Bowie e Radiohead si impongono nel contest

Sui social network si confermano i “presentimenti” delle classifiche. Nel rap emergono Salmo e Willie Peyote. Metal, ecco gli Ulver. Non vanno a premi Capossela e i “Big” del mainstream

Nel contest lanciato a fine novembre sul canale facebook di questa rubrica, con il supporto di alcuni membri della redazione, sono stati scelti 50 titoli di album usciti nel 2016 che in qualche modo, secondo un personale gusto o le classifiche delle vendite, meritavano di essere messi in competizione. Alla rete ed a chi segue Culture Club 51 è stata data la possibilità di esprimere un parere aperto, dando un voto a tutti i dischi che meritavano una menzione; obiettivo era quello di osservare dove si concentrasse il maggior consenso.
I risultati in un mese hanno mostrato alcune conferme e qualche sorpresa. I dischi e gli artisti che raccolgono il maggior consenso sono David Bowie e i Radiohead, che staccano nettamente tutti gli altri titoli in concorso. Primo tra gli italiani torna Francesco Motta: è palese, dunque, che in Italia il nome dell’anno non possa che essere quello dell’ex leader dei Criminal Jokers; il suo è stato un album completo, ricco di canzoni preziose, con un’alta qualità negli arrangiamenti; un disco che sebbene Motta sia alla opera prima parla in modo semplice al pubblico, senza far ricamarsi una pasta musicale da “mainstream”, che mantiene una propria personalità, grazie anche alla presenza di un personaggio come Riccardo Sinigallia in fase di produzione.
Il progetto di nuove idee sul pop si sviluppa in chiave nazionale, così come in chiave internazionale: lo statunitense Bon Iver mette insieme il folk con campioni tipici dell’elettronica e con una nuova versione anche del soul, mentre il torinese Cosmo e James Blake guardano ad una tradizione cantautorale molto più influenzata dalle esperienze teutoniche (Moderat) ed all’elettronica downtempo; il disco di Niccolò Fabi, unico superstite di un intero blocco di cantautori, sembra essere molto più vicino alle esperienze dello scorso anno di Sufjan Stevens che non a quella del Belpaese.
Si confermano Nick Cave e Anhoni, escono allo scoperto i Verdena, nell’insolito esercizio dello split con Iosonouncane, gli Afterhours ed i Cani che “chiudono” al decimo posto. Piacevole scoperta è quella dell’ottava piazza, dove si pongono gli Ulver: parrebbe che il metal sia un genere ancora seguito e capace di concentrare l’attenzione dei propri fan, a differenza di un altro genere assai definito come il rap che invece individua due soggetti come Salmo e Willie Peyote.
L’ultima sorpresa da prendere in considerazione non è tanto sui nomi del mainstream, che questa rubrica non ha mai seguito con grande interesse, ma scoprire come il disco di Vinicio Capossela non sia stato preso in considerazione, a dispetto anche di un artista come Zucchero che riesce ad avere almeno una “nomination”: dopo quasi un ventennio di grande considerazione si potrebbe dire che il cantautore avellinese abbia perso il suo appeal?

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