Marco Ligabue è il “colpaccio” portato a casa dalla Pro Loco carrucese per questa edizione di “Sagra dell’Uva”. Una prima volta a Carrù per il cantautore emiliano, che con quel cognome addosso diventa immediatamente riconoscibile. «Ha i suoi pro e i suoi contro, come tutte le cose, ma per me essere il fratello di Luciano è sempre stata “una figata”». Ce lo dice per telefono mentre in macchina sta raggiungendo Ischitella, nel foggiano. Poi il giorno dopo il “Sarà bellissimo tour 2018” passa nel Molise, prima naturalmente di far tappa nella “Porta d’la Langa”, sabato sera.
Sei reduce da 100 concerti in 10 mesi, si sente un po’ la fatica?
Quando fai quello che ti piace, quando il tuo lavoro ti fa sentire vivo non esiste la fatica. Per me la musica è questo, ogni concerto ti “ubriaca” sempre di più. Le vere fatiche sono altre, non sicuramente suonare. Poi, certo. a volte subentra la stanchezza, specie per gli spostamenti. Magari faccio da Nord a Sud e subito dopo viceversa, ma ha i suoi vantaggi.
Cioè?
Nel senso che, a differenze dei grandi tour, dove l’artista-star accumula una folla oceanica e i suoi unici spostamenti sono hotel-camerino-palco, io ho l’occasione di conoscere i territori, la gente. Mi piace assaporare l’aria di tutti i posti nuovi in cui vado, ti senti sempre “coccolato” in ogni parte d’Italia. È molto bello.
Sei già stato nelle nostre zone?
Sì e ci torno sempre volentieri. Ho suonato in passato a Cuneo e a Saluzzo. Ma per un appassionato di enogastronomia come me (soprattutto “eno”) le Langhe sono un “must”. Ero a Barolo per “Collisioni” con Luciano e mi è venuta in mente quella storia secondo cui l’Italia è la terra delle occasioni sprecate. Beh questo per le Langhe non vale assolutamente: la bellezza non si discute, ma la capacità che avete di valorizzarla, ecco, quello è il vero punto di forza. A Carrù poi sarà la mia prima volta nel cuneese con tutta la band al completo. Ho cominciato con un duo acustico, poi nel corso degli anni ho aggiunto pezzo dopo pezzo: sabato saremo in quattro, il batterista Diego Scaffidi, l’insostituibile Jonathan Gasparini alla chitarra e il giovanissimo bassista Luca Marchi.
Cosa ci dobbiamo aspettare?
Allora, la “scaletta” di solito prevede una decina di miei brani affiancati da 5-6 cover dei grandi cantautori italiani. Per intenderci De Gregori, De Andrè, Lucio Battisti...le pietre miliari della musica italiana, che sono sempre stati alla base della mia musica. Poi ci sarà la sorpresina finale: un brano di mio fratello.
Tu e Luciano avete mai suonato insieme?
Bisogna considerare che lui ha 10 anni in più di me. Quando ne aveva 15, io appena 5. Per me è stato fantastico crescere in quel mondo lì fatto di musica e concerti. Era tutto quello che mi piaceva. Poi sul palco qualche volta siamo saliti insieme, mi ha fatto cantare qualche mia canzone, a Modena gli ho fatto una sorpresa io a fine tour. Però niente di “ufficiale”, diciamo così…
Anche perché la carriera da “cantante” l’hai avviata dopo i 40 anni, giusto?
Sì, forse perché mi sentivo più “ometto” (ride). Non so, credo sia una questione di orologio biologico. A volte sento dei ragazzi che smettono con la musica perché dicono “ormai ho 20 anni”. È assurdo, non è mai troppo tardi. Io ero reduce da dieci anni con i “Rio”, ho sempre fatto il chitarrista e scritto canzoni. Poi appunto mi è scattato qualcosa. In uno dei miei pezzi dico che “noi con la vita abbiamo alzato un po’ il gomito”.
Quel pezzo s’intitola “Che bella parentesi”, che cos’è una bella parentesi?
Nella vita ci sono tante parentesi. Quasi sempre d’amore, ma anche nell’amicizia, nel lavoro. Alcune sono bellissime e durano tutta la vita. Le parentesi permettono di isolarti, di proteggerti da tutto il resto.
Una parentesi che dura da tanto tempo è ad esempio il tuo impegno nel sociale…
Sì, qui si apre davvero una “parentesi” enorme. Sono ambasciatore di “City Angels”, per dare visibilità a quella persone meravigliose che offrono una speranza ai senza tetto nelle grandi città. Poi, fra le altre cose, sono impegnato in progetti in Africa. Grazie ad una raccolta fondi siamo riusciti da poco ad inaugurare un pozzo. E da anni porta avanti la mia “battaglia” per la legalità, con oltre 200 incontri nelle scuole, fra i ragazzi. Ho anche scritto una canzone contro l’omertà mafiosa: “Il silenzio è dolo”. Proprio adesso sto andando al concerto in memoria di Nicolina, una ragazza di 15 anni uccisa con un colpo di pistola in faccia appena un anno fa. Una delle tante vittime “silenziose” della Camorra.
Il Concerto
Marco Ligabue suonerà sabato 22 alle ore 21.30 sotto l’ala Borsarelli, a Carrù. Il concerto, organizzato dalla Pro Loco con la collaborazione del Comune di Carrù, è ad ingresso libero. Prima, dalle 19.30, la pizza sfornate dalle pizzerie riunite di Carrù (“Pintun”, “Vesuvio” e “Pizza & C.”) con mojito e “Birra Fest”.