Sentieri diversi/Felini effineffabili

Quanti conoscono lo scanzonato "Libro dei gatti" di Tomas Stearns Eliot? Uno dei più godibili divertissement letterari della letteratura del Novecento, scritto da un grandissimo autore della letteratura di tutti i tempi

"C’è chi è savio, c‘è chi è matto,(…) chi è migliore, chi è mal fatto, ma tutti sono adatti a descrizioni in versi": così scrive un poeta nell’introduzione a una raccolta di versi ispirati alla vita indaffarata e bizzarra dei gatti. Quasi a dire che tutto può diventare poesia, che lo spunto più curioso magari è proprio lì davanti a noi, che ci guarda inosservato. Che poi questo amante dei gatti si chiamasse T.S.Eliot, rende quei versi ancora più curiosi. Si, è proprio lui: il poeta della Terra Desolata, di quelle complesse sequenze frammentarie che oscillano tra quotidianità e mito, rincorrendo il tema di un presente sterile assetato di valori perduti, ha scritto anche di gatti. Questo autore, di quelli con la A maiuscola, tra i più difficili da interpretare e quasi impossibile da parafrasare, è andato a scovare l’ispirazione nei baffi di un gatto. E non è un pretesto per parlare di metafisica. In un’inaspettata vena umoristica e giocosa, lo stesso Eliot che descriveva i Londinesi come anime dell’inferno dantesco, apre i suoi “Cats” con una lirica su “Il nome dei gatti” che, si badi bene, è faccenda seria e come tale va trattata. Penserete forse che io sia matto, ci dice, ma noi non sappiamo che un gatto di nomi ne ha tre: il primo è un nome comune, a volte semplice a volte ricercato, ma sempre un nome a tutti familiare. Ma come potrebbe muovere inorgoglito la coda regale un gatto che si chiama Gianni o Augusto? Ecco allora che l’altro nome avrà un tono più dignitoso e altisonante, qualcosa come Coricopat o Bombalurina. Ma è il terzo nome quello più importante, che nessuno conosce e che un gatto non ci rivelerà mai. E quindi quando notate un gatto in profonda meditazione, la sua mente è rapita nella contemplazione del pensiero del suo nome: il suo ineffabile effabile, effineffabile profondo e inscrutabile nome. La lezione di questi versi è che esiste una poesia che sa creare con nulla, senza pretese, giocando, con l’ ironia, con le parole e i loro suoni. Certo, se a scrivere è uno come Eliot, ecco che la rima alternata crea il ritmo, I’m as mad as a hatter richiama il cappellaio di Alice, la ripetizione crea enfasi e un estroso effineffabile chiude con un finale d’effetto. Ma il punto è che tutto questo è poeticamente divertente. Si, proprio così: la poesia a volte è solo divertente.

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