Alla Settimana Sociale di Cagliari si parla del bar della stazione di Mondovì

Paolo Mazzucchi e Guido Cappellino a Cagliari. Papa Francesco: “Senza lavoro non c’è dignità”.

Giovedì 26 ottobre: ore 9,55, si scende sul suolo cagliaritano. Cagliari ci accoglie già all’aeroporto con tantissimi volontari pronti ad accompagnarci ai pullman e a guidarci verso il Centro Congressi. Tempo di fare check-in, fare due passi a Cagliari ed è già ora di iniziare.
La prima parte dei lavori moderata da Gabriella Facondo che con molto entusiasmo presenta le persone che al mattino introdurranno il tema della 48a “Settimana sociale” dei cattolici italiani dal tema: ”Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”.
Subito il saluto di mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, che presenta la “Settimana sociale”, soffermandosi sull’importanza della terra “patrimonio prezioso che il Signore ci ha consegnato, il Giardino dove ci ha posti per coltivarlo ed amministrarlo con sapienza e condividerlo con quanti vengono a conoscere questa terra” e al mondo dei giovani, “ Vogliamo aprire lo sguardo non tanto ai numeri …, ma alle persone, alle vite concrete, alle speranze oltre che alle delusioni, con attenzione alla dignità di ognuno e alla solidarietà,…guardando con attenzione alle esperienze lavorative e alle buone pratiche esistenti e dando nuovo impulso a risorse come l’artigianato, l’agricoltura, il turismo, per contribuire a trovare nuove strade e proporre all’intera società italiana una direzione di marcia che porti a superare la crisi in cui essa versa da troppi anni”.

Papa Francesco: “Senza lavoro non c’è dignità”

Quindi viene mostrato il video/saluto di Papa Francesco sintetizzabile nell’appello: “«Senza lavoro non c'è dignità»: Ma poi si spiega meglio. Non tutti i lavori sono "lavori degni". Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità. Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione… Rimane poi la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi... La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati resta ignorato. A questa logica non sfuggono le pubbliche amministrazioni, quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso senza tenere in conto la dignità del lavoro come pure la responsabilità ambientale e fiscale delle imprese. Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità.
Il Papa ci ricorda, al termine del suo saluto, che tra le tante difficoltà non mancano segni di speranza: le buone pratiche raccolte dalle varie diocesi e portate come materiale alla settimana sociale sono “come la foresta che cresce senza fare rumore… E’ bello vedere che l’innovazione sociale nasce anche dall’incontro e dalle relazioni e che non tutti i beni sono merci: ad esempio la fiducia, la stima, l’amicizia, l’amore.

Lavoro, Paese, politica. Le cose da fare

L’intervento del card. Gualtiero Bassetti, residente della CEI, è intenso e riassunto in tre punti fondamentali: lavoro, Paese e politica. Lavoro: “Occorre ribadire un semplice quanto fondamentale principio evangelico che troppo spesso viene marginalizzato nella vita quotidiana: il lavoro è a servizio della persona umana e non il contrario… Significa pronunciare dei No e dei Sì. Il No si riferisce al rifiuto deciso dell’idolatria del lavoro che produce solamente carrierismo, affermazione individualista di se stessi e desiderio avido di avere sempre maggiori ricchezze. Il Sì, invece, va indirizzato al rapporto fondamentale con il tempo di riposo. Il lavoro è solo una parte della giornata di un uomo. Il resto deve essere dedicato all’otium, al tempo libero, alla famiglia, ai figli, al volontariato, alla preghiera”. Paese: “Sottolineo tre possibili impegni della Chiesa Italiana per la promozione del lavoro: l’attività degli «oratori come LabOratori»; in secondo luogo, la possibilità di rendere le parrocchie e le diocesi dei luoghi di indirizzo, che forniscano ai giovani le informazioni essenziali per cercare lavoro; terzo, le borse lavoro, da creare a livello diocesano”. Politica: “Bisogna essere franchi: il tempo delle chiacchiere è finito… Mai come oggi serve una politica coraggiosa che scelga come norma di indirizzo l’imperativo del bene comune. Quell’imperativo che si prende cura della popolazione in modo autentico con provvedimenti concreti”. In chiusura, anch’egli, così come fatto da Papa Francesco, ci augura di poter essere un “lievito sociale” per la società italiana.

La fatica disumana di Paolo nelle vigne, vittima di caporalato

La giornata volge al termine con interventi di laici, storie positive accanto a tragedie. Esperienze da narrare con gioia e racconti dolorosi. È questo lo spaccato del lavoro italiano emerso dalle testimonianze presentate nel corso di “Le voci del lavoro”, la sessione conclusiva della prima giornata della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani di Cagliari. Tra tutte riportiamo l’ultima, toccante, testimonianza di Stefano Arcuri di Taranto che racconta l’esperienza della moglie Paola, “morta nei campi a 49 anni nel 2015 per omissione di soccorso”. È una delle vittime del caporalato, “una forma di schiavitù”, l’ha definita il marito. “Paola – ha spiegato – lavorava in campagna, era una mamma come tutte le altre”. Arcuri ha raccontato della fatica disumana nelle vigne dove lavorava la moglie per “le 100-150 giornate che si riescono a fare in un anno e per i 27 euro al giorno che erano necessari alla famiglia”. “Mi moglie portava a casa 27 euro al giorno benché la busta paga ne dichiarasse 52. I 25 mancanti sono quelli che lei come tutte le donne lasciano al caporale” che “organizza il lavoro” in modo che, “nella maggior parte dei casi, sembri legale”. Quello di Paola Clemente è diventato un “caso nazionale” e Arcuri ha ricevuto minacce.

Proiettato il video sul… Caffè sociale alla Stazione Fs di Mondovì

Tra i quattrocento video, su proposte e buone pratiche, nei crocevia del lavoro oggi in Italia, in visione alla “Settimana sociale” di Cagliari, c’è anche quello relativo al progetto di “Caffè sociale” nei locali della Stazione Fs di Mondovì, come impegno della Cooperativa sociale “Franco Centro”, su iniziativa dell’Associazione MondoQui. Il video “Caffe sociale”, di cui venerdì 27 ottobre a Cagliari è stato proposto uno spezzone, è stato realizzato da Luca Oliveri ed è stato selezionato appunto per essere condiviso alla “Settimana sociale”. In ogni caso si può visionare su www.mondoqui.it.

Le buone pratiche da irrobustire, sulle frontiera del lavoro

Venerdì 27 ottobre. Ore 6 suona la sveglia: se è vero che il mattino ha l’oro in bocca i presupposti sono più che buoni. Dopo un lauto banchetto, si parte direzione Centro Congressi. Alle 8:00 si inizia con la Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Marco Arnolfo, Vescovo di Vercelli il quale ci invita ad avere sempre a mente tre atteggiamenti: “Spirito di umiltà, intelletto e coraggio”. Come coraggio si intende “il dialogo verso le Istituzioni a livello nazionale e internazionale… per proporre via alternative, per denunciare ciò che è sbagliato e proporre ciò che è giusto”. Finalmente un caffè rigenerativo, sono già le 9 e abbiamo ancora tanto da fare.
Ore 9. Riflessione biblica dell’economista Luigino Bruni, che ci fa meditare sul tema tratto dal testo di Qohelet, contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana riportante il contraddittorio tra bene e male. A cosa serve fare bene e a cosa il male? Riportiamo alcuni pensieri presi dal libro “Meglio due di uno solo, perché se cadranno l’uno farà rialzare il suo compagno. Ma chi è solo, guai a lui, chi lo rialza se cade? Due che dormono insieme si possono scaldare. Ma se uno dorme solo, quale calore? Se uno è aggredito, l’altro con lui fa fronte. Una corda a tre fili non si rompe facilmente” (4, 10-12).” Ci guida alla meditazione Bruni dicendo che “E così abbiamo dato vita alla più grande illusione collettiva della storia umana: credere di poterci rialzare, proteggere e scaldare da soli. Ma abbiamo anche imparato che non basta essere in due nello stesso letto per sentire calore: non ci sono letti più gelidi di quelli dove si dorme in due, ciascuno immerso nella propria solitudine senza più parole.”
Alle 9,30 inizia il dialogo col card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, a cura di P. F. Occhetta membro del Comitato. Il dialogo inizia con una lettura della Bibbia legata all’immagine del giardino: all’uomo è stato affidato; egli doveva guardarlo, curarlo e salvaguardarlo. Il lavoro nel disegno di Dio faceva parte dell’uomo: Dio infatti ha creato l’albero, non i mobili. L’uomo che non lavora, non riesce ad avere pienezza della propria dignità e nel disegno di Dio si ritrova ad esserne collaboratore nel creare. Sulla questione del merito ci si ritrova in tantissime situazioni a trascurare il merito della persona. Ma il merito può diventare anche un aspetto negativo: in Giappone, la ricerca di meriti porta a situazioni estreme in cui le persone, non raggiungendo i propri obiettivi e spinti da un mondo del lavoro portato all’estremo, arrivano anche al suicidio.
Alla domanda: “La Chiesa cosa può proporre per un lavoro degno nei paesi lontani?”, il cardinal Turkson risponde dicendo che la Chiesa stessa deve essere donatore di lavoro, si deve impegnare a creare le condizioni che permettano lavoro degno. Sul mondo dei giovani si esprime dicendo che la formazione “statica” italiana risulta essere talvolta non al passo con le richieste del mercato del lavoro sempre in continua evoluzione.
Finita la prima parte della mattinata, si prosegue con la relazione dal titolo “Ripartire dalle buone pratiche per curare la ferita del lavoro. L’esperienza dei cercatori di LavOro”, tenuta da Leonardo Becchetti, membro del Comitato. Lo slogan è quello di ripartire dalle buone pratiche per curare la ferita del lavoro; l’esperienza dei cercatori di lavoro…..10, 100, 400 Olivetti (e Toniolo). Il numero 400 rappresenta il numero di filmati selezionati tra tutti i lavori presentati dalle singole Diocesi dell’Italia come buone pratiche di lavoro presenti sul territorio. Tra questi è stato proiettato il video del “Caffè Sociale” inviato dalla nostra Diocesi e riferito all’iniziativa di MondoQui alla Stazione Fs dell’Altipiano. Il progetto nasce con l’intento di vedere chi ce l’ha fatta. Le buone pratiche ci aiutano a cambiare anche le dinamiche avvilenti. Ma quali policy bisogna attuare per rendere tutto ciò possibile? In che modi le istituzioni possono aiutare? In questo contesto, non si deve dimenticare che si impara anche molto dai fallimenti: questa è l’importanza dell’imparare dagli sbagli, a rialzarsi. Ma quando una buona pratica può essere davvero ritenuta tale? Quando risulta essere originale e riproducibile nel proprio territorio: una buona pratica deve essere generativa.
L’economista Becchetti sottolinea la grande opportunità del paese: la rete. Essa ci dà la possibilità di modulare, di mettere assieme i 4 punti fondamentali: lavoro, formazione permanente, cura personale e tempo libero. Il sistema economico attualmente è costruito per il benessere dei consumatori (prezzi accessibili a tutti), ma viene a scapito del benessere dei lavoratori (condizioni di lavoro scadenti, sottopagate). Basti pensare che lo Stato ad oggi usa la legge del massimo ribasso per gli appalti pubblici, andando così contro i suoi stessi obiettivi (la salvaguardia del lavoro dignitoso): dati di mercato dicono che il 60% degli appalti sono al massimo ribasso. E quindi? Cosa fare? Qual è il futuro che vogliamo? Il futuro è quello di voler superare insieme le barriere, conoscendo il territorio, dialogando e generando solidarietà. La mattinata prosegue con il confronto sulle buone pratiche. Noi 1000 delegati veniamo divisi in 3 macro gruppi, composti al loro interno da tavoli di lavoro di 10 persone coordinati da un supervisore. Le macro aree sono:
- Giovani, scuola, formazione, lavoro
- Creare nuove opportunità di lavoro e di impresa
- Il senso del lavoro umano e le sfide dell’innovazione
Il lavoro nei gruppi permette a noi di confrontarci su differenti realtà del territorio italiano. Ogni tavolo, tramite la condivisione, è chiamato ad individuare 5 fattori per la creazione del buon lavoro, tre cose che possono fare i cittadini per il buon lavoro e per lo sviluppo delle buone pratiche ed infine su tre cose che può e deve fare la politica ispirandosi al suggerimento forniti dagli innovatori delle buone pratiche. L’esperienza è stata positiva ed arricchente, anche se il rischio è quello di non riuscire poi a mettere in pratica le varie proposte emerse. I lavori sono stati raccolti dai coordinatori e i punti più condivisi saranno presentati sabato mattina in un documento “finale”.
Dopo un meritato pranzo, ci trasferiamo a visitare luoghi di lavoro locali considerati buone pratiche e virtuosi. Il nostro pullman si è recato presso la sede della Tiscali a Cagliari, società di telecomunicazioni italiana, radicata nel terreno cagliaritano. Una parte dei locali vengono affittati da Tiscali a privati e piccole S.r.l. (start-up). I giovani che fanno parte di queste piccole realtà si trovano a condividere spazi di lavoro comuni, mettendo così in pratica la realtà del coworking. Questo permette loro da una parte di abbattere i costi (non esiste più la mentalità dell’azienda che a tutti i costi deve identificarsi in una propria sede) e dall’altra il poter condividere le scoperte e il proprio bagaglio intellettuale. L’azienda è a disposizione come luogo di lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e fornisce anche una mensa e un servizio di asilo nido, questo per permettere ai lavoratori di vivere al meglio il proprio tempo lavorativo. Un saluto dai delegati diocesani.

Guido e Paolo,
 delegati della Diocesi si Mondovì alla “Settimana sociale” a Cagliari

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