L'intelligenza artificiale ("IA") ha un potenziale illimitato, che va ben oltre il potere dell'immaginazione umana. Ma cosa succederebbe se l'IA fosse dotata di immaginazione umana e iniziasse a creare opere d'arte?
Questa cosa non suona del tutto nuova, visto che siamo ormai abituati a tecnologie che plasmano oggetti più o meno creativi al posto nostro. Oggi, le stampanti 3D producono artefatti che fino a pochi anni fa eravamo avvezzi a lavorare con le nostre mani. Le recenti applicazioni dell'IA alle arti figurative aggiungono un altro tassello (anche più ampio) a questo scenario. Infatti, l'analisi e il riutilizzo di quantità incalcolabili di dati relativi alle opere d'arte, copiati e riprodotti digitalmente mediante complessi sistemi di IA, trasformano queste macchine in veri e propri autori di opere d'arte "originali". Com'è possibile tutto questo?
Il caso di Edmond de Belamy - o l'amore dell'intelligenza artificiale per i ritratti
Prendiamo un fatto recente. Negli ultimi giorni del mese scorso, il ritratto di Edmond de Belamy, un gentiluomo inglese con un abito nero, è stato venduto all'asta per 432.500 dollari americani. A prima vista, non si tratta di una notizia da prima pagina: il quadro ceduto è fondamentalmente un ritratto qualunque di un pittore qualunque, forse del XVIII o del XIX secolo. Nemmeno il prezzo di vendita è così alto da stupire il pubblico, tenendo presente che il prezzo più alto mai raggiunto a un'asta (sborsato da un principe saudita per portare a casa il Salvator Mundi di Leonardo) supera la cifra del ritratto del Belamy di mille volte.
In realtà, la vendita del ritratto di Edmond de Belamy è stato un evento sensazionale non già per le caratteristiche dell'opera d'arte, ma per il suo autore. In effetti, il lavoro è il risultato degli sforzi di un sistema di intelligenza artificiale chiamato GAN (Generative Adversarial Networks), meglio noto giornalisticamente (e riduttivamente) come "algoritmo". La tecnologia creativa, che ha divorato i dati di circa 15.000 ritratti risalenti a un periodo compreso fra il XV e il XIX secolo, è il frutto del lavoro del collettivo francese di artisti "Obvious".
Lasciando da parte (almeno per il momento) le questioni etiche e filosofiche inerenti al ruolo di questi "artisti algoritmici", la creazione di opere mediante sistemi automatizzati solleva non poche problematiche di diritto, prima fra tutte la questione della tutela mediante diritto d'autore. Infatti, un'opera d'arte che è il frutto esclusivo del lavoro di un sistema di IA può essere oggetto di tutela autorale?
Com'è noto, tale protezione giuridica è concessa solo a opere dell'ingegno "originali". A prima vista, questo requisito costituisce un ostacolo notevole alla tutela di lavori "algoritmici", poiché il legislatore considera l'originalità come una caratteristica essenzialmente umana. Il requisito dell'originalità è fondamentale per entrambi i principali sistemi giuridici della tradizione giuridica occidentale - vale a dire il common law e il civil law.
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Le leggi sul copyright degli Stati membri dell'Unione europea ricollegano l'originalità alle persone. Per esempio, la normativa italiana, pur non stabilendo una chiara definizione di autore, contiene diverse disposizioni che riconducono la qualifica di autore solo a esseri umani (con buona pace della scimmia del monkey selfie). Ai sensi dell'articolo 6 della legge sul diritto d'autore, infatti, "il titolo originario dell'acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell'opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale". E ancora, ai sensi dell'articolo 8 della stessa, "è reputato autore dell'opera, salvo prova contraria, chiè in essa indicato come tale nelle forme d'uso, ovvero, è annunciato come tale nella recitazione, esecuzione, rappresentazione o radio-diffusione dell'opera stessa".
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Sempre a livello europeo, lo standard di originalità è stato oggetto di armonizzazione limitata, dal momento che le direttive UE prevedono generalmente che i software, le banche dati e le fotografie godono della protezione del diritto d'autore solo se sono il frutto della "creazione intellettuale dell'autore".
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Inoltre, la direttiva comunitaria sul diritto d'autore nella società dell'informazione prevede che l'originalità è legata a una creazione dell'intelletto umano,e stabilisce che la protezione del diritto d'autore favorisce il progresso della cultura umana, giacché "aiuta a garantire il mantenimento e lo sviluppo della creatività nell'interesse di autori, artisti, produttori, consumatori, cultura, industria e pubblico in generale".
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Conclusioni simili sono rilevanti per lo scenario statunitense. In effetti, secondo la famosa sentenza Feist della Corte Suprema degli Stati Uniti, la legge sul copyright protegge solo "i frutti del lavoro intellettuale" che "si basano sui poteri creativi della mente".
Come si può notare, il diritto vigente esclude le macchine dalla nozione di authorship(cioè "paternità" dell'opera). Tuttavia, ciò non significa necessariamente che chi abbia progettato i vari codici e i programmi "intelligenti" non possa godere della protezione autorale. Infatti, in diversi Paesi di tutto il mondo la soglia per ottenere la tutela del copyrightè alquanto bassa. Per esempio, nei Paesi Bassi un individuo si considera autore di un'opera se il suo sforzo creativo è il risultato di scelte umane. Nel caso di Edmond de Belamy, il solo trattamento di dati e informazioni su vecchi dipinti mediante il software intelligente consente di accedere al diritto di autore. Di conseguenza, la persona che ha progettato il software può godere della protezione autorale sia per il software stesso che per l'opera creativa.
Soglie basse per ottenere la protezione autorale sollevano la questione della "iper-tutela" della proprietà intellettuale, in un mondo in cui la creazione e la distribuzione di opere dell'ingegno avvengono a costi bassissimi. In effetti, il progettista del softwarepuò godere di diversi diritti di proprietà intellettuale sugli stessi beni - diritto di autore per il softwaree l'opera d'arte, e il diritto sui generissulle banche dati e il segreto commerciale (trade secrets) per le informazioni strutturate risultanti dall'analisi delle versioni digitali di vecchi dipinti.
In conclusione, il dibattito sul rapporto tra diritto d'autore e opere creative di IA è ancora all'inizio, ma solleva questioni di importanza notevole. Sicuramente, già oggi quello che Lucio Dalla diceva sulla creatività può estendersi alle macchine: "la creatività è una delle tante campane che suona fuori posto in una meccanismo oliato".