E prendiamola come un buona notizia, anche se non molti media se ne occupano. Riguarda il crescente ventaglio di iniziative che nelle Scuole superiori, in Italia, si stanno allestendo per ricreare una sensibilità che faccia argine alla piaga del gioco d’azzardo. E sì, perché tra gli adolescenti il mondo fascinoso e deludente delle slot-machine (e dintorni) sta spopolando, a dispetto magari delle preoccupazioni dei genitori, spesso, a loro volta, non immuni da queste abitudini penose e devastanti. Infatti è il CNR, con una sua indagine, a evidenziare la cifra abnorme di oltre un milione di aficionados del gioco a roulette in cerca del colpo di fortuna (nelle sue varie forme) nella fascia di età tra i 15 ed i 19 anni. Insomma c’è da avere le antenne esistenziali ben diritte, se è vero che si attesta al 40% il numero di allievi delle Superiori che dichiarano di avere sperimentato nell’anno l’ebbrezza di provare a vincere alle svariate macchinette a disposizione d’attorno. Se ci si limita ai 15enni: la percentuale resta elevata, al 36%! Insomma non si può stare a guardare. E si moltiplicano opportunità, per esempio in Lombardia, tra gli alunni delle Superiori, per avere modo di soffermarsi su queste strampalate abitudini al gioco. Un concorso ha un titolo-slogan estremamente significativo: “La mia vita non è un gioco”. Ed in altra area del Paese, a Bari, un gruppo di studenti ha approntato un vero e proprio regolamento per prevenire e contrastare le derive in cui si può finire con lo stesso gioco d’azzardo. Queste regole saranno approvate dal Consiglio comunale della città. Insomma si sta avvertendo e rilanciando l’allarme sociale, su un fenomeno che non va preso alla leggera. Il contagio è forte e ramificato. Va fermato in tempo. In particolare c’è da scavare in profondità, sulle ragioni per cui si finisce nel vortice delle scommesse e del gioco d’azzardo. Sì, servono i divieti per il diffondersi delle slot-machine (perché la tentazione cresce se si hanno questi aggeggi alla portata o, per lo meno, non sempre si riesce a resistere al loro richiamo ravvicinato), ma occorre ricostruire “dentro” ragioni consistenti che facciano dribblare la possibile voglia di provarci e poi di riprovarci. C’è da riflettere sul ruolo del denaro facile. Che poi facile non è, quando si spera nella vincita. E’ risaputo che raramente la dea bendata concede il botto straordinario. Più che altro vince il… banco. Il denaro è utile, ma va portato a casa a ragion veduta, con il proprio lavoro, la propria fatica, le proprie competenze… Così lo si apprezza maggiormente. E si è spinti, di conseguenza, a farne un uso equilibrato. Ma se i soldi diventano un colpo di fortuna, ci si ritrova catturati da un giro che si avvita sempre più, lasciando sbalestrati. Unicamente presi dal sogno, dal desiderio, dalla speranza o dall’ossessione di giocare e magari vincere. Il che si ritorce sull’orizzonte delle persone che perdono la scala di valori, che mettono in gioco (è il caso di dirlo) la propria famiglia, le proprie responsabilità, i propri progetti… Tutto finisce ingoiato dalle slot, senza scampo. E’ il baratro. Anzi, in taluni casi, è persino una malattia spiazzante. Un piaga pesante del nostro tempo, che forse non l’aveva messa in conto…
Giocarsi la vita al… gioco
Il CNR evidenzia la cifra abnorme di oltre un milione di aficionados del gioco a roulette in cerca del colpo di fortuna (nelle sue varie forme) nella fascia di età tra i 15 ed i 19 anni.