Farmaci: quando l’esenzione del ticket… è incompleta

Il provvedimento della Regione spiegato in modo non chiaro, sta provocando comprensibili... incomprensioni

La notizia che la Regione Piemonte, a partire dal 1° marzo, avrebbe annullato il pagamento del ticket sui medicinali, è stata accolta con unanime favore da tutti gli utenti delle farmacie. Vuoi per un medicinale di uso abituale, vuoi per uno necessario, anche solo all’insorgere di un raffreddore. Commenti positivi, sino alla vigilia si sono sprecati. Sino alla vigilia, però. Perché nel momento di acquisto di un farmaco, regolarmente prescritto, in farmacia, ecco che tutti gli acquirenti si sono trovati davanti alla spiegazione, meno tecnica, ma più reale di che cosa, quella notizia, non spiegava con le dovute e più comprensibili parole.
Traduzione. La nota stampa, che è stata riportata nei titoli da tutti o quasi gli organi di informazione, recitava, per lo più: “A partire dal 1° marzo i piemontesi non dovranno più pagare il ticket sui farmaci”. E proseguiva col testo: “Il 15 febbraio la Giunta ha deciso di eliminare la quota fissa di compartecipazione farmaceutica a carico dei cittadini, misura in vigore dal 2002 pensata per controllare la spesa farmaceutica, ma che negli ultimi anni si era trasformata in una vera e propria tassa. Con questa mossa, il Piemonte diventa una delle prime Regioni italiane ad aver completamente abolito il ticket sui farmaci”.
«Purtroppo è vero – spiega il dr. Emiliano Bo, titolare della Farmacia Travaglio, al Ferrone –. Perché l’informazione, non completa, ha procurato momenti di incomprensione al banco di tutte le farmacie, quando al meravigliato acquirente, è stato spiegato che così non è. Ovvero, l’esenzione di qualunque tipo, riguarda solo i medicinali che non hanno il farmaco mutuabile generico. Se invece esiste sia il farmaco originale, sia quello generico e l’acquirente vuole esplicitamente quello originale, ecco che dovrà corrispondere la differenza fra i due. Con una unica eccezione: l’esenzione totale, anche sui farmaci originali, riguarda solo i “grandi invalidi di guerra”».
Diventa così comprensibile che questa “sottigliezza”, non illustrata con sufficiente chiarezza, ha provocato discussioni e lunghe spiegazioni, col risultato che non sempre chi era convinto della gratuità, ha compreso ciò che gli veniva esposto. E, per sopperire – in parte – a ciò, è stato esposto nelle farmacie, un volantino, preparato dall’Unione sindacale titolari di farmacia della Regione Piemonte (Federfarma Piemonte), dove è spiegato l’inghippo.
«Ma è difficile farlo capire – conclude il dr. Bo – col risultato che alla fine siamo noi farmacisti ad andarci di mezzo, come se volessimo lucrare a danno della clientela».

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