Si torna dalle vacanze estive e ci si ritrova dentro un fiume vorticoso di musica, fatto di quella ascoltata (tanta) e di quella che ci si aspetta ancora. In entrambe le categorie si individuano due nomi: il disco che più di tutti gli altri ha raccolto le attenzioni di questo 2016 è stato uno dei primi ascolti, a inizio anno: Blackstar di Bowie è una spanna sopra tanti altri, il vero testamento di un’assoluta leggenda; i Radiohead poi, vuoi per anagrafe, vuoi perchè sanno sempre spiazzare l’ascoltatore che è in chi scrive, hanno tirato fuori dal cappello un’altra gemma preziosa, l’ennesima sfaccettatura di un’altra grande rock band, forse l’ultima degna di portare questo nome. Per chi è già arrivato (o purtroppo se n’è già andato), c’è poi chi deve incombere – o in forma più ipotetica – potrebbe arrivare: già, perchè se è certo che Justin Vernon e la cricca con cui si accompagna nel progetto Bon Iver sia uno di quegli artisti da cui – all’uscita del terzo album (30 settembre) – ci si attende la definitiva consacrazione, nel metal invece c’è una band che fa parlare di sé da 20 anni (almeno dall’uscita di Aenima), nonostante abbia pubblicato solo 4 dischi: dei Tool infatti dopo 10.000 Days (sono passati già 10 anni) non si è più sentito parlare, nonostante da almeno 4 o 5 anni le voci che circolano annunciano a ripetizione l’uscita di un nuovo lavoro: che questa fine di 2016 sia la volta buona?
Sarà l’anno dei Tool?
Al rientro dalle vacanze, da Bowie a Bon Iver