione: lontana e meno accessibile. Abbiamo già avviato dei dialoghi e li porteremo avanti, non vi lasceremo sole».
Pulitanò: «Farò in modo che la Provincia poss afar parte del tavolo».

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