«Oggi nei giorni della nostra vendemmia nonno Quinto è stato chiamato in un'altra vigna per la vendemmia più bella. “In quel giorno la vigna sarà deliziosa: cantatela! Io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che la si danneggi, ne ho cura notte e giorno" Isaia 27,2-3». Con queste parole, affidate ai social, Nicola Chionetti ha voluto ricordare il nonno Quinto spentosi mercoledì mattina a 91 anni, nella sua casa di Dogliani. Quinto Chionetti, patriarca del Dolcetto di Dogliani, nel 2013 aveva lasciato le reti della storica azienda “Quinto Chionetti e figlio” di borgata San Luigi proprio al nipote Nicola che, a nome della famiglia, lo ricorda così: «La vita di mio nonno oltre che lunga è stata molto intensa. Ha mosso i primi passi da viticoltore con questa convinzione: che l’accrescimento personale e aziendale andasse unito a un impegno per l’accrescimento della propria comunità. Infatti è stato amministratore comunale a Dogliani e soprattutto ha profuso un grande impegno nella Coldiretti, di cui aveva contribuito a fondare la locale sezione; infine era diventato presidente dei pensionati Coldiretti di Cuneo. Di certo è stato viticoltore genuinamente, poiché forte si è sempre manifestato il suo legame con la terra e con la vigna, diventandone imprenditore senza mai abbandonare il suo sentire contadino profondo. Insieme al figlio Andrea, mio padre, ha poi creduto molto nel dolcetto e successivamente nel Dogliani DOCG, che oggi rappresenta l’anima della nostra azienda. Nella sua adesione al lavoro talora si coglieva qualcosa di granitico, anche duro, come del resto lo era la sua personalità, ma vi era anche la genuina espressione di un amore per quello che faceva e per la sua famiglia che ha voluto vicino a sé fino alla fine. Ed è così che ci ha regalato la sua ultima e più bella lezione di umanità, in questi due mesi di sofferenza a casa, ma con accettazione, affetto e serenità».
«Alla fine saremo ricordati per il seminato, non per il raccolto», con questo pensiero Quinto Chionetti si congedava in un’intervista per “La Repubblica” dell’amico Carlo Petrini. Eccone uno stralcio che ripercorre la vita di un “grande vecchio” della Langhe: «Compagno di scuola di Michele Ferrero, la mamma accarezzava per lui un futuro da prete. Il suo futuro non sarà né la tonaca né la politica, ma la terra, la vigna e la cantina con a fianco Gemma, donna della sua vita, l’anello forte. Erede di una mentalità familiare sempre propensa all’ innovazione (il padre diradava già sessant’ anni fa e fu il primo a portare un trattore a Dogliani), si innesta nel tempo nuovo con curiosità ed entusiasmo, diventando l’emblema di una tradizione fondata su valori assoluti che concede alla modernità alcune variabili. Quinto, in fondo, è racchiuso qui, nelle sue intuizioni, nella sua integrità, nelle sue vittorie ma anche nelle disfatte che la vita gli ha riservato, come l’unico figlio morto in incidente, sul finire degli anni Ottanta, che segnò per la famiglia la fine di un incantesimo e il principio di una nuova, imprevedibile ma anche caparbia tappa aziendale ed esistenziale».
Il rosario sarà recitato giovedì 22 settembre alle 20,30 presso l’azienda a San Luigi e venerdì alle 20,30 in parrocchia a Dogliani. Le esequie funebri saranno celebrate sabato alle ore 15,30 sempre nella parrocchia Santi Quirico e Paolo.
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