Musica, da liquida a eterea

Da Fedez a Manuel Agnelli, passando per l’Eurovision di Francesca Michielin e i Radiohead

Cosa c’entrano i Radiohead con Fedez, Francesca Michielin con Manuel Agnelli; qualcuno potrebbe avere qualche problema a riconoscere il nome di almeno uno degli artisti in questione; in realtà questi artisti sono accomunati da una settimana, quella seguita ai concertoni del Primo Maggio di Roma, Taranto e Torino.
La band inglese ripulisce la propria bacheca, cancella le notizie dai social network, si dà alla macchia; pochi giorni dopo torna con due video e a stretto giro di vite lancia in streaming gratuito, di domenica sera, il nuovo disco; chiude i rubinetti dopo un paio d’ore, e annuncia l’uscita ufficiale di metà giugno, inclusa la vendita attraverso diverse piattaforme informatiche, ma non tramite il colosso dello streaming Spotify: apprezzamenti e commenti a profusione. Negli stessi giorni in Italia ci si scontra, tra favorevoli e contrari, alla notizia che annuncia i nuovi giudici del principale talent show televisivo italiano: Manuel Agnelli, cantante e frontman degli Afterhours, una delle principali band di rock indipendente italiano, sarà uno di loro. Allo stesso modo desta scalpore la notizia (con tanto di conferenza stampa) che Fedez, il popolare esponente della giovane scena rap italiana, abbandonerà la SIAE per affidare i diritti sulle proprie canzoni a Soundreef, società – di base londinese, ma creata dall’italianissimo Davide D’Atri – che opera come garante privato dei diritti d’autore degli artisti musicali. Una settimana densa insomma, la stessa in cui la bassanese Francesca Michielin (già concorrente di X-Factor e secondo posto all’ultimo Sanremo) a Stoccolma partecipa all’Eurovision Song Contest, manifestazione che EuroFestival News dichiarerà seguita su RAI1 da 3,3 milioni di telespettatori e con 14,5 milioni di contatti unici (chi ha seguito l’evento per almeno un minuto) sul web.
Leggere, approfondire e cercare di crearmi un’opinione su queste notizie ha richiesto un certo sforzo, non oso pensare la confusione di chi viene sollecitato più da queste notizie che non dalla musica che si potrebbe ascoltare. Come in tanti altri mondi pare che, anche nella musica, stiamo vivendo un periodo di profondi cambiamenti: quelli che si credevano gli stravolgimenti epocali non sono stati che l’avvio di un’epoca che va ormai avanti da una quindicina d’anni e solo negli ultimissimi si è cominciato a correre per davvero. Riuscire a prevedere cosa succederà diventa sempre più complicato e difficile; il termine che da un lato potrebbe dominare sempre più è quello di standardizzazione. Emergere diventa pressoché impossibile, nonostante gli strumenti permettano di raggiungere un numero potenzialmente infinito (o quasi) di utenti, vendere è utopia. La relazione, per quanto quella liquida e impalpabile consenta di raggiungere anche chi sta dall’altro capo del mondo, necessita di prossimità per non perdersi negli spazi vuoti dei silenzi. Trovare sempre qualcosa da dire e poterlo fare nel tempo mantenendo l’interesse in chi ascolta non dipende più solo da quello che si dice, ma dal grado di attenzione che si riesce a catalizzare. In questa spirale di eventi in cui l’unica domanda che resta in canna riguarda quali esperienze musicali sonore ci attendono, non resta che scommettere anche sull’ascesa delle quotazioni dell’autocensura.

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