Ore e ore di testimonianze, un'udienza fiume. È l'ultima tappa, finora, del processo a I.M., ex capo manutenzione dell'autostrada Torino-Savona accusato di concussione e peculato. L'avvocato difensore Massimo Somaglino ha presentato una memoria scritta con tutte le distinte e poi l'imputato, a voce, ha riepilogato l'intera vicenda.
L'uomo, monregalese, è accusato di aver chiesto (e non pagato) interventi edili privati alle ditte che lavoravano per l’autostrada. Lavori privati in cambio degli appalti alla A6: fu una ditta che fece scattare le indagini, denunciandolo. Altre imprese sono state ascoltate nel corso del processo: ammettendo o lasciando intendere che non avevano mai fatto denuncia per paura di perdere gli appalti con l’autostrada. L’inchiesta (condotta dal pm Massimiliano Bolla) coinvolgeva anche un'altra persona, Massimo Capponi, ex direttore della To-Sv che ha già patteggiato. L'imputato ha negato tutto: «È vero che ci sono ancora posizioni aperte da sanare perché nel 2013 la mia famiglia era nell’impossibilità di pagare. Posso affermare però che, quelli che a processo dicono di non aver preso i soldi mentono». Ammette di aver versato soldi in nero, spiegando così l'assenza di fatture che confermino i pagamenti. E ribadisce che non aveva facoltà di decidere a chi assegnare gli appalti.