Le Cornici inquietanti: Roberto Bacchiarello in mostra a Piazza

Roberto Bacchiarello espone le sue affascinanti opere nella mostra "Cornici" presso il Centro Studi Monregalesi a Mondovì Piazza, all'interno della Mostra dell'Artigianato Artistico. Una preziosa occasione di incontro con la poliedrica arte dell'autore.

La mostra dell'Artigianato Artistico di Mondovì compie quest'anno mezzo secolo, con un'edizione che presenta indubbiamente molte presenze artigianali e mostre artistiche interessanti. Tra queste ultime, merita indubbiamente una visita anche l'esposizione dedicata a Roberto Bacchiarello, autore monregalese con una lunga e valida produzione alle spalle di cui mi è capitato spesso di parlare in altre sedi (vedi ad esempio qui per un articolo generale che rimanda anche ad altri link).

Nato a Torino il 5 aprile 1958. Bacchiarello inizia a esporre a Torino nel 1975; la prima esposizione monregalese è del 1991. Oltre a un'immaginifica attività grafica, si distingue fin da subito per il lavoro con materiali relativamente "nuovi" (specie nella scena monregalese) come il pongo e il polistirolo, con cui realizza sculture e, soprattutto, bassorilievi, che costituiscono forse l'elemento più distintivo del lavoro dell'autore.

Anche questa mostra, intitolata appunto "Cornici", riprende i vari filoni tipici della produzione dell'autore nella chiave data dal titolo. Una delle opere più significative a tale proposito è questa opera, dove il quadro in sé è assente e l'opera stessa coincide appunto con la cornice stessa, che riprende il tema tipico della grafica di Bacchiarello, dove nel disegno si affiancano centinaia di piccoli quadretti connessi tra loro per "non sequitur" (seguendo la dicitura della critica fumettistica della closure). Se la cornice diviene l'opera, a sua volta essa contiene una miriade di piccole "opere" separate tra loro dalla cornice minima, quella del riquadro della vignetta.

In altri casi la cornice è di tipo concettuale, secondo un gioco caro al surrealismo, che indubbiamente ha delle influenze sul lavoro di Bacchiarello: viene da pensare al famoso cavatappi di Duchamp, che diviene un'opera d'arte solo perché inserito, appunto, nella cornice di un museo (o, in questo caso, di una mostra). Il gioco di Bacchiarello inevitabilmente è di solito più complesso del semplice oubject trouvé seminale di Duchamp, e l'oggetto - parti animali, oggetti d'uso, etc. - viene spesso integrato nell'opera d'arte che ne diviene, appunto, "una cornice". O la cornice è semplicemente concettuale, come nel caso di questo quadro che "vale mille euro" (o per simmetria quello che "vale niente"): il valore dell'opera è nella concezione dell'arte borghese un dato fondamentale, ma che dovrebbe stare "fuori dalla cornice" e non dentro, pena suscitare una contraddizione in termini nella mente dello spettatore. 

La cornice svolge poi un ruolo centrale nei bassorilievi (o, come qui, piuttosto altorilievi) di Bacchiarello, in quanto li significa, apparentemente, come "quadri" nell'immaginario dello spettatore medio, pur avendo essi il carattere tridimensionale che risulta immediatamente falsante rispetto alla più frequente bidimensionalità (e la cornice del quadro, però, il "in-quadra" anche diversamente rispetto alla scultura puramente tridimensionale). A loro volta, questi complessi palaziali anti-Escheriani (a differenza dell'artista svizzero, non sono regolati dalla matematica, ma dall'inconscio) divengono cornici che racchiudono al loro interno, labirinticamente, immagini minori, alcune anche celate profondamente al loro interno.

 

Spesso inoltre la cornice diviene strumento per un "framing", per selezionare un dettaglio e dargli un'evidenza che ne accentua la valenza inquietante, che risulta meno forte quando lo stesso elemento ritorna come dettaglio all'interno di un'opera più complessa, come spesso accade nella produzione bacchiarelliana.

La cornice è quindi un elemento potente dell'arte di Bacchiarello, che con questa mostra ce l'ha evidenziata sia in opere in cui essa svolge un ruolo evidente e precipuo, sia quando è un concetto più sfumato e meno autoevidente. E, in qualche modo, può diventare lo spunto sull'importanza generale della "in-quadratura" (vedi qui) nelle arti e nella comunicazione.

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