La poesia è viva e lotta insieme a noi. Lo testimonia, con forza, il successo del libro di Giovanna Cristina Vivinetto, “Dolore minino”, pubblicato da Interlinea nel 2018 nella serie “Lyra giovani” a cura di Franco Buffoni. La prima edizione di questo libro è andata esaurita in un mese e in breve l’editore è stato costretto a pubblicarne una seconda. Ed è giusto così. È un libro che ha colpito – e lo hanno riconosciuto subito alcuni grandi poeti italiani contemporanei, come Cesare Viviani o Giuseppe Conte. È un libro che parla del corpo e del dolore, come lascia capire in maniera chiara il titolo. E ne parla in modo profondo e maturo, tanto che nel leggere la notizia sull’autrice a p. 139 un vecchio come me resta stupefatto: ma come, lo ha scritto una ragazza di 25 anni, nata nel 1994? Eppure è così. Ma è una ragazza che in 25 anni ha vissuto molto più di una sola vita. Perché il corpo che distilla questo dolore minimo è un corpo in mutamento. Ecco, questo libro di poesie è l’autobiografi a di chi con straordinaria caparbietà riesce a vedere nei mutamenti e nelle sofferenze del suo corpo un eccezionale rito di passaggio, un cambiamento che come i riti di passaggio di cui ci parla l’etnologia ha bisogno innanzi tutto di “parole”. Il libro di Giovanna Vivinetto, caso anzi sorpresa letteraria nel 2018, si presenta compatto. Non ha quell’effetto “album di foto” che spesso hanno i libri di poesie (e che io trovo con disappunto anche nelle mie stesse raccolte in italiano). Non è così: è un libro di poesie in cui si dipana una sorta di narrazione, articolata in tre sezioni che significativamente si intitolano “Cespugli di infanzia”, “La traccia del passaggio” e finalmente appunto “Dolore minimo”, che dà il titolo all’intera raccolta perché ne costituisce il punto di arrivo - ma anche, come in un flash back ideale, il punto di partenza.
Sentieri diversi/Dolore minimo
Lo straordinario esordio di Giovanna Cristina Vivinetto, uno dei migliori libri di poesia usciti nel 2018