Profughi nel monregalese: stop agli arrivi “sopra la testa” dei Comuni, unico gestore fino al 2020

Il Monregalese cambia  rotta sul tema dell’accoglienza: il CSSM lancia il bando per trovare chi si occuperà del nuovo sistema: lo "SPRAR".

Stop agli arrivi incontrollati e incontrollabili. Il Monregalese cambia ufficialmente rotta sul tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Il CSSM, Consorzio per i servizi socio-assistenziali e sanitari, ha avviato il bando per trovare il soggetto che progetterà e gestirà la nuova forma di accoglienza.

Il gestore dovrà stendere un progetto che non preveda l’accoglienza, ma un sistema di vera integrazione: pratiche di inserimento, formazione linguistica e così via. Il bando del CSSM prevede una gestione triennale, dal 2018 al 2020. Questo significa che chi se lo aggiudica (e ben difficilmente potrà essere un semplice albergo) sarà l’unico soggetto che potrà accogliere rifugiati da qui ai prossimi 3 anni. Come già successo altrove (il Comune di Cuneo lo ha fatto da tempo), il sistema "SPRAR" garantisce che la Prefettura blocchi gli assegnamenti in alberghi e coop sul territorio.

Il sistema attuale, con le sue mille problematiche
Oggi i Comuni monregalesi che accolgono profughi lo fanno con il sistema di accoglienza chiamato “CAS” – “centro di accoglienza straordinaria”. I gestori, alberghi o cooperative, accolgono i richiedenti asilo appena arrivati in Italia. Le falle di questo sistema ormai sono note: il Comune non ha voce in capitolo, i progetti di integrazione sono tutti nelle mani dei gestori (e non sempre vengono svolti come dovrebbero) e talvolta i rifugiati vengono letteralmente parcheggiati senza un vero percorso di avvicinamento alla comunità. Le conseguenze possono portare anche a pessime… derive, come quelle che poi puntualmente finiscono sulle pagine di cronaca: emarginazione, spaccio, eccetera.
Dodici Comuni del Monregalese, fra cui Mondovì, hanno ora deciso di cambiare metodo e passare al sistema “SPRAR” – Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati

La Rete SPRAR: cos’è e come funziona
Si tratta di una rete di Enti locali, come per esempio i Comuni (in questo caso, capofila sarebbe il CSSM), che lavorano assieme per occuparsi del problema dei profughi dopo che questi sono arrivati. Come funziona questa “rete”? In pratica, con lo SPRAR sono i Comuni a gestire i progetti di accoglienza. Non si limitano ad alloggiare i profughi in case o alberghi (come accade ora), ma organizzano percorsi di inclusione al lavoro, si occupano delle pratiche legali, trovano modo per inserire i rifugiati in un’ottica di vera integrazione. I Comuni aiutano i profughi ad accedere alla sanità pubblica, alla scuola per i bambini o ai corsi (anche di lingua) per gli adulti, spiegano come fare per ottenere il ricongiungimento familiare, l’iscrizione anagrafica, eccetera. I Comuni, attraverso lo SPRAR, non solo confermano di aver recepito benissimo i principi di accoglienza e assistenza umanitaria, ma gestiscono direttamente il welfare. I finanziamenti si ottengono accedendo al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA).

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