Da questa settimana – precisamente da lunedì 11 luglio – nonostante tutte le istanze, le proteste, i ricorsi ed i tavoli di trattative, Poste Italiane ha deciso di procedere alla consegna a giorni alterni anche per i nostri giornali (quotidiani e periodici). Si comincia con questa settimana (con il recapito il lunedì, il mercoledì ed il venerdì), poi la settimana dopo (con la consegna il martedì ed il giovedì).
Così si andrà avanti, alternando pure le settimane. A lunedì 11 luglio, dopo una telefonata con il nostro referente di Poste italiane a Cuneo, non siamo stati in grado di ottenere ufficialmente l’elenco di paesi che sono sottoposti a tale prassi penalizzante. Lo abbiamo ricevuto dalla Fed. It. Settimanali Cattolici (Fisc) che si è battuta fin che ha potuto contro queste decisioni. Non abbiamo parole per esprimere il nostro disappunto, per una scelta che stiamo subendo e di cui non portiamo responsabilità. Intanto questa variazione giunge a metà anno, quando con gli abbonati si è siglata una sorta di contratto che prevedeva il servizio consolidato di consegna del giornale secondo la dicitura di Poste Italiane, cioè j+0, ovvero, per noi, il mercoledì in provincia di Cuneo (per tutti i dodici mesi). Insomma non ci sembra il massimo della correttezza. Poi ci è stato proposto un servizio aggiuntivo per il recapito nel giorno di uscita del settimanale (come finora), quando c’è la giornata alterna di non consegna, in alcune località, chiedendoci un prezzo aggiuntivo di 3,40 euro a copia (mentre il giornale costa 1,20 euro): una follia senza senso ed una assurdità impraticabile per qualsiasi bilancio! Questa soluzione inaccettabile è poi stata accantonata. Ma i Comuni dove viene applicata questa consegna a singhiozzo ci trova sconcertati: praticamente ad eccezione di Benevagienna, Chiusa Pesio, Clavesana, Lequio Tanaro, Mondovì e Trinità (oltre a Comuni come Villanova M.vì, San Michele, Margarita e Peveragno che non appaino negli elenchi) nel resto del territorio si sarà sacrificati sull’altare dei giorni alterni. Neanche Ceva si è salvata da questa scure.
Certo, su tutta questa operazione, è pendente un ricorso al Tar di almeno 23 Comuni piemontesi (su 203 interessati a questo che si può chiamare un sevizio ridimensionato in misura inaccettabile). Il giudizio è sospeso, perché si aspetta che si pronunci la Corte europea in merito, in quanto si ipotizzano “disposizioni non conformi al diritto comunitario” che prevede un servizio universale del recapito postale. C’è da augurarsi che dall’Europa arrivi uno stop a questo passo di Poste Italiane, attendendo un intervento politico per far valere la eventuale bocciatura di Lussemburgo per tutti i Comuni interessati. Già, la politica. Nella fattispecie ci è parsa inefficace o inconcludente. Mentre resta il nodo sul fatto che di fronte ad un servizio (la consegna della corrispondenza), ci siano cittadini che ricevono la posta tutti i giorni e cittadini che invece se la vedono recapitare a giorni alterni. E’ una colpa abitare in un piccolo centro e non nei capoluoghi? Non siamo tutti uguali in uno Stato democratico?