Guardi nella fontana della Goj e, toh, c’è un Pokemon che nuota! O magari è a Piazza, nascosto sotto la Torre del Belvedere. Oppure, chissà? Sta aspettando la Funicolare. Se non capite di cosa stiamo parlando, non preoccupatevi: vuol dire che siete semplicemente immuni dalla mania del momento, quella del videogioco “Pokemon-Go”. Un fenomeno che ha contagiato persone di ogni età, da quando qualcuno ha sparpagliato “bestie” di ogni tipo (virtuali) in ogni angolo di Italia… anche a Mondovì.
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Che cos’è “Pokemon Go”?
Non è difficile spiegare che cos’è questo gioco (che ha letteralmente fatto impazzire il mondo dei ragazzi, ma non solo), ma per farlo bisogna partire da lontano. I Pokemon sono un’invenzione che ormai ha vent’anni: sono dei piccoli animali magici, quasi fantasy, protagonisti di una vasta serie di prodotti commerciali che vanno dai videogiochi ai cartoni animati. L’animaletto più famoso è senza dubbio il leggendario Pikachu (giallo e con la coda a fulmine), ma i Pokemon possono avere ogni forma e colore: insetti, rane, draghi e chi più ne ha più ne metta.
Da qualche mese (e in Italia da pochi giorni) è stato lanciato “Pokemon Go”: un videogioco per smartphone (una app) in cui, per vincere, si deve andare fisicamente a caccia di Pokemon. Li devi scovare e “catturare”. Dove? Dovunque: sono sparsi per le città, le piazze, le spiagge e perfino nei monumenti come il Colosseo. Sì, avete letto bene. Magari ce n’è uno che sta saltellando proprio sotto casa vostra.
Su L'Unione Monregalese del 20 luglio 2016: il racconto di un giocatore - Dove sono e come "catturarli"