Dove sta il confine tra arte urbana, insomma quella dei writer, e vandalismo puro? Si potrebbe rispondere che la si trova nella misura in cui la vernice spray non arricchisce, ma impoverisce. Se decora o se deturpa. Il caso dei vasi di via Sant’Agostino (la scorsa settimana un ragazzo li ha “graffittati” con spray bianco) ha fatto discutere in città. L’autore-vandalo si è anche ripetuto, con vernice rossa, sul muro a metà strada fra la farmacia e una cartolibreria. La mano, o quantomeno la firma, sembra assolutamente la stessa che ha rovinato i vasi piazzati lungo la strada. Qualcuno però stavolta gli ha risposto: a fianco della scritta è comparso un cartello che apostrofa come “imbecille” l’autore.
Il writer ha agito a volto scoperto sotto le telecamere, e oggi la Polizia locale sta facendo gli accertamenti del caso. Il gesto però appare oggi più come una provocazione: altrimenti, perché agire a volto scoperto in pieno centro? Abbiamo verificato meglio la scritta, facendoci spiegare il significato da uno dei writer monregalesi: la parola è “KEPLA”, una tag usata da molti writers, compresi quelli locali: «È un segno molto aggressivo, che a volte ho adottato anche io. Sono sigle di ex crew o tutt’ora esistenti. Spesso le si usa per imitazione». Se ne trova una traccia anche sul murales della scalinata Breo-Altipiano e se ne legge una simile fra le foto pubblicate sul profilo social di un noto writer monregalese.
Singolare la mail arrivata da Sergio Bruno, fondatore di “Arteatelier” a cui aderiscono alcuni writers: «Stiamo collaborando coi vigili, forse i nostri ragazzi riusciranno a capire chi è questo ragazzo: siamo anche disposti a insegnargli come fare davvero il writer. Oggi i ragazzi buttano sui muri la loro rabbia, o arte moderna, chiamatela come volete. Nessuno li può fermare: neppure le telecamere». Torna la domanda: qualcuno gli ha spiegato il confine tra le due cose?