«Apri la cassaforte o ti sparo». Il racconto della coppia chiusa in casa e picchiata a Roccaforte

I soldi e la cassaforte. Era questo che volevano i cinque uomini che hanno fatto irruzione nell’abitazione della famiglia Baravalle.

I soldi e la cassaforte. Era questo che volevano i cinque uomini che sabato sera hanno fatto irruzione a volto coperto nell’abitazione della famiglia Baravalle, a Roccaforte M.vì. Un episodio di una violenza inaudita, che ha scioccato tutto il paese, avvenuto a pochi giorni dal “colpo” in azienda. Nella notte del lunedì della settimana precedente, infatti, i ladri avevano già fatto irruzione in segheria, dove avevano trovato ben poco, ma avevano rovistato dappertutto, portandosi via addirittura una medaglietta d’oro staccata da una targa donata all’azienda. Nella stessa notte, diverse effrazioni si erano verificate in numerose altre abitazioni, in una delle quali i ladri hanno addirittura rubato una birra e dodici rolatine. Ma il caso di sabato è di quelli gravissimi, di quelli che non si pensa mai possano succedere anche da noi, nella campagna cuneese.

In tv c’era Italia-Germania e, come la maggior parte degli italiani, Massimo Baravalle, sessant’anni, stava guardando la partita in salotto. La moglie Laura era in cucina che leggeva. E oggi racconta: «Era il secondo tempo dei supplementari, saranno state le 11 e un quarto. Sento un rumore fortissimo di vetri che si rompono, ho pensato che fosse il terremoto». Invece erano i ladri, che con spranghe e calci stavano sfondando la porta finestra (dotata di doppi vetri) del salotto. «Mio marito gli urlava di andarsene e ha spinto il tavolo contro la porta, quando mi sono affacciata ho visto soltanto queste spranghe che entravano».

Dopo aver fatto irruzione nel salotto, i rapinatori si sono occupati dell’uomo, legandogli stretti i polsi con una corda; lo hanno buttato a terra con violenza (urto nel quale ha riportato alcuni tagli) gli hanno legato anche i piedi con il filo del telefono reciso. Poi è toccato alla donna, anch’essa strattonata e buttata a terra. «Gli ho chiesto: “Cosa volete? Cosa volete? Vi diamo quello che volete”. Loro ci hanno detto che volevano i soldi, i soldi e la cassaforte, e insistevano».

La donna, che è anche segretaria dello “Sci Club Valle Ellero”, ha consegnato loro un borsello dell’Associazione contenente circa duecento euro e l’uomo una busta con circa mille euro: gli unici contanti che avevano in casa. Ma il gruppo di malviventi, tutti uomini incappucciati e armati (avevano una spranga, un cacciavite di grandi dimensioni e uno aveva anche una pistola), che parlavano un italiano abbastanza corretto, ma che tra loro comunicavano in una lingua dell’est Europa, insisteva per la cassaforte.
Sono stati quelli, i momenti di maggiore panico: la donna non trovava le chiavi, poi non riusciva a inserire il codice. Uno dei ladri si è rivolto all’altro in una lingua straniera e l’ha invitato ad andare a prendere gli occhiali della signora, rimasti al piano di sotto, nel punto in cui era stata buttata a terra: «Mi strattonavano e mi tenevano ferma per le spalle, uno mi puntava un cacciavite molto lungo alla testa e urlava: “In nome di Dio, ti sparo”. E tutte le volte che sbagliavo sentivo che picchiavano Massimo con la spranga. Gli ho chiesto: “Ma non ce l’avete una mamma, una sorella?”. Uno mi ha risposto: “Sì, ma tu dacci i soldi”». Ad aprire la cassaforte è stato poi il signor Baravalle, slegato e “scortato” fino lì dai malviventi, che si sono presi le poche medagliette che c’erano, vinte in ambito sportivo dai tre figli e poi ritrovate nel giardino, probabilmente perse dalla banda di aggressori durante la fuga. Mentre due rapinatori si occupavano della donna e due dell’uomo, un quinto metteva a soqquadro buona parte della casa. Aperta la cassaforte, i due coniugi sono stati chiusi a chiave al piano di sopra, dove, dal tablet del figlio sono riusciti ad allertare i Carabinieri. Il primo ad arrivare sul posto è stato il figlio Giacomo, rincasato intorno alla mezzanotte. «Gli abbiamo urlato di non entrare in casa, perché non sapevamo se fossero ancora dentro». È stato lui ad avvertire il fratello minore, Pietro, che stava in paese a vedere la partita. E la solidarietà dei roccafortesi è stata grandissima: dalla piazza e dai locali del paese in moltissimi, ragazze comprese, sono partiti con auto e pick up per accompagnarlo a casa a raggiungere il fratello. Sul posto sono intervenute diverse pattuglie dei Carabinieri, accompagnate anche dal comandante della stazione di Villanova, maresciallo Pirra, e dal comandante della Compagnia di Mondovì, capitano Raffaello Ciliento: «Vogliamo ringraziare le Forze dell’ordine – spiegano i due coniugi – che ci stanno dando un supporto molto prezioso e tutti i roccafortesi (e non) che in questi giorni con visite e telefonate ci hanno fatto sentire tutta la loro solidarietà».

Le indagini sono condotte dal Reparto operativo provinciale dei Carabinieri al comando del maggiore Nicola Ricchiuti, in stretta collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Mondovì, comandata dal capitano Raffaello Ciliento.

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