«La donna è come il lupo: robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, leale, errante» (“Donne che corrono con i lupi”, Clarissa Pinkola Estés)
Imprenditrici, lavoratrici, studentesse, insegnanti, con incarichi pubblici, nel volontariato, nello sport. Donne. Giovedì è l’8 marzo, ed è la Giornata internazionale dei diritti delle donne. Noi la chiamiamo genericamente “Festa della donna”, ricorrenza che a volte si sintetizza con una mimosa e una cena al ristorante. C’è di più, ci deve essere di più. Lo abbiamo chiesto a loro, a tante di loro. Di tanti ambiti diversi.
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Ci risponde al telefono da Lione: «Vorrei venire in Italia per votare, ma non riuscirei a tornare lunedì in tempo per le lezioni…». Ikram ha 19 anni: è nata e cresciuta nel Monregalese, si è diplomata con 100/100 e oggi studia ingegneria in Francia. La sua generazione è quella venuta su nell’era del bombardamento massmediatico. Chissà cos’è, per una ventenne, l’8 marzo…
Ikram, tu festeggi l’8 marzo? E a cosa pensi?
Ho sempre vissuto la “festa”: in famiglia, a scuola, con gli amici, la mimosa mi è sempre arrivata. Oggi però mi rendo conto che questa data dovrebbe essere qualcosa di più: è la giornata in difesa delle donne in cui si deve celebrare l’emancipazione femminile. Purtroppo e donne devono ancora lavorare molto su questo concetto, l’emancipazione. Gli obiettivi da raggiungere sono tanti.
Hai detto: “Le donne devono ancora lavorare molto”. E gli uomini no? A chi spetta?
Hai ragione. Spetta a entrambi. Siamo nel 2018 eppure la donna continua ad avere meno peso dell’uomo. Ho detto che spetta anche alle donne perché vedo che in questa società ci sono ancora molte di noi che hanno difficoltà a emanciparsi. Che si autoconvincono di essere inferiori, che non vogliono cambiare. Fortunatamente, questo ostacolo lo noto meno nelle mie coetanee.
Tu sei musulmana. Come reagisci a chi ti cuce addosso lo stereotipo della ragazza che, seguendo il suo credo, finirà per farsi sottomettere dall’uomo?
Ancora? Ormai non mi tocca più. Credo di essere una ragazza che non accetterà mai di farsi mettere i piedi in testa da nessun uomo, e chi mi conosce lo sa benissimo. Ho perso la voglia di giustificarmi davanti al pregiudizio. Con chi ha voglia di discutere, motivo con il dialogo e parlando della mia cultura. Per quel che riguarda lo stereotipo che mi vogliono cucire addosso, ormai non ci faccio più caso. Tanto so benissimo che non è così.