“Chiamata a raccolta” a teatro per difendere l’Ospedale

«La situazione dell’Ospedale di Ceva ha preso una brutta piega e, se non si reagirà fortemente, le cose sono destinate a peggiorare gradualmente».

Da quando l’Ospedale di San Bernardino fu inaugurato, sono passati 25 anni. Ebbene da allora le paure ed i timori per un suo ridimensionamento (tradotto, impoverimento delle strutture per poi dimostrare che non funzionando vadano trasferite) hanno sempre accompagnato lo scorrere di tanti anni. Sono passati direttori generali e amministratori e, sempre, un poco per volta, cosa uno concedeva, un altro spostava altrove. Un esempio: i due letti di rianimazione, tolti recentemente, promessi e messi in servizio per intervento di Fulvio Moirano, ora direttore generale della Sanità della Regione Piemonte, ai tempi in cui reggeva l’AslCn1.

È quindi comprensibile come – sbandierando sempre questioni di bilancio e di razionalizzazione – la gente di questa parte della periferia cuneese non la prenda bene e, dopo i mugugni, protesti. E scenda anche in piazza, con manifestazioni che hanno sempre coinvolto non solo Ceva, ma tutte le vallate che sono attorno. Come è stato sabato sera, quando, al Teatro “Marenco”, si è tenuto il concerto dei “Nuovi solidi”, organizzato da Co.Di.Ce. e Croce Bianca, per informare delle ultime “novità”, che rischiano di privare ancora l’Ospedale di alcune sue caratteristiche. Con un dato molto evidente: in sala solo due rappresentanti dei comuni, Alfredo Vizio, primo cittadino di Ceva, e una assessora di Marsaglia. Tanti posti vuoti in platea come nei palchi.
Lo ha ribadito, lo stesso presidente del Co.Di.Ce., Davide Prato, nel suo intervento: «La situazione dell’Ospedale di Ceva ha preso una brutta piega e, se non si reagirà fortemente, le cose sono destinate a peggiorare gradualmente. Come abbiamo già detto e come ha confermato pubblicamente il direttore dell’AslCn1 1, la gestione delle emergenze è di fatto sottratta al nostro Ospedale e trasferita a Mondovì: l’esatto contrario di quello che crediamo sia giusto per il nostro territorio. L’Ospedale di Ceva è una struttura recente ed è sito in una posizione assolutamente strategica – a due passi dal casello dell’autostrada –: come si può mortificare a tal punto la sua vocazione naturale di presidio delle urgenze?».
«E ancora: ci risulta che per le vaccinazioni contro l’epatite B occorre recarsi all’Ospedale di Mondovì. È mai possibile che un’attività così semplice non possa essere svolta a Ceva? Chiediamo che l’Asl smentisca pubblicamente questa notizia e che quindi nessun cittadino residente nelle nostre zone sia più invitato a rivolgersi a Mondovì per una semplice vaccinazione. Per non parlare dei pre-ricoveri, gli esami che occorre effettuare prima di un intervento chirurgico: ad un certo punto è parso che d’ora in avanti avrebbero dovuto essere svolti a Mondovì anche se poi l’operazione sarebbe stata eseguita a Ceva. L’Asl ha però specificato che le cose non stanno così: auspichiamo che mai e poi mai un simile provvedimento venga preso in considerazione e tanto meno messo in atto».

ARTICOLO COMPLETO su L'Unione Monregalese del 14 settembre 2016

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