Snarky Puppy: “The Fam” in Italy, by Jazz Refound.

Snarky Puppy al Teatro della Concordia, Venaria Reale, 21 aprile 2017.

Pochi anni fa iniziò a circolare sui social network, principalmente nei gruppi dedicati a musicisti e, nella fattispecie, tastieristi, un video che aumentò considerevolmente il tasso di suicidi in una categoria già socialmente piuttosto fragile, viste le condizioni non idilliache dell’ambiente musicale italiano. Il video riprendeva una performance live in studio di un gruppo di strumentisti, intenti ad eseguire un pezzo fusion bello tosto, con sezioni di fiati articolate e controtempi assassini, il tutto imperniato su un riff di basso e su un groove di media velocità. Da metà pezzo in poi, la composizione si arenava improvvisamente su un ostinato ritmico, su cui un tastierista di colore dal pizzetto arrogante iniziava ad affastellare alcuni accordi sognanti su un pianoforte elettrico. Da questo momento in poi, per un povero medio frequentatore di tasti bianchi e neri, iniziava il calvario. Secondo dopo secondo si passava da "Wow! Questo tastierista ha un'eccezionale padronanza dell'armonia jazz!" a "Non è umano. Non è possibile. È finto, è di cartone, è un MIDI" fino a "gli alieni sono tra noi, ci invaderanno a colpi di settime diminuite". Il simpatico barbetta passava da una disinvolta armonizzazione al Rhodes a un assolo di sintetizzatore, vagamente tendente al sovrannaturale man mano che ci si avvicinava alla conclusione. Chiunque abbia visto questo video, una ripresa dell'esecuzione del brano Lingus, si è stampato a fuoco il nome di quel gruppo nel cervello, nonostante in Italia non fosse particolarmente popolare (e in fondo non lo sia tuttora, visto che i dischi non sono molto comuni nei negozi): Snarky Puppy.

 

https://www.youtube.com/watch?v=L_XJ_s5IsQc

 

Così alla notizia che, tra le date italiane del gruppo, Jazz Refound ne aveva organizzata una al teatro della Concordia di Venaria, buona parte degli strumentisti piemontesi si sono mobilitati per venire ad assistere dal vivo alla demolizione controllata della propria autostima musicale. Per rendersene conto bastava farsi un giro tra il pubblico nel piazzale antistante al teatro e prestare orecchio ai commenti, oppure fare attenzione al battimani durante la serata: impeccabile. Per chi non abbia ancora contezza di quale piaga sociale affligga i concerti italiani (ma anche all'estero, non si scherza) consiglio la visione di questo video del buon Faso di Elio e le storie tese.

https://www.youtube.com/watch?v=1LU72BASQBo

Per il ghiotto pubblico della serata, l'organizzazione aveva previsto un opening act: Filo Q, dj e producer genovese, in scena con il bassista Mattia Bonifacino e il sassofonista Diego Grassedonio, per far ascoltare i brani del suo ultimo progetto, l'album Jazz Crash, in cui la musica elettronica flirta con il jazz.

Va detto che in realtà i Filo Q erano stati saggiamente previsti per la chiusura della serata, per intrattenere gli spettatori ormai paghi con un finale raffinato e danzereccio. A causa del ritardo dell'ospite principale è toccato proprio a loro salire sul palco per primi, una circostanza che li ha sicuramente penalizzati. Molti spettatori, colti di sorpresa, e forse anche distanti da quel tipo di proposta, si sono spazientiti e dalla metà dell'esibizione in poi, hanno impietosamente indirizzato agli artisti alcune bordate di fischi, abbastanza immeritati. La combinazione tra i suoni elettronici di Quaglia, le improvvisazioni del sax e il battito indiavolato del basso, era perfettamente riuscita e anche piuttosto interessante, per un paio di orecchie disposte ad accostarvisi con curiosità. Anche la regolazione dei volumi, purtroppo, poteva essere migliore: le frequenze gravi erano troppo enfatizzate e il sassofono di Grassedonio era troppo basso.

https://www.youtube.com/watch?v=cBkFFfUC578

Sia come sia, dopo una mezz'oretta il Quaglia e i suoi sodali, partiti carichissimi e arrivati un po' più compassati a fine esibizione (meritavano davvero altro trattamento) hanno lasciato il posto ai protagonisti della serata.

Va subito precisato che gli Snarky Puppy non sono un gruppo, ma un collettivo di una quarantina di musicisti che collaborano al progetto, coordinato dal bassista Michael League. Più che un gruppo si considerano una famiglia di amici, "The fam" come loro stessi preferiscono definirsi. Questo fa sì che da un'esibizione all'altra, da un disco all'altro, ci possano essere variazioni anche notevoli nella formazione, sia nel numero degli elementi che nei componenti. A Venaria sono sbarcati in nove: al basso c'era, naturalmente, il cespuglio di capelli e l'entusiasmo di Michael League, il compositore e direttore musicale. Alle tastiere Bill Laurance, alla batteria Larnell Lewis, alle percussioni Marcelo Woloski (che sicuramente ha dato un apporto fondamentale alle atmosfere di Culcha Vulcha), alla chitarra Chris Mc Queen, alla tromba Justin Stanton (con occasionali incursioni alle tastiere) e Mike "Maz" Maher, Chris Bullock e Bob Reynolds ai sax.

La scaletta della serata ha sostanzialmente alternato il materiale dell’ultima uscita, il latineggiante Culcha Vulcha (Tra cui Tarova, Semente, Grown Folks) con i brani di We like it here (Outlier, Tio Macaco, Lingus, Shofukan), forse il loro album più noto in Italia insieme a Family Dinner Vol. 1: del resto, tra le produzioni più recenti, era forse quello più indicato per quel tipo di formazione, visto che Sylva è suonato con orchestra sinfonica e i Family Dinner contengono canzoni. Per gli Snarky Puppy il jazz fusion non è un mero genere musicale: è uno spirito creativo. Nei loro brani confluisce ogni possibile stile e influenza: il rock, il pop, il jazz, l'elettronica, la classica, la World music in tutte le sue declinazioni possibili. Naturalmente con ampi spazi lasciati all'improvvisazione dei singoli elementi, tutti strumentisti di livello eccezionale. Tra loro uno dei più noti è sicuramente Cory Henry, l'extraterrestre del solo di Lingus, di cui si è parlato all'inizio.

Il nonetto newyorkese è salito sul palco, si è sistemato ai propri strumenti ed ha attaccato le prime note di Outlier.

 https://www.youtube.com/watch?v=XQtHOpqyod8

0,42: "Not quite my tempo!" (cit.)

0,56: Qui i fiati hanno un paio di attacchi semplici semplici.

3,39: Come conquistare il pubblico con un unico lampo di epicità.

Ragazzi, che vi devo dire, io ho guardato bene per vedere se ce n'era uno scarso, ma non ne ho trovato nessuno. Questi sono proprio di un altro pianeta.

Larnell Lewis ha subito trovato modo di chiarire di che pasta era fatto. Avete presente quella curiosa sindrome per cui si ha un braccio indipendente dal resto del corpo? Beh il batterista ne è affetto a tutti gli arti, e tutti hanno un gran senso del ritmo. Questo colosso nero è in grado di suonare con una disinvoltura disarmante poliritmi e pattern anche molto diversi tra di loro, quando accompagna. Quando improvvisa vi lascio immaginare. In perfetta sintonia con lui il chico Woloski impreziosisce con fantasia e perizia funambolica il groove del pezzo, con tutto il suo arsenale di percussioni. A queste due colonne si aggiunge League con i suoi riff di basso e talvolta di Phatty, per completare la sezione ritmica. Su questa base si muovono i fiati, infilando controtempi con disinvoltura disarmante su figurazioni ritmiche piuttosto impervie anche solo da concepire, per chi non è abituato a questo tipo di esercizio. Nei brani degli Snarky le ambiguità sul tempo, gli incastri tra diversi modi di pensarlo e di scandirlo, sono una caratteristica fondamentale per creare delle composizioni mosse, cangianti e ricche di sfaccettature all'orecchio. L'ascoltatore ha l'impressione di seguire un entità mobile, dinamica in ogni sua componente, piuttosto che una composizione statica e monodirezionale. Tenere insieme partiture del genere richiede un affiatamento e una precisione davvero fuori dal comune. Laurence e Mc Queen partecipano al tutto, il primo dividendosi tra parti soliste al sintetizzatore, o l'accompagnamento, con pad, organo e pianoforte e, soprattutto, Fender Rhodes, il secondo con la sua chitarra elettrica e un misurato uso di pedalini ed effetti. Già al secondo brano il palcoscenico era tutto per Laurence, che ha aperto un brano dai toni arabeggianti con un assolo a due mani, energico e percussivo. Mc Queen ha avuto il suo momento solista più significativo proprio con Lingus: il suono della sua chitarra ha preso il posto che su disco è occupato dal torrenziale solo di Henry. In generale tutti i componenti del gruppo concedono pochissimo all'esibizione muscolare quando improvvisano, anzi capita spesso che i soli suonino, in alcuni momenti, molto semplici all'orecchio, celando invece considerevoli difficoltà tecniche e notevoli finezze. Penso, ad esempio, a un solo del trombettista, iniziato con la ripresa della cellula ritmica del brano, ribattendo in ostinato la stessa nota, operazione molto difficile per quel tipo di strumento. L’unica eccezione naturalmente sta nei duetti tra Wolowski e Lewis, divertenti e assolutamente spettacolari.

Il gran finale, l’immancabile bis, è affidato a Shofukan, uno dei loro brani più rappresentativi, un vero e proprio classico del gruppo, perfetto punto d'incontro tra influenze musicali diverse, tra tradizione jazz e i suoni della modernità.

https://www.youtube.com/watch?v=I6f3RlSt6iM

2,12: Justin "labbra d'acciaio" Stanton ci fa sentire un po' di ribattute e note abbastanza impervie.

7,33: The Woloski and Lewis Show

8,12: A Larnell parte l'embolo.

9,05: Rock 'n roll ending, with Mc Queen.

Quando si torna a casa da un concerto degli Snarky Puppy si avrebbe voglia di gettare il proprio strumento dalla finestra. Lo si guarda in cagnesco, gli si fa una scenata di gelosia tipo “Tu le cose che fai con quelli là con me non le hai mai fatte, perché maledetto? Dici che ti trascuro? Ma se passo con te tutte le sere libere, i pomeriggi... E non mi accusare di tradirti con Mara, te l'ho già spiegato che lei è solo la mia fidanzata”. Fortunatamente passa subito, e viene voglia di ricominciare a suonare, con più energia di prima. 

 

Quello con gli Snarky Puppy era solo il primo appuntamento di una nuova tranche di concerti organizzati dal Jazz Refound per la primavera e l’estate di quest’anno: quattro date tra Torino e Milano con una puntata sulla riviera ligure, sabato scorso con Gianluca Petrella e dj Gruff. Restano gli appuntamenti con il jazz elettronico dei Gogo Penguin il 18 maggio a Torino (il trio recupera così la data saltata dell’8 dicembre) e l’house di Larry Heard il 16 luglio a Milano. 

Io ho finito. Potete andare, oppure se volete potete restare con me a godere ancora un po'.

P.S. Chi va si merita il Pulcino Pio!

https://www.youtube.com/watch?v=RRmyZkV87iw

0,02: Maz and Reynolds Call and response.

1,09: League presenta la band.

2,15: Mc Queen sale in cattedra.

6,44: Quando League fa tre glissati di fila sul basso significa che è felice. 

Questo articolo è dedicato a un mio amico batterista, che si chiama Andrea e che non è potuto venire perché era ad Assisi, con la morosa. A lui va tutta la mia solidarietà umana e musicale.

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