Non lo si può nascondere più di tanto, perché – volendo – è un nervo scoperto molto visibile. Si tratta di un momento, nella esperienza dei credenti, che sembra far problema, talora. Lo si dice anche, magari solo mugugnando o sopportando. Indichiamolo con un termine un po’ popolare e tradizionale: la predica! Anche se oggi si preferisce parlare di omelia. Papa Francesco che non si tira indietro davanti a niente, nella “Evangelii gaudium” si è occupato a lungo e persino nel dettaglio di questo gesto dell’omelia da rendere efficace, ovviamente non noiosa, di presa su chi ascolta…. Tutti coloro che vanno a Messa sono messi di fronte al celebrante che commenta la Parola di Dio. E così ne scaturiscono reazioni diverse. C’è chi ha capito tutto, chi invece molto poco, chi si è distratto, chi ha perso il filo, chi è stato colpito, chi ha raccolto un paio di spunti e basta, chi si è lamentato per la lunghezza, che si è sentito un po’ spiazzato da qualche cenno sopra le righe, chi ha pensato di non aver imparato nulla di nuovo… In fondo colui che interviene dall’ambone può incorrere in tanti limiti. Si è tutti umani. Con minore o maggiore capacità di comunicare. Ciò che conta è lasciarsi interpellare dalla Parola di Dio e non restarne indenni, parlando invece d’altro. Poi in gioco si mette la propria fede, pur segnata da tante incertezze, come per tutti. Perché si è tutti in ascolto di pagine bibliche che non possono lasciare indifferenti e che precedono tutte le proprie intuizioni. E di mezzo ci sta l’attualità. Perchè questa Parola viva e perenne delle Scrittura risuona oggi, dentro le vicende che ci toccano. In cui calare uno sguardo di luce, di misericordia, di fiducia, di incoraggiamento e pure di verità scomoda. Riuscire in tutto questo, al meglio… non è facile. Ma non ci può sottrarre. E’ il mandato inevitabile. Da esprimere con un po’ di azzardo, fidandosi dello Spirito che non può non dare una mano. Così, da credenti, tutto questo andrebbe vissuto ed accolto, nella consapevolezza che non si è in un auditorium ad assistere ad un discorso più o meno valido, ma si è dentro una comunità che condivide la stessa fede cercando di avere qualche chiarezza in più. Senza scordare quello che spiegava sapidamente, decenni orsono, un prete saggio ed acuto. “Per fare una predica di valore occorrono tre cose: avere qualcosa da dire, dirlo e quando lo si è detto stare zitti…”. Già, molto semplice, ma anche molto arduo. Ecco perché oggi anche la notizia che la CEI sta portando avanti un “Progetto-omelia” per aiutare a non deludere o a non scadere in questo momento cruciale… se da una parte può incuriosire, dall’altra resta comunque un dato intrigante.
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