Pamparato ha ricordato i giorni della “Battaglia della Val Casotto

Ricordi, testimonianze, riflessioni a 75 anni dal tragico evento. In sala anche uno degli ultimi partigiani monregalesi

di ALESSANDRO BRIATORE

Sono passati molti anni dallo scontro tra partigiani e truppe tedesche che mise a ferro e fuoco l’intera vallata, eppure il numeroso pubblico accorso sabato 16 marzo nella sala comunale di Pamparato testimonia quanto sia viva la volontà di ricordare la storia di allora e i suoi protagonisti. In luoghi oggi così lontani dal clamore mediatico, nei giorni a cavallo tra il 13 e il 17 marzo del 1944 si scrisse una delle pagine più importanti della storia resistenziale piemontese, con i partigiani del comandante Mauri assaliti dai tedeschi.
I relatori: «Conoscere la storia è l’unico “vaccino” efficace al male e all’ignoranza»
A ricordarlo Michele Calandri, già direttore dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo, che ha definito questa battaglia come uno spartiacque nella lotta al nazifascismo: «Nonostante la pesante sconfitta subita dagli uomini al seguito di Enrico Martini detto “Mauri” si può affermare che tra queste montagne nacque quella Resistenza capace di contribuire al definitivo tracollo della Wehrmacht, basata fino ad allora su azioni isolate e figlie dell’improvvisazione». Nella trattoria “Croce Rossa” di Valcasotto si riunirono i capi partigiani provenienti dal basso Piemonte e della vicina Liguria tra cui anche il celebre Duccio Galimberti. In quel freddo inverno, tra la neve come sempre copiosa, erano presenti in Valle Casotto quasi 1.500 uomini di cui solo la metà armata e ritenuta idonea allo scontro. La Wehrmacht, preannunciata dalla “cicogna”, nome con cui i tedeschi chiamavano gli aerei da ricognizione, poteva invece contare su circa 3.000 soldati e mezzi blindati che, dopo quattro giorni di duri scontri, ebbero la meglio: «Tra le fila tedesche i caduti furono solamente 10, mentre tra i partigiani ben 118 – ha concluso Calandri –. A pagare a caro prezzo fu anche la popolazione civile con 33 morti e numerose borgate date alle fiamme». La gente comune non fece mai mancare sostegno e ospitalità alle truppe di liberazione: «Uno spirito di solidarietà che oggi sembra essersi appannato – ha commentato Ughetta Biancotto, presidente ANPI provinciale –. La Resistenza rappresenta una della pagine più belle del Novecento, che ci ha permesso di consolidare valori come la libertà, la democrazia, la pace e la giustizia sociale. Oggi tutti noi abbiamo il dovere di difendere quelle conquiste ottenute con il sacrificio di tante giovani vite». Resistenza come valore attuale da tutelare contro le incertezze del presente: «Gli episodi di intolleranza sono ormai all’ordine del giorno – ha affermato con preoccupazione il prof. Stefano Casarino, presidente ANPI Mondovì –. Già Primo Levi diceva che ciò che era stato poteva ritornare a essere. L’unico “vaccino” efficace è lo studio della storia. I ragazzi di oggi sono curiosi e hanno voglia di imparare. Dobbiamo sentirci tutti coinvolti nel processo di educazione avvicinandoli con passione e trasporto a queste tematiche».
Le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona quei momenti
Il convegno è stato arricchito dalle testimonianze di coloro che erano poco più che ragazzini ma vissero sulla loro pelle quella immane tragedia. Su tutti il novantenne Ugo Robaldo, residente a Valcasotto, che con sorprendente minuzia di particolari ha saputo rievocare i momenti che precedettero l’arrivo delle truppe tedesche. Spesso i partigiani si affidarono a lui per il trasporto di viveri e messaggi da una postazione all’altra o per semplici suggerimenti sulla geografia del territorio. Prezioso l’intervento di Giacinto Baldracco, allora residente nel Castello di Valcasotto, sulla cui famiglia pendeva un mandato d’arresto perché considerata collaborazionista dei partigiani: a 7 anni fu costretto a rifugiarsi a Torino, mentre il Castello veniva distrutto dai tedeschi. Molto commosso l’intervento del figlio di Rita Borgna, all’epoca titolare dell’ufficio postale di Serra Pamparato, che aveva avuto un fondamentale ruolo di collegamento con i combattenti di stanza a Mondovì. Presente in sala anche Franco Luigi Motta, classe 1924, uno degli ultimi partigiani monregalesi che combatté al fianco del capitano Piero Cosa e del tenente Giuseppe Milano sul Pian della Tura. A moderare l’incontro il giornalista Marco Giraudo che, dopo aver riportato il ricordo di Giuseppe Robaldo e Carlo Dalmasso, ha chiuso il convegno asserendo l’importanza dell’arte nella trasmissione di questi valori: «I giovani possono essere coinvolti attraverso il messaggio universale della musica». Gran parte del merito della riuscita di questa iniziativa va attribuito alla passione di Mauro Uberti e Ivana Mussano: «È davvero toccante vedere una sala così gremita – ha dichiarato la direttrice della Biblioteca comunale di Pamparato –. Il tempo intercorso da quegli eventi non ha intaccato la voglia di ricordare».

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