Frode al commercio nelle norme per gli alimenti. Questa l’accusa per il titolare di una cantina di un paese delle Langhe Monregalesi: e tutto parte da qualche bottiglia di Barbera del Monferrato, annata 2011. Vino che, secondo gli ispettori che ne esaminarono il contenuto, sarebbe stato “allungato” con l’acqua.
Un caso complesso, perché tutto sta nelle analisi. O meglio: nei parametri di cui le analisi tengono conto. L’imputato è il titolare di una cantina: compra il vino dai vigneti, lo imbottiglia, lo etichetta e lo rivende. Durante un normale controllo, un campione di “Barbera” fu esaminato in un laboratorio per una “analisi isotopica”: le bottiglie di quella cantina non stavano nei parametri. Per la difesa però il problema sta nel fatto che il livello fissato dalle norme potrebbe non essere probante, frutto di un calcolo effettuato su campioni di vino troppo piccoli per poter essere considerato uno standard. Il processo è stato rinviato.