Come si osserva un festival dall'interno? Un po' come, da bambini, si prendeva il tubo di carta che restava dopo aver consumato il rotolone della mamma in cucina: ci si butta un occhio dentro, e tutto ciò che si osserva, all'interno del tubo e alla sua estremità, assume una percezione diversa. Si ha la sensazione di stare distanti dalle cose, di fare più fatica nel toccarle; in realtà, se si torna a guardarle con i propri occhi e si abbandona il tubo, loro stanno lì, sempre alla stessa distanza, sempre per quello che sono. La musica è un po' così, ti permette voli pindarci, ti porta a guardare alla vita in modo diverso, ti fa sognare o ti incute timore, ma poi, quando “si torna alla realtà”, ci si accorge di non averla mai abbandonata, di aver vissuto, nel momento dell'ascolto, una vita reale, vera.
M83 e John Carpenter sono così due facce del presente, di quel presente di cui vuole raccontare il ToDays in questi giorni di festival, una più spensierata, sbarazzina, gioiosa e trasognata, l'altra invece suadente, ma al tempo stesso disturbata e disturbante: azzeccata la scelta delle due location, aperta, nel giardino dello sPAZIO 211, la prima; chiusa, claustrofobica, la parte conclusiva della serata, aperta per altro da un set di Paolo Spaccamonti con le sue scorribande chitarresche su tappeti visivi che facevano presagire l'arrivo del maestro del thriller.
I due set visti (perchè con profondo rammarico – ma se si lavora e si arriva dalla provincia in settimana ci può anche stare – ci si è persi il live di Iosonouncane che, chi lo ha visto, ha detto essere stato super) sono stati sicuramente all'altezza del festival e delle aspettative che questo portava con sé, anche qualcosina in più.
I francesi M83 hanno mostrato di essere un'ottima live band: in alcuni frangenti, specie quelli in cui la band se ne andava a spasso nel riempire il parco di profonde sonorità, piene e melodiose, l'impatto emotivo è stato molto coinvolgente, in altri, quando aumentava la dimensione pop, la band ha almeno dimostrato che la strada per fare un pop intelligente e per nulla scontato, può ancora essere battuta.
Di Carpenter invece cosa si può dire? Che vedere un (quasi) settantenne presentarsi sul palco a mezzanotte e mezza così arzillo è sempre una gran bella sorpresa. Quando poi comincia la musica e poco a poco si svelano dietro di lui le immagini delle pellicole da lui dirette, la sorpresa si trasforma in stupore, meraviglia, e tutte le immagini viste, e che tornano dalla mente alla memoria, diventano un tutt'uno con il suono, si sposano magicamente, e altrettanto magicamente ti trascinano verso una sensazione di pieno coinvolgimento emotivo.
ALCUNE FOTO dell'EVENTO della Prima Sera
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