Era finito al Pronto soccorso di Torino per la rottura di un femore. E in quell’Ospedale, il Mauriziano, avrebbe dovuto essere operato in 48 ore. Invece dopo una settimana era ancora in attesa. Così, sotto consiglio di un parente medico, ha chiesto di essere trasferito a Mondovì. Addirittura pagando l’ambulanza di tasca propria – almeno secondo quando scrive il Corriere della Sera, che racconta la storia di E.R., 71 anni. Una vicenda che la dice lunga sui tempi di attesa.
Questa storia comincia una domenica sera di metà febbraio, al Pronto soccorso del Mauriziano. Il 71enne viene ricoverato alle 23,30: «Lo sistemano su una barella – scrive il “Corsera” –, il lunedì lo trasferiscono in un letto dell’Osservazione breve intensiva, martedì un medico gli annuncia che sarebbe stato operato l’indomani». Dal racconto del diretto interessato: «Mercoledì mattina vengo preparato, ma fino alle 14 non succede nulla. Allora mi dicono che non sarei stato operato né il giorno dopo per mancanza di letti in ortopedia, né venerdì, per uno sciopero degli infermieri e nemmeno sabato e domenica. Volevano operarmi otto giorni dopo il ricovero, quando si dovrebbero far passare massimo 48 ore per evitare complicazioni. A quel punto, me ne sono andato. Ho pagato un’ambulanza e sono andato all’Ospedale di Mondovì dove i medici sono intervenuti subito». L’Ospedale di Mondovì gli sarebbe stato consigliato da un parente medico. All’epoca, il reparto di Ortopedia era sotto la guida del primario dr. Roberto Scagnelli (appena andato in pensione). Il 71nne venne operato 14 ore dopo.