In questo 22 gennaio 2019 è uscito in edicola il secondo "I racconti di Darkwood", una formula nuova del Maxi di Zagor che vede una serie di brevi racconti dedicati all'eroe. Quest'anno l'esperimento è ancora più interessante, anche per un pubblico più vasto: nelle storie infatti, come chiarisce il sottotitolo "Brividi d'autore", si approfondisce l'incontro tra l'eroe e lo scrittore Edgar Allan Poe, già apparso nelle sue avventure.
Poe è difatti nell'universo bonelliano un agente speciale dell'agenzia di "Altrove", presentata storicamente su Martin Mystere (nella sua versione contemporanea). Qui egli racconta alcune avventure zagoriane di cui è stato testimone ai suoi superiori, e si tratta naturalmente di storie dal sapore orrorifico, nello stile dello scrittore di Boston (che, in Bonelli, era già apparso anche come comprimario di "Magico Vento", oltre ad essere citato a piene mani dal Dylan Dog di Tiziano Sclavi).
La storia di cornice, del curatore Burattini per i disegni di Voltolini, ci conduce alle vicende de "La morte rossa" di Testi ed Esposito Bros, la più fedele a un preciso modello in Poe. "al profondo della terra" introduce invece i disegni di Piccatto (affiancato da Riccio) su testi di Barbieri: un disegnatore storico di Dylan Dog, che si era già confrontato col personaggio nel team up di Zenith 666 (e anche qui è messo alla prova su una storia "di zombie", molto dylaniana nello spunto). "La bestia del passato" vede alla prova lo sceneggiatore Barone, che di recente si è distinto su Nathan Never con la brillante miniserie "Generazioni": i disegni di Bisi sono quelli meno legati alla griglia bonelliana standard dell'albo, come tipico della fantascienza della casa (Nathan Never e, oggi, Orfani).
"Le radici del male" di Cavaletto e Mangiantini è la storia più horrorifica della serie, affidata a uno sceneggiatore dylaniato che, fuori della Bonelli, ha creato uno dei più disturbanti romanzi a fumetti orrorifici degli ultimi tempi in "Paranoid Boyd".
"Lo spirito della vendetta" di Paulucci e Barison è la più classica delle varie storie, pur nella indubbia eleganza del segno e della scrittura, mentre "Sacrificio umano", che chiude la serie per mano del curatore Moreno Burattini, è la più "autoriale", col segno di Enzo Troiano, maestro del weird italico.
Insomma, una serie di sperimentazioni a tutto campo, che permettono di catturare maggiormente l'attenzione del pubblico bonelliano legato ad altre testate, in una prova di Bonelliverso sempre più integrato (e a breve proprio Zagor incontrerà un eroe DC Comics, Flash). Ma, anche, un modo di avvicinare un pubblico fumettistico più generalista, intrigato dalla "variazione sul tema" della sperimentazione su Poe.
Un esperimento da ripetere, magari nel segno, in futuro, delle creature di Lovecraft, che in Bonelli hanno già avuto successo Dampyr e nel recente nuovo corso di Dylan Dog.