Sono trascorsi tre mesi dal presunto omicidio del pensionato Severino Viora, 78 anni, il cui corpo senza vita fu ritrovato nel noccioleto al di sotto dell’abitazione condivisa con la moglie, Assunta Casella, di 59 anni, ad oggi, l’unica indiziata della sua morte con le accuse di “omicidio volontario” e “occultamento di cadavere”. Tre mesi durante i quali Assunta Casella ha sempre vissuto “fuori casa”, prima presso un’amica, a Ceva, poi da meno di un mese, alla Caritas di Mondovì.
«La richiesta di ospitarla nella struttura della Caritas – spiega Davide Origlia, direttore della Caritas monregalese – era stata avanzata dai Servizi sociali, in quanto non aveva un tetto sotto cui rifugiarsi e, diversamente, sarebbe stata costretta a vivere in strada. Ed era stata accolta per un periodo ben definito, d’intesa e d’accordo con il suo legale di fiducia e i carabinieri. Quel periodo è però scaduto ed in questi giorni la sua posizione dovrà essere riesaminata».
Durante la sua permanenza in Caritas, la donna non ha dato problemi: ha sempre mantenuto un comportamento corretto, ma isolato, senza stringere amicizie. Potendo disporre della pensione di riversibilità del marito, ha potuto usufruire anche di una certa indipendenza finanziaria e si è recata più volte a Ceva. E dal giorno del suo arrivo nella struttura di accoglienza monregalese, è sempre seguita da una persona di riferimento. «Nel caso non dovesse più restare in Caritas – conclude Davide Origlia – ha manifestato l’intenzione di cercare un monolocale in cui trasferirsi». «Ho preso visione dei risultati dell’autopsia – chiosa l’avv. Andrea Naso, il suo legale – ma sulle conclusioni, non desidero rilasciare alcuna dichiarazione».
ARTICOLO COMPLETO su L'Unione Monregalese del 7 settembre 2016