Mentre l’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, presentava il suo Piano per riscrivere i rapporti con l’Africa nell’intento di “governare” l’enorme flusso di migranti dal continente nero e mentre dall’Onu si tiravano tragiche somme sui morti nel Mediterraneo dal 2014 ad oggi, contando oltre 10 mila cadaveri di migranti, ecco che in Italia fa notizia una sentenza a suo modo importante e storica: un giudice di Milano ha preso atto delle condizioni di “vulnerabilità” da fame e miseria, a carico di un gambiano di 24 anni, giunto nel nostro Paese su un barcone, che si era visto bocciare, dalla Commissione territoriale per la protezione internazionale, l’asilo politico, previsto per chi scappa da guerre, torture, persecuzioni per ragioni religiose o politiche. Non è bastato che il 24enne si proclamasse militante del partito antigovernativo rispetto al regime in Gambia. Ma il giudice, che ha esaminato il ricorso, ha preso in considerazione la situazione di pensosa precarietà in cui si è trovato il giovane del Gambia, al punto che ha deciso di fuggire verso l’Europa. Il magistrato si è rifatto alla Costituzione ed alla Dichiarazione universale dei diritti umani per ribadire che l’espulsione, se attuata, si verificherebbe “in spregio agli obblighi di solidarietà di fonte nazionale ed internazionale”. Certificando come il gambiano provenga “da un Paese dove esistono oggettive difficoltà economiche, di diffusa povertà e limitato accesso per la maggior parte della popolazione ai più elementari diritti inviolabili della persona, tra cui il diritto alla salute ed all’alimentazione”. Insomma, e abbiamo ben capito, bastano – ed avanzano –, come ragioni per essere ospitati in Italia, i motivi della fame e della miseria. Insomma c’è una disumanità pesante nella carenza di cibo, nell’assenza di servizi, nel non accesso alla sanità… che può giustificare la decisione di imbarcarsi nell’avventura rischiosa di migrare. E come non dare ragione a questo giudice? Non si possono infatti selezionare gli attacchi alla dignità della persona, alla sua integrità, alla sua salute, al suo stomaco vuoto… isolandoli dagli attacchi per violenza e oppressione, per dittatura e sopraffazione… Si muore anche di fame. E si scappa dalla morte tout court, per qualsiasi via giunga la mazzata alla vita. Anche a questo riguardo, tutto il complesso e delicato fenomeno delle migrazioni e dei profughi va ripensato, con calma e gesso. Senza slogan precostituiti. Con i piedi per terra. E con i valori in gioco ben presenti.
Scappare per fame
Un giudice di Milano ha preso atto delle condizioni di “vulnerabilità” da fame e miseria, a carico di un gambiano di 24 anni, giunto nel nostro Paese su un barcone