Sorrentino dentro Berlusconi: Loro 1

Il regista prosegue col suo personale fil rouge sul potere, cominciato con “il Divo” e proseguito con la recente serie TV “The young Pope”. Ora sotto la lente d’ingrandimento il personaggio che più di ogni altro ha caratterizzato l’ultima fetta di storia politica italiana.

TRAMA

Sergio Morra, giovane e disonesto imprenditore pugliese, vuole dare nuovo impulso alla sua carriera. Per farlo si trasferisce a Roma nella speranza di incontrare Silvio Berlusconi ed entrare così nella cerchia di quelli che contano. Nell’impresa è spalleggiato dalla compagna Tamara: tossicodipendente e dai facili costumi, nonché amante dell’ambizioso ex ministro Santino Recchia, a sua volta deciso a soffiare la leadership del partito a Berlusconi. Tra festini di droga e Escort Sergio incontra Kira: bella, misteriosa, irraggiungibile e soprattutto molto vicina a Berlusconi, per lui diventano ora concrete le speranze di incontrarlo. Intanto l’ex premier apparentemente lontano da tutto si gode la sua villa in Sardegna, nella torrida estate del 2006.

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Nel panorama attuale del cinema italiano probabilmente solo Paolo Sorrentino poteva avere l’audacia, e la possibilità, di raccontare un personaggio tanto influente e controverso come Silvio Berlusconi. Affrontare un’opera biografica su un interprete lungamente al vertice del potere, e di notevole controllo politico (e inoltre tutt'ora in vita) porta a prevedibili rischi. Eppure Sorrentino ha le spalle molto larghe, forte dell’esperienza de “Il divo” che ricorda molto da vicino questa. Allora il personaggio scomodo e ambiguo era Giulio Andreotti, estremamente differente per carattere, e soprattutto seguito, da Berlusconi, ma accomunato a lui nell’essere protagonista della scena italiana. Proprio con “Il Divo” Sorrentino si è fatto conoscere al grande pubblico, perpetuando inoltre un sodalizio artistico con l’attore Toni Servillo, cominciato con “L’uomo in più” e abbandonato momentaneamente solo per “L’amico di famiglia” e le pellicole americane “Youth” e “This must be the place”. Quest’ultima trampolino di lancio per una notorietà internazionale che culminerà con l’oscar per “La grande bellezza”, come miglior film straniero.

“Loro” è un termine dal sapore decisamente massonico: è qui un modo di definire quell’élite, che con mezzi come ricatto, corruzione e prostituzione morale si muovevano all’interno della politica nel nostro paese. All’apice di una società basata solo sull' apparenza e l'ostentazione di lusso e potere, priva di ogni freno morale e autocompiaciuta dei propri vizi. Frequentata da individui che sguazzavano nell’illegalità con la sicurezza di restare impuniti, frutto di un modello perverso e consumista che passava soprattutto tramite i mezzi televisivi, per buona parte in possesso di Berlusconi. Chi è dentro questo sistema prova un naturale culto verso la sua personalità, che affascina vigorosamente anche chi cerca di entrarci, tra di essi ambiziosi e piccoli arrivisti come Sergio.

Questo primo capitolo (il secondo sarà nelle sale dal 10 maggio) è spaccato in due parti poste esattamente agli antipodi, serena e alleggerita la seconda con la narrazione della vacanza intima di Berlusconi, quanto devastante e provocatoria la prima sul suo mondo. Se si eccettua qualche slancio onirico, e alcuni momenti di comicità leggermente più ingenua, la prima metà ha quasi un impatto distruttivo verso lo spettatore. Non ci sono sconti riguardo scene di sesso esplicito e consumo di stupefacenti. Sorrentino dev’essersi ispirato a “The Wolf of Wall street” in questo, perché la pellicola li ripropone quasi in maniera ossessiva e disturbante, un abuso inoltrato anche a concetto raggiunto, che in diversi casi rischia di valicare il confine fra espressione artistica e pornografia. Una scelta indubbiamente voluta per spingere agli estremi la ripugnanza di questo modello di vita, e di chi ne è parte. Il film accusa proprio Loro più che lo stesso Berlusconi, limitato nel suo ruolo di marito e capo dell’opposizione, ma ugualmente brillante e diabolico, vicino all’ideale superomistico di D’Annunzio, autocollocatosi in un Eden lontanissimo da tutto ma al contempo al centro di quel putiferio edonistico da lui stesso creato; in cui saltuariamente ritorna, non solo per ragioni d’affari. Due mondi contrapposti, e con dei ruoli ben definiti, che si mischiano a piacimento del suo padrone.

La vicenda è inframezzata da numerosi intermezzi onirici e surreali, caratteristici nella cinematografia di Sorrentino, inseriti allo scopo di offrire svariati elementi simbolici, in questo caso però meno criptici e più accessibili rispetto ai lavori precedenti. Troviamo la pecora stecchita per congelamento, dopo aver fissato troppo a lungo un condizionatore, rappresentazione dell’inebetirsi collettivo davanti alla TV, con conseguente dipartita intellettiva. Oppure la spazzatura che volando in aria si tramuta in lustrini in un emblematico e riuscito gioco di dissolvenza a corrispondenza. Sorrentino a distanza di 10 anni paragona le figure di Andreotti e Berlusconi, cogliendole al centro della loro influenza politica e degli scandali, proponendoli entrambi al pubblico in una fase di relativo allontanamento dal centro del potere. Ambedue presenti nel fulcro decisionale dello Stato, e con svariati scheletri nell'armadio, vivono ugualmente con un invidiabile dose di serenità e distacco il loro ruolo. Contrariamente a quello che avviene nei loro establishment, caotici e arrivisti: più istituzionalizzato quello di Giulio, onnivoro ed eccentrico quello di Silvio. Differente l’approccio rispetto a “Il divo”, qui Berlusconi appare dopo una parte abbondante di film, ma è presente da sempre, quasi come entità spirituale al di sopra tutto quanto, rispetto alla tangibilità e concretezza di Andreotti, che doveva figurare da subito. In questo le due pellicole svolgono una funzione complementare, come suggeriscono i titoli: “Il Divo” al centro dell’attenzione di tutto quello che c’è attorno, ovvero “Loro”. Il film non ha l’incarico di sciogliere i nodi ma di gettare le basi per scenari possibili nel secondo volume, lasciandoci inoltre un grosso interrogativo: è Berlusconi ad aver dato vita al berlusconismo? O è la società già pronta per Berlusconi ad averlo creato? La seconda parte in uscita il 10 maggio forse ci consegnerà la risposta.

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