Compagni, ma non di scuola. Renzi, il PD e il paradosso politico monregalese

Mondovì, la città in cui un ministro di centrodestra invita un premier di centrosinistra e... lascia il PD col cerino in mano.

Una bolla di silenzio. E forse di imbarazzo, davanti alla gigantesca anomalia di Mondovì: la città in cui un ministro di centrodestra invita il premier di centrosinistra, e lascia il PD col cerino in mano. E tutto per “colpa” di una scuola. O meglio, di quella scuola: il Polo scolastico, la struttura che il PD ha osteggiato per anni, che ha criticato, che ha cercato di bloccare. E poi? E poi, a tagliare il nastro ci viene Renzi.
«Oltre al danno, la beffa» ha scritto sul suo profilo social uno degli esponenti monregalesi.
Ha ragione.

Da tre giorni il PD monregalese è in silenzio stampa, su un fatto che pare incredibile: alla visita di Renzi, il circolo locale non si è fatto vedere. Almeno non in forma ufficiale: qualcuno era in mezzo il pubblico. Ma non c’era il segretario Olga Bertolino, non c’era il consigliere comunale Stefano Tarolli (che ha appena costituito il gruppo PD in Consiglio), eccetera.

Non è facile descrivere una situazione così: il Polo scolastico è l’opera più contestata degli ultimi 10 anni. Ed è quella su cui la Giunta Viglione ha puntato di più. Il peso politico di questa inaugurazione è enorme. Soprattutto oggi, a poco più di 6 mesi dalle elezioni. A tagliare il nastro c'era nientemeno che il premier, nel suo tour per le scuole cuneesi. Certo, Renzi è venuto a Mondovì a inaugurare una scuola e non a dare giudizi sul sindaco che l'ha fatta costruire. E certo, è venuto nelle vesti di presidente del Consiglio. Ma lui è pur sempre il leader nazionale PD e la scuola, dicevamo, è proprio quella scuola. E soprattutto: l’invito è arrivato da quel monregalese, il ministro Costa. Con cui il PD ha ribadito una volta di più: «Alleanze, mai. Noi siamo l'alternativa». Invece a Renzi, a quanto pare, Costa va benissimo.

Fin da quando la notizia di Renzi è stata ufficializzata (lunedì pomeriggio), il “problema” è venuto a galla. In un primo momento, la dichiarazione della coordinatrice Olga Bertolino pareva ottima: «Non c’è nulla di male se il presidente Renzi viene a inaugurare una scuola». Sembrava che il PD, pur incassando, avesse colto il lato istituzionale della questione.

Poi deve essere cambiato qualcosa. Forse un dialogo interno che ha fatto dire a qualcuno: «No, è troppo: oltre al danno del Polo, la beffa di Renzi!». E il PD di Mondovì ha disertato. A Cuneo, ad Alba, gli esponenti (Gribaudo, Taricco) c’erano tutti. Qua, no. Qua, il paradosso: il leader del PD circondato e applaudito da politici di centrodestra.

Perché questa diserzione? Il segretario Bertolino non fa dichiarazioni e spiega che non è stata una posizione "imposta": ogni esponente ha deciso in piena autonomia.
Tutto qua? Non proprio. Si dice che il PD di Mondovì, per due giorni, abbia cercato un contatto col premier, per spiegargli la situazione. L'anomalia del Polo scolastico contestato. Forse sperando, se non esplicitamente chiedendo, di evitare la visita e risparmiare l'imbarazzo. Speranza vana: Renzi è venuto, si è complimentato per mezz'ora con Viglione e con Costa, ha lodato la scuola e chi l'ha fatta. E allora forse il PD di Mondovì ha preso atto, con una bella doccia fredda, che l’invito di Costa aveva un peso, l'imbarazzo del circolo locale ne aveva un altro. Una presa d’atto che fa male.

È difficile dire quali conseguenze avrà questa giornata sulle prossime mosse politiche. E sulle prossime elezioni comunali. Ma sicuramente ne avrà. Mercoledì si è mossa una ruota di quelle pesanti. Il PD ha dovuto ingoiare due bocconi amarissimi: la scuola tanto osteggiata è stata battezzata dal loro stesso leader, e per giunta sotto invito dell’avversario. Guarda caso, un minuto dopo la visita di Renzi c’è stata subito la “discesa in campo” della lista Bene Comune che rivendica la contestazione contro il premier e annuncia che correrà per le elezioni 2017. Così come Rifondazione Comunista, che con un comunicato va a occupare la casella più a sinistra della scacchiera.

Così adesso il PD è lì, fermo, in quella bolla. A destra ci sono quelli con Renzi, a sinistra quelli contro Renzi. Il PD è stato lasciato lì in mezzo. In silenzio, in imbarazzo, e col cerino in mano.

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