Mattinata in un salone gremito da studenti delle Superiori, a Mondovì Breo, per una serie di input su un tema cruciale, ancorchè spesso spedito sotto traccia da molti: “Il peso dei rifiuti nel nostro vivere: e se lo trasformassimo in risorsa?”. Già, bella idea. Ma fattibile? Sembrerebbe di sì, se ci si mette insieme credendoci con coraggio, a dispetto di tutte le pigrizie di questo mondo. Ne è convinto il primo del relatori, Maurizio Bongioanni (AICA - Ass. internazionale di comunicazione ambientale), che sta scommettendo, con tanti amici e con tante sensibilità trasversali, sulla possibilità della “economia circolare”, nella quale l’esito finale non è un rifiuto ma una risorsa, perché ci si attiva per riutilizzare e riciclare. Pure partendo da una riduzione dei rifiuti stessi. Le tre “R” decisive sono appunto: ridurre i rifiuti, riusarli e riciclarne i materiali. Ed esistono buone pratiche in atto su questo fronte determinante per il futuro del pianeta. Anzi fino al 27 novembre è in corso la “Settimana europea della riduzione dei rifiuti”. Per ribadire che, con opportuni stili di vita, con attenzioni mirate, con un po’ di determinazione, le cose possono cambiare dentro meccanismi che apparivano immodificabili e che invece sono trasformabili, eccome. L’usa e getta è – su questo terreno – una sorta di autentica bestemmia. Perché lo scarto potrebbe anche ridursi al minimo o sparire proprio. E sì, perché c’è solo da essere attenti a quanto si spreca, a quanto di utilizza poco, a quanto si esagera negli acquisti, a quanto si tralascia con superficialità, a come ci si comporta con ciò che non serve più nell’immediato. Ovvio che è necessario farsi tutti più avvertiti. Ed alla fine si risparmia. Esi contrae quanto non è più impiegabile. Ma, soprattutto, la vivibilità complessiva ne guadagna. La salute del pianeta ha bisogno anche di questi piccoli gesti quotidiani. Lo ribadisce con chiarezza profetica Papa Francesco nella enciclica “Laudato sì” (che andrebbe riletta con calma). E là dove ci si è messi d’impegno su questo fronte – come rilancia una frase ad effetto – “si è cominciato ad abituarsi al bello”. E non è poco. I cinesi dicono che ognuno tiene pulito l’ingresso della propria abitazione, tutta la strada è pulitissima. Nella città in cui vivo, spesso camminando a piedi in periferia, sul ciglio viabile nell’erba si scorge di tutto e di più, bottigliette di plastica, pacchetti di sigarette vuoti, fazzoletti di carta, involucri di biscotti, cartoni di pizza, lattine di birra… scarti probabilmente buttati dall’auto senza pensarci troppo. L’assessore comunale – sempre davanti ai ragazzi nella sala gremita a Mondovì – ha ricordato come a casa propria forse non si gettano cartacce sul pavimento, mentre nelle vie della città ci si imbatte talora in troppa sporcizia derivante da quella noncuranza per cui si butta per terra come se niente fosse. Il costo per la città – per pulire e spazzare – ammonta ad una cifra da 300 a 400 mila euro all’anno. Insomma la quesitone è seria. Ma sarà, questa, una predica al vento, che non si ascolta più? Boh. E’ comunque un nodo irrisolto, che coinvolge costi in denaro, vivibilità complessiva, decoro urbano, responsabilità personale, voglia di bello, cura per la casa comune che è la propria città… Non si vive di sole sbrigative pessime abitudini! Anzi se ne può anche… morire!
Nessun senso di colpa se si getta la latin dall’auto in corsa
Il peso dei rifiuti nel nostro vivere: e se lo trasformassimo in risorsa?”. Già, bella idea. Ma fattibile? Sembrerebbe di sì, se ci si mette insieme credendoci con coraggio, a dispetto di tutte le pigrizie di questo mondo