Cristiana Astori, di origini fossanesi, è una delle principali scrittrici della scena del giallo e dell'horror italiano contemporaneo, che è stata presente anche a Mondovì in occasione della presentazione dell'antologia DKMO (vedi qui).
Il suo ciclo principale di romanzi è dedicato a Susanna Marino, una spiantata studentessa (in quest'opera, neolaureata) di Cinema che ha trovato una singolare occupazione: cercatrice di film perduti. Alla protagonista è stata dedicata una "trilogia dei colori": Tutto quel nero, Tutto quel rosso e Tutto quel blu, oltre al racconto breve Tutto quel pulp. Nella Torino "capitale esoterica" (senza escludere qualche puntata fuori porta) la giovane detective indaga - solitamente controvoglia - su pellicole ritenute introvabili e ammantate dall'alone di film maledetti. Una versione cinematografica, per certi versi, del cacciatore di libri Corso, dello spagnolo Arturo Perez Réverte, reso celebre da Polanski nella Nona Porta (a sua volta, il romanzo originale ha più di un debito con il Pendolo di Foucault, dichiarato dalla presenza di Eco in una delle riunioni esoteriche del romanzo).
In questa nuova avventura di Susanna lo scenario si sposta dalla nostra Torino in una Budapest inquietante e sulfurea, in un costante alternarsi tra presente e anni '20, quando il film maledetto di turno è stato girato. Si tratta di "Dracula halàla" (vedi qui
per qualche nota informativa), il primo e perduto film dedicato al sommo vampiro, precedente perfino al ben più famoso Nosferatu di Murnau. L'inquietante nobile impalatore della Transilvania era stato reso celebre dal romanzo di Bram Stoker del 1897, che lo consacra definitivamente come il sommo vampiro proprio negli anni in cui va nascendo il cinema, che di lì a poco renderà il suo mito ancor più universale.
La narrazione della Astori è come al solito suggestiva e coinvolgente, ricchissima di dettagli e particolari "esoterici" sul milieu dark - quando non occulto - che ruota attorno al collezionismo di questi film maledetti. Se negli altri romanzi si respirava un clima più giallistico e in particolare l'atmosfera del poliziesco all'italiana, qui l'atmosfera si fa decisamente più cupa, andando a lambire la letteratura dell'orrore, o meglio ancora, a tratti, un gusto gotico deliziosamente retrò. L'elemento sovrannaturale resta sempre sullo sfondo, non si sfocia in un aperto fantastico ma un alone diabolico avvolge come una cappa oscura tutta la vicenda, più sottilmente terrorizzante, ovviamente, proprio perché non del tutto svelato.
Insomma, il ciclo avviato con "Tutto quel nero" si conferma un approccio originale e convincente alla detection novel. Nell'attesa di ritrovare l'Astori ospite a Mondovì, se non direttamente la sua Susanna Marino...