Nevermind, 25 anni e non sentirli

L’angolo di storia. Il disco che ha sancito il successo planetario dei Nirvana e ha segnato un’epoca 

Dal giovane di allora...

(v.l.) – Nevermind arrivò alle mie orecchie fin dal 1991: l’adolescenza, le fredde mattinate monregalesi, la condensa sul vetro del pullman, il rumore dei compagni di viaggio, la voglia di tuffarsi tra suoni grezzi e sporchi, pieni di chitarre e di urla. Il “No Future” emblema poi di quella generazione del rock era qualcosa ben di più di un semplice status da postare sui social network, era qualcosa che difficilmente si esternava agli altri, non si voleva condividere con anima viva, lo si viveva, in solitudine, in attesa che passasse. Ci si interrogava sul futuro, senza poter visualizzare quel che sarebbe accaduto; ma si capiva al contrario il dissesto umano e emozionale che Cobain viveva in quelle parole e la musica che la accompagnava, un misto di cose mai ascoltate e di sonorità decodificabili. Molti altri dischi si susseguirono, alcuni dei quali furono altrettanto – se non ben di più – delle autentiche rivelazioni, ma ancora oggi c’è la sensazione in chi scrive che se non ci fosse stato quel disco (nonostante arrivasse dopo gli ascolti di Pink Floyd, Dire Straits, Queen e U2) l’approccio alla musica negli anni successivi si sarebbe sviluppato diversamente.

...al giovane di oggi

(g.b.) – Ci sono copertine che entrano di prepotenza nell’immaginario collettivo. Penso alla banana di Andy Wharol che si stagliava sullo sfondo bianco di The Velvet Underground & Nico, penso alla provocatoria cerniera dei pantaloni di Sticky Fingers, penso – ovviamente – alle strisce pedonali di Abbey Road. Non posso non pensare al neonato in piscina che tende il braccio verso una banconota appesa a un’esca. Nevermind, a partire dalla copertina, è stato un album dirompente, sgradevole, un moderno Never Mind the Bollocks, manifesto programmatico del grunge i cui echi si sono sentiti anche a distanza di anni e si sentono ancora oggi. Per questo anche chi, come chi scrive, si è formato musicalmente quando la parabola di Cobain e compagni aveva già esaurito il suo percorso, non ha potuto non confrontarsi con i riff di Smells Like Teen Spirits e Come As You Are. E, tutto sommato, spero che siano ancora questi brani acerbi, meravigliosamente imperfetti, spaventosamente sinceri, a svezzare i musicisti in erba come non molti anni fa hanno svezzato me.

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