Se ne parla da tre mesi. Ma, ed è questo il punto, se ne parla e basta. Di decisioni, sulla proposta dei sindaci delle “Valli monregalesi” di trasferire la sede del Consorzio-rifiuti da Ceva a Vicoforte, non ce ne sono. Nemmeno in senso negativo: l'ultima assemblea dei sindaci di Acem riunitasi ieri (giovedì 28 aprile) ha “deciso di non decidere", rinviando il punto "per mancanza di elementi che consentano di deliberare".
Di cosa si sta parlando? Di una storia che sembra semplice, ma in realtà ha alle spalle un carteggio di mail e telefonate che dura, appunto, da tre mesi.
Oggi la sede di Acem, il Consorzio ambientale monregalese, si trova a Ceva, in zona San Bernardino, nel “Centro servizi” che è anche sede dell'Unione dei Comuni cebana (ex Comunità montana). Una struttura che comprende uffici e sala riunioni. A Vicoforte esiste una struttura quasi del tutto simile, con scopi tutto sommato analoghi: infatti è la sede dell'ex Comunità montana "Valli monregalesi", che peraltro Acem usava già alcuni anni fa come sala assemblee.
Tre mesi fa, il 1 febbraio, il presidente dell'Unione montana Valli Monregalesi (oggi a fine corsa, dopo la spaccatura in tre fronti diversi) ha inviato una lettera ad Acem offrendo la disponibilità ad affittare i locali di Vicoforte. Sollevando un vespaio. Il sindaco di Ceva e presidente dell'Unione Cebana, Vizio, ha subito risposto dicendo che è pronto a rivedere il contratto di affitto per la sede cebana e a soddisfare le necessità di ampliamento dei locali. Ribadendo poco dopo quanto sia importante la localizzazione della sede a Ceva. I sindaci dall'Alta Val Tanaro, appena saputo di una proposta di nuovi locali, si sono detti “preoccupati e contrari”. Così a fine febbraio il presidente di Acem chiede a entrambe le zone, monregalese e cebana, di metter su carta le ipotesi di locazione (prezzi, metri, spese, stato dell'edificio). E qui si blocca tutto: per due mesi non arriva nessuna risposta.
Alla vigilia dell’ultima assemblea (quella di ieri) il presidente Acem, Gasco, ha sollecitato una qualche risposta. Ceva risponde con una lettera in cui “oltre a varie considerazioni di altra natura”, conferma di essere pronta a concordare il canone di locazione. E aggiunge che, sebbene sia vero che nei locai ci sono crepe, “non ci sono pregiudizievoli strutturali” e che “la valenza delle crepe è puramente estetica”. Nel frattempo dall’altro fronte, quello di Vicoforte, l’Unione montana è esplosa fra i litigi: il presidente ha risposto che fornirà i dettagli solo quando lo stallo verrà superato, “presumibilmente entro il 31 maggio”. Risultato? Tre mesi di discussioni, e nessuna decisione.