Nelle nostre famiglie, prese dalla normalità della vita, questi sono anche i giorni in cui occorre darsi da fare per l’adempimento delle dichiarazioni dei redditi, con relativa tassazione che ne deriva. E si è in compagnia di altri 30 milioni di italiani che su questo dovere civico cercano di essere precisi e puntuali, affidandosi in larga misura ai Caf ed ai Patronati. Il 730 e l’Unico pre-compilati sono disponibili on-line. Si va verso una semplificazione – almeno si spera – per una scadenza che è quasi simbolica nell’immaginario collettivo degli italiani alle prese con Fisco, che in queste settimane prende il profilo dell’Irpef, che è solo una della numerose imposte con cui fare i conti, spalmate comunque nelle addizionai comunali che gravano ulteriormente. Ed allora, stando sul piano appunto simbolico od emotivo, indubbiamente non aiuta – in questi frangenti – il dover leggere news che sconcertano ormai indicate come “Panama Papers”, cioè quella mole incredibile di documenti messi in circolazione su capitali di persone e società, da quasi tutto il mondo, finiti al riparo di occhi indiscreti e soprattutto al netto delle tasse che invece nei Paesi di provenienza si sarebbero dovute giustamente versare. Non mancano poi sospetti su altri fondi di dubbia origine se non proprio di derivazione illegale. Insomma una globalizzazione in chiave di evasione fiscale che impressiona. Ovvio che si sarebbe solo all’inizio di una vicenda paradossale. E tra smentite di vario tenore e minacce di vie legali, c’è una chiarezza da perseguire e da far emergere che eviti il solito polverone che poi fa succedere quasi nulla. Si verrà in capo a qualcosa? In giro – anche se i nomi più grossi venuti a galla non sono italiani – si respira un mix di rabbia e sconforto, con un’indignazione che non sa più dove indirizzarsi. Anche perché sull’evasione fiscale, partendo pure dal basso (cioè dal classico scontrino bypassato…), ci si ritrova un po’ spiazzati. Sembra arduo arginarla in tutte le sue forme. Sulla quantità singola forse non c’è paragone con chi ha portato in Panama i suoi soldi. La differenza è marcata e pesante. Ma la logica, che spinge a sottrarsi ad una norma di legge voluta per contribuire al bene comune, si assomiglia. Insomma un lato oscuro e debole, che si fa contagioso.
Abbiamo tutti bisogno di etica e di responsabilità. Anche lo Stato deve fare la sua parte. Così come i cittadini. Occorre un surplus di fiducia reciproca. Che sia ben riposta. Ci serve un patto rinnovato di trasparenza condivisa e di senso della giustizia alla portata di tutti. Invocare equità per chi vive di normalità, mentre i pesci grossi trovano nicchie a Panama, non è una predica inutile. Ma pure i pesci grossi, in ogni dove si trovino, debbono cambiare vela.
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