La musica ha bisogno di Rock

Le classiFICHE degli ascolti 2018. Nell'anno in cui il rap ruba la scena, la discografia necessita di stimoli più ampi

Parlare di classifiche per gli album potrebbe sembrare quasi un controsenso in un mercato discografico che a fatica racconta la cultura musicale di un paese. A ciò si aggiunge un sorta di ritorno al passato: come a metà del '900, quando si puntò su juke-box e 45 giri, oggi nell'epoca liquida la musica tende ad una sovraesposizione artistica dovuta al rapporto diretto, continuo e reiterato con i fan; meglio produrre un paio, tre brani al massimo, all'anno e, una volta raggiunta una collezione sufficiente, agglomerare il risultato in un album.

Il 2018 racconta di un distacco dall'idea di album intesa come progetto a sé stante, con un inizio, una fine e una narrazione al proprio interno. Si produce e si consuma; e non è detto che ciò che funziona oggi, possa valere altrettanto domani. Chi regge a quest'idea assai effimera della musica è il genere che oggi è diventato “vecchio”: il rock.



<p>La copertina di Cocoa Sugar degli Young Fathers</p>
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Il main stream guarda a rap ed alla trap come mode, ma ha bisogno anche di altro per essere attuale: le cose migliori si apprezzano in chi come gli Young Fathers mescola generi trasformando le esperienze in qualcosa di personale.



<p>gli svizzeri Peter Kernel sono un duo costituito dalla cantante canadese Barbara Lehnhoff e dal chitarrista ticinese Aris Bassetti</p><div  class=

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Le scelte per gli svizzero-canadesi Peter Kernel, per Jack White, il cantautorato di Jurado, Anna Calvi e la contemporanea di Nils Frahm seguono il fil-rouge in cui si decide di premiare ancora forma e sostanza. All'estero come in Italia. Qui da noi i Dunk sono stati una vera e propria rivelazione, una band messa in piedi da artisti con anni di palchi alle spalle, passione per la musica e una gran voglia di suonare: il risultato è una miscela di prog figlia delle esperienze di Pagani e Di Cioccio, ma che innova spaziando in tutto il rock. Discorso analogo può essere ribaltato sui Bud Spencer Blues Explosion: il loro live (Nuvolari 2018) è stato memorabile ed il disco, sebbene “di genere”, esprime una vitalità che va ben al di là del blues.



<p>i DUNK sono composti dai due fratelli Giuradei, Luca Ferrari (Verdena), Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi) e dal

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Un neo nello Stivale, in controtendenza rispetto a quanto accade all'estero, è l'incapacità di rapportarsi con i “grandi temi” dei nostri tempi. In Italia si preferisce parlare del privato, del “particolare”, all'estero le donne non si dichiarano “solo” femministe (dalla Monáe ad Anna Calvi o Florence), vogliono essere protagoniste; le tematiche sociali o il controllo sulle libertà si declinano in tutti i generi, siano essi gli ottimi Shame, il navigato David Byrne o ancora la sorprendente Mitski.



<p>Anna Calvi (vista da Eva -Pentel per DIY Magasine Aug-2018): non solo femminismo, ma la voglia di contare</p>
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In un anno dunque in cui la consacrazione del rap è di dominio pubblico, non solo per chi bazzica il mondo musicale, si rende omaggio al rock, un genere dato per morto, ma che oggi ci tiene ancora “in ballo”, e da quasi 70 anni; con la curiosità di scoprire anche il risultato che giungerà dal contest.

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le classiFICHE di CULTURECLUB51

viste da Viter LUNA

1. TWEEEDO, We All Think We're Good People 2018 Callista Records (elettronica)

Il concetto di sintesi in musica è dote assai rara. I Tweeedo in 4 pezzi racchiudono il loro lungo lavoro di assemblaggio durato qualche anno e racchiudono l'essenza della loro musica: un'elettronica che prende molto a prestito dal indie rock e dal post, da una parte, e dal jazz dall'altra. Un connubio che funziona molto bene, sia su disco, sia in live (ottima la loro performance a ENCODE 2018)

https://calistarecords.bandcamp.com/album/we-all-think-were-good-people 

2. NOWHERE, Nowhere 2018 Betulla records (alternative)

Discorso molto simile può essere ribaltato sui Nowhere. In questo la presenza della componente rock si sente in modo più forte.

https://sentireascoltare.com/album/nowhere-nowhere/

3. Noah Pax, Liberty 2018 autoprodotto (alternative)

Il lavoro di Noah Pax invece è molto più vicino al cantautorato, ed a quell'idae che oggi segue il filone aperto da Bon Iver. Un lavoro dell'intimo, che parte dall'intimo per abbracciare temi più ampi e che dopo una scorpacciata di elettronica e prima di un tuffo nel profondo rock, ci sta assai bene.

https://noahpax.bandcamp.com/releases

4. Space Paranoids,  High Tales 2018 EdisonBox Records (stoner/desert rock)

Energia allo stato puro, riff di chitarra che ti entrano in testa. Una maniera di vedere e sentire la musica estremamente semplice che sa regalare ottimi spunti d'ascolto in modo particolare sulle costruzioni dei brani. 

https://edisonboxrecords.bandcamp.com/album/high-tales

5. Cani Sciorrì, Parte I 2018 EdisonBox Records (stoner rock)

Sono una delle band più navigate della provincia di Cuneo, e si sente. Il percorso intrapreso nel 2005 con Parte V giunge alla sua conclusione con questo ultimo episodio. La sensazione che le ultime due parti, questa e la precedente Parte II siano nate e cresciute quasi in contemporanea. I Cani Sciorrì sono una band che non molla di un centimetro nel raccontare in modo assai personale e sempre "rock" la nostra provincia meccanica.

https://canisciorri.bandcamp.com/ 

E' nata una star?

Jacopo Bianchi, detto Cosmo è stato in assoluto l'artista italiano "da classifica". Da lui, con l'uscita di Cosmotronic, non ci si poteva che aspettare l'incoronazione da parte della platea e così è stato. Successo in ogni live, capacità di tenere la platea (nonostante qualche stage diving andato a male) ed un disco costruito per spaccare nel grande pubblico e che non ha disatteso le aspettative. A lui le chiavi del destino del pop italiano per i prossimi 10 anni con un livello (almeno per chi scrive) superiore anche al bravo Calcutta. C'è da restare solo a guardare ed aspettare che il signor Bianchi passi a riscuotere. Dalle piste da ballo dell'Altro Mondo di Airasca con furore! Di Janelle Monáe si è già detto molto, ma la consideriamo ancora in fase di ascesa vista la giovane età e vista la lentezza con cui certi fenomeni arrivano al grande pubblico. In altri periodi storici, anche solo 15 anni fa, questa giovane statunitense avrebbe già raggiunto ben altre sfere di considerazione. Definirla una nuova Beyoncé o arrivare a scomodare, addirittura, una come Veronica Ciccone, oggi è un po' per lo meno prematuro, viste le logiche della discografia attuale; tuttavia il paragone per le capacità messe in campo dall'artista è tutt'altro che azzardato.

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<p>Mogwai (ToDays), Bud Spencer Blues Explosion (Nuvolari) e DUNK (Artico) sono stati i migliori live di questo 2018</p>
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This Must Be the Place // Il Paese è Reale

Il live dei Mogwai in occasione del ToDays 2018 è stato a dir poco memorabile. La band scozzese, chiamata ad "occupare" lo spazio lasciato vuoto dalla defezione dei My Bloody Valentine, ha dato vita ad uno spettacolo sorprendente; distaccati dall'obbligo di promozione di un disco, la band si è presentata sul palco con l'idea di offrire all'ascoltatore una carrellata della propria produzione musicale. Ne è scaturita una continua e lunga cavalcata lunga 20 anni di produzione artistica forte ed emozionante. Le emozioni sono state senza dubbio il fil rouge dei migliori live dell'anno, anche di quelli italiani che sono rimasti maggiormente fissati nella memoria. Difficile scegliere, per cui meglio premiare ex-equo due diversi artisti. I DUNK sono stati una sorpresa, autentica, immediata, per il contesto - al parco della Zizzola di Bra in occasione dell'Artico Festival - l'intensità musicale e la capacità degli artisti chiamati ad esprimersi sul palco. I Bud Spencer Blues Explosion invece non possono certo considerarsi una rivelazione, ma il taglio del nuovo disco e il live proposto al Nuvolari Libera Tribù sono stati coinvolgenti: un'idea, forse più derivativa del passato, di blues, ma assai efficace, ed una capacità di stare sul palco come poche band in Italia hanno. Risultato finale sono stati due live da far accapponare la pelle almeno tanto quanto la Mogwai Fear Satan con cui Stuart Braithwaite e soci hanno concluso la serata del ToDays.

I migliori singoli ascoltati nel 2018: Suonala Ancora, Sam (internazionali) e Il Gran Pezzo (italiani)

Allocate, di Damien Jurado è un brano che arriva nella sua semplicità emotiva diretta: voce, chitarra e un testo che nel ritornello trova la sua forma di espiazione. Il disco di Devon Welsh (figlio d'arte, il padre è l'attore canadese Kenneth Welsh) ascoltato tutto d'un fiato, per quanto interessante, è difficile da digerire nella sua interezza; tuttavia il brano che apre Dream Song, By the Daylight, riprende la forza di quanto detto per Allocate. Unmade di Thom Yorke invece è uno dei brani più interessanti della colonna sonora del film Suspiria di Luca Guadagnino, anche in questo caso bastano poche parole per definire la bellezza: a volte una struttura efficace, ancorché non particolarmente strutturata, può essere di grande impatto e impressionare l'ascoltatore. I brani successivi, ad opera di Young Fathers, Peter Kernel, Anna Calvi, Jack White, David Byrne e Florence + the Machine ricalcano invece e sintetizzano la forza degli album prodotti. Childish Gambino invece è destinato a grandi cose e nonostante This Is America sia un "semplice" singolo avrebbe meritato da solo una posizione di alta classifica anche tra gli album full lenght.

Allocate di Damien Jurado, tratto da the Horizon Just Laughed (Secretly Canadian Rec.)

Allocate di Damien Jurado 

Devon Welsh, By The Daylight  tratto da Dream Songs per la You Are Accepted rec.

Devon Welsh, By The Daylight 

Per i singoli italiani invece la scelta è stata assai più complessa e ardua, specie per individuare le posizioni di testa: occorreva scegliere di seguire l'ordine della classifica degli album, oppure lasciarsi guidare dalle emozioni sedimentate nel corso degli ascolti e dei mesi. Il risultato finale è un ibrido. Il brano di Motta racchiude la forza di non avere ritornello, ma una costruzione del brano in crescendo che cattura per l'emozione che riesce a suscitare che ci fa, in un secondo momento, tornare sulla potenza del testo.

Catene degli Zen Circus racchiude in buona parte la poetica artistica della band più "busker" d'Italia: un punk rock che arriva immediato all'ascoltatore, capace di essere pop, e portarlo successivamente sul contenuto del brano. La band ha così parlato del brano: "Ci sono catene più o meno invisibili che ci uniscono, nel bene o nel male. A volte siamo noi con le nostre azioni a spezzarle, altre, invece, è madre natura con le sue leggi marziali. Guardandoci allo specchio quello che vediamo è la somma di tutte queste catene, perché è negli altri che ci riconosciamo, volenti o nolenti. Per quanto egoisti, solitari ed individuali siamo, resteremo parte di una famiglia, riunita in un infinito pranzo di natale". La costruzione del brano di Cosmo, Quando ho incontrato Te, è un misto di essenza pop semplicemente perfetta: si cammina sul filo della memoria per il testo, la melodia ha quella cadenza ritmica ipnotica a cui potersi abbandonare. Per Stradina dei DUNK si può dire la stessa cosa da un punto di vista del rock. Prendetevi il gusto di andare a cercarle tutte ed ascoltarle.

Catene, è il brano che apre Il Fuoco in una Stanza degli Zen Circus

Catene, il brano che apre Il Fuoco in una Stanza 

Gennaio 2018. Motta pubblica il primo singolo 

Gennaio 2018. Motta pubblica 

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Made in Italy, la Top 15 dei migliori dischi italiani

Una non lista, potrebbe essere definita quella del 2018, visto che la sensazione è quella che il mercato vada da una parte e che gli ascolti vadano da tutt'altra.

15 M¥SS KETA “Una Vita in Capslock” 2018, Universal/La Tempesta Dischi. Rap

14 Nu Guinea “Nuova Napoli” 2018, NG Records. Fusion/Funk

13 Bianco “Quattro” 2018, INRI. Pop/Cantautorale

12 Calcutta “Evergreen” 2018, Bomba Dischi. Pop/Cantautorale

11 Generic Animal “Generic Animal” 2018, La Tempesta Dischi. Alternative/Soul

10 Any Other “Two, Geography” 2018, 42Records. Alternative/Rock

9 Maria Antonietta “Deluderti” 2018, La Tempesta Dischi. Pop

8 Riccardo Sinigallia “Ciao Cuore” 2018, Sugar. Pop

7 Calibro 35 “Decade” 2018, Record Kicks. Rock

6 the Zen Circus “Il fuoco in una Stanza” 2018, Woodworm. Punk/Rock

5 Motta “Vivere o Morire” 2018, Sugar. Pop

Il discorso che si può fare per Motta sarebbe declinabile anche per gli Zen Circus ecco perchè, complice anche la recente “nomination” delle due band nel par terre degli ospiti in gara al prossimo Festival di Sanremo, si è deciso di scrivere un solo post in riferimento a loro. Il percorso artistico di queste due solide realtà oramai della musica italiana è assai diverso, ma sia gli uni sia l'altro hanno in questo disco vissuto un po' “di rendita” rispetto all'ottima carriera fatta e rispetta a lavori precedenti. Vivere e Morire è un disco assai più difficile rispetto a La Fine dei Trentanni; se nel primo l'artista romano puntava sul coinvolgimento emotivo di impatto, regalato anche da una sound più “spinto” (grazie alla produzione di Riccardo Sinigallia), la partecipazione al secondo disco di Taketo Gohara (che già ha lavorato con numerosi artisti italiani tra cui Vinicio Capossela), ne rende una patina sonora più sorda, meno impetuosa e più intima (e che ne ha permesso probabilmente anche la vittoria al miglior disco del Premio Tenco in questo 2018). Il risultato è un lavoro molto bello, ma con un non detto rispetto al precedente che lascia un po' l'amaro in bocca. Similmente la capacità degli Zen Circus di fare album di punk rock assai godibili è molto prolifica, ed a ciò si abbina una gran capacità di non far mancare la qualità. Anche Il Cielo in una Stanza è un altro album in cui l'asticella è sempre alta, ballate, pezzi più ritmati, tematiche interessanti e trattate con un piglio mai banale, ma rispetto anche solo a La Terza Guerra Mondiale il risultato finale pare leggermente meno potente.

4 Giardini di Mirò “Different Times” 2018, 42Records. Post/Rock

Se il rock è un genere in declino che le nuove generazioni ascoltano con minore attenzione, il post rock resiste solo tra i fan più sfegatati. La band, l'unica, ad aver saputo attraversare l'ultimo ventennio musicale mantenendosi viva nel post rock è rappresentata dai Giardini di Mirò. Different Times segna una forma di cambiamento rispetto al passato, uno sguardo meno forzatamente di genere, una voglia di mettersi insieme per suonare con la consapevolezza che ciò che si può fare può uscire bene, indipendentemente dalla deriva che questo potrà prendere. Un album della maturità.

4 Giardini di Mirò “Different Times”  

3 Cosmo “Cosmotronic” 2018, 42Records. Avant-Pop/Elettronica 

Per molti è stato l'artista dell'anno, ha avuto la capacità di mettere insieme il pop, l'elettronica, la dance anni '90, raccontare in modo nuovo la propria idea di musica in un live ricco di spazio per il ballo oltrechè per ciò a cui si è abituati ad ascoltare con uno (pseudo)cantautore. Cosmo è un vero e proprio performer; uno degli artisti che più facilmente – anche più di Calcutta o della nuova ondata rap – ha saputo interpretare i cambiamenti di questo ultimo decennio e trasformarli a propria immagine anziché subirli, e Cosmotronic lo rappresenta a pieno. L'unico neo, ed è forse la ragione per cui merita solo la terza piazza del podio è stato l'aver saputo approfittare di una posizione già di per sé favorevole anziché arricchire – rispetto a L'Ultima Festa – il lavoro di una componente più intima e cantautorale che lo aveva fatto apprezzare nei primi due lavori. Cosmotronic non poteva che essere l'album della svolta e il lancio al grande pubblico, e nel suo ammiccamento è riuscito a fare centro. 

3 Cosmo “Cosmotronic” 

2 Bud Spencer Blues Explosion “Vivi Muori Blues Ripeti” 2018, La Tempesta. Blues/Alternative

Fare rock blues può essere ripetitivo. I BSBE invece arrivano alla loro nuova opera con la capacità di non annoiarsi e non annoiare. Il disco non è certo un'esperienza "estrema", alla ricerca dell'innovazione; al contrario si pone lungo quel fil rouge battuto anche da altri artisti e con altre esperienze, in particolare da Auerback dei Black Keys. Ciò che conta è però il risultato: un rock/blues godibile che riconcilia da una parte con il genere e lascia spazio anche ai meno "puristi" per appassionarsi. Viterbini è un virtuoso, ma non certo una prima donna; sa far cantare il suo ferro, senza imporne la predominanza; non è una gara di dimensioni, ma sicuramente di ottime vibrazioni sonore.

2 Bud Spencer Blues Explosion 

1 Dunk “Dunk” 2018, Woodworm. Rock/Alternative

La musica appartiene a chi la ama, la sa fare e la sa suonare. Quella che poteva sembrare una rimpatriata tra amici con la voglia di divertirsi a suonare in realtà è l'omaggio alle declinazioni del rock che la musica italiana ha saputo esprimere dalla sua nascita ad oggi. Il primo lavoro dei Dunk è un viaggio nella musica italiana, per la scelta dei testi, gli arrangiamenti, la voglia di mettere da parte dei suoi componenti qualcosa di tremendamente classico, ma altrettanto maledettamente creativo: la citazione è autoreferenziale, il gioco dell'evoluzione dalle ispirazioni passate un lavoro che riesce a chi ha qualcosa da dire. Nel disco dei Dunk si passa dal prog degli anni '70 ad echi di quel Pagani che accompagnò la fase “world” di De Andrè. I fratelli Giuradei, Pipitone, Alberto Ferrari e la “new entry” Riccardo Tesio hanno confezionato un lavoro in cui il viaggio nella musica è fatto di chitarre distorte, lunghe cavalcate sonore, ritmi battenti, ballate. Un disco di rock, a tutto tondo, ampio, poliedrico, ricco. Anche in questo caso gli "habitué" del genere potranno storcere forse più di un naso, ma forse proprio perchè "habitué" hanno dimenticato che la musica non è statica, ma un continuo e perpetuo flusso che non si concluderà mai. John Cage docet.

1 Dunk “Dunk” 2018, Woodworm. Rock/Alternative 

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La Top 50 degli album internazionali

50 Poliça & Stargaze - Music for the Long Emergency

49 Editors - Violence

48 Fennesz – Station One

47 Kids See Ghosts - Kids See Ghosts

46 Will Oldham - Songs of Love and Horror

45 Yo La Tengo - There's A Riot Going On [Matador, 2018]

44 Architects - Holy Hell

43 Tim Hecker - Konoyo

42 the Shins - the Worm's Heart

41 Animal Collective - Tangerine Reef

40 Phosphorescent - C'est la Vie

39 Calexico - The Thread That Keeps Us

38 Migos - Culture II

37 tUnE-YaRds - I Can Feel You Creep into my Private Life

36 Meshell Ndegeocello - Ventriloquism

35 Kacey Musgraves – Golden Hour (pop/country)

34 Rival Consoles - Persona

33 U.S. Girls - In A Poem Unlimited

32 Arctic Monkeys - Tranquility Base Hotel & Casino

31 Panda Bear - A Day with the Homies

30 Nine Inch Nails “Bad Witch” 2018, the Null Corporation (industrial)

29 Father John Misty “God's Favorite Customer” 2018, Sub Pop (alternative/indie)

28 Low “Double Negative” 2018, Sub Pop (rock)

27 The 1975 “A Brief Inquiry into Online Relationships” 2018, Polydor (alternative)

26 B. Fleischmann “Stop Making Fans” 2018, Morr Music (elettronica)

25 MGMT “Little Dark Age” 2018, Columbia (alternative/indie)

24 Devon Welsh “Dream Songs” 2018, You Are Accepted (alternative/songwriting)

23 Django Django “Marble Skies” 2018, Ribbon Music (alternative/pop)

22 Belle and Sebastian “How to Solve our Human Problems” 2018, Matador Records (rock)

21 Daughters “You Won't Get What You Want” 2018, Ipecac Recordings (post rock/noise)

20 Neneh Cherry “Broken Politics” 2018, Smalltown Supersound (alternative/jazz)

19 Ry Cooder “the Prodigal Son” 2018, Fantasy Records (rock/blues)

18 Efrim Manuel Menuck “Pissing Stars” 2018, Constellation Records (post rock)

17 Kurt Vile “Bottle It In” 2018, Matador Records (rock/blues)

16 Courtney Barnett “Tell Me How You Really Feel” 2018, Milk! (alternative/rock)

15 Moby “Everything was Beautiful, and Nothing Hurt” 2018, Mute Records (trip-hop)

14 Ty Segall “Freedom's Goblin” 2018, Drag City (rock/blues)

13 David Byrne “American Utopia” 2018, Nonesuch Records (alternative/pop)

12 Kamasi Washington “Heaven and Earth” 2018, Young Turks. (jazz)

11 Janelle Monáe “Dirty Computer” 2018, Bad Boy Records (soul/R&B)

10 Thom Yorke “Suspiria OST” 2018, Dead Oceans (elettronica)

Vezzi di un cinquantenne che si da alla musica eterea? Forse. Ma poi quando incappi in un brano come Unmade o Suspirium ti rendi conto di essere davanti ad un grande artista/compositore. La qualità? una dote rara ai più: tradurre un messaggio complesso come la musica, in qualcosa di assai semplice, estremamente semplice, poetico.

9 Shame “Songs of Praise” 2018, Dead Oceans (post punk/noise)

Alla faccia di chi dice che il rock non esiste più questo gruppetto di giovincelli confeziona un disco fresco, godibile, pieno di potenza rock e tanto suono. Bello!

8 Florence + the Machine “High as Hope” 2018, Virgin/EMI Records (art-pop/alternative)

Un'artista, a tutto tondo. Degna del proprio nome e dell'idea di arte: stupire uno spettatore. Florence e la sua band costruiscono questo uno spettacolo per le orecchie, talvolta forse un po' troppo barocco (per meritare un posto più alto in classifica), ma con ché qualità!

7 Mitski “Be the Cowboy” 2018, Dead Oceans (alternative/rock)

Uno dei dischi più sorprendenti. E peccato che il suo ascolto si arrivato troppo tardi nel corso dell'anno. Forse con qualche sedimentazione in più avrebbe meritato qualche posto in classifica in più. Un disco vario, davvero; rock, in questa accezione. Come se ne sentono pochi ultimamente

6 Nils Frahm “All Melody” 2018, Erased Tapes Records (contemporanea)

Nils Frahm fa sempre la stessa minestra, direbbe qualcuno. Stavolta spazia l'ascoltatore e non fa una contemporanea "standard", stupisce nella sua ricchezza di suoni e fa centro.

5 Anna Calvi “Hunter” 2018, Domino records (alternative/rock)

20 e più anni fa rimasi impressionato da una donna esile, emaciata, con occhi e bocca fin troppo grandi per il viso che li contenevano. Quando cominciava però il suo canto non si poteva che restare impressionati dalla potenza di tutto quello che riusciva ad esprimere con le canzoni, i testi, il sound, la presenza vocale e scenica. Tutto. Lei era Polly Jane Harvey. A 20 e più anni di distanza quelle emozioni sono tornati, in modo forse un po' diverso e, per il momento, un po' meno potenti, ma la qualità c'è tutta. Lei è Anna Calvi: il fumo nero di Londra diventa rock.

4 Damien Jurado “The Horizon Just Laughed” 2018, Secretly Canadian (songwriting)

Il songwriting. Come dovrebbe essere. Un album bellissimo e con un paio di canzoni che restano in testa e che uno le può fischiettare quasi senza rendersene conto.

3 Jack White “Boarding House Reach” 2018, Third Man Records (rock/blues)

Jack White non sbaglia mai. Manco sta volta. Il disco è un climax di emozioni: parte meno dirompente, ma cresce alla lunga. E alla fine...WoW!

2 Peter Kernel “The Size of the Night” 2018, On the Camper Records (post/rock)

La sorpresa più bella del 2018. Un disco bello, affascinante, con tanti bei suoni che era un po' che non si ascoltavano. Tanti echi dei migliori Blonde Redhead nella loro epoca più punk, ma con un equilibrio maggiore. Un disco bello dall'inizio alla fine, da provare e non abbandonare più.

1 Young Fathers "Cocoa Sugar" 2018, Ninja Tune (alternative/rap)

Sono poche le band che si possono permettere in una fase in cui per la musica si vince quando si riesce ad essere riconosciuti nella stereotipazione di un genere. Gli Young Fathers fanno altro. Spiazzano l'ascoltatore dall'inizio alla fine. I Massive Attack li hanno voluti ad aprire i loro live nel 2018 e una ragione c'è ed è ascoltabile. Ne sono i degni eredi: nel loro disco c'è tutto; la base è il rap, ma il genere non è che un tappeto, un piccolissimo stampino, a cui aggiungere altro e stratificazione dopo stratificazione arriva il soul, il rock, e alla fine quello che solo conta diventa il suono e le parole. Ciò che dovrebbe essere la musica: messaggio

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