di EMANUELE LUBATTI
“Esportazione del seme bovino”. Fra i 29 accordi firmati fra Italia e Cina per una nuova “Via della Seta” c’è anche questo punto che va a interessare in pieno uno dei pilastri dell’economia nostrana. Il timore naturalmente sorge quasi spontaneo: i cinesi “copieranno” quindi in loco la “nostra” razza bovina della Piemontese? Facciamo prima un passo indietro. Non si tratta infatti di una questione nuova perché, e si sta parlando di una decina di anni fa, il seme era già stato esportato in Cina. Ci spiega l’intero antefatto Andrea Quaglino, direttore dell’Anaborapi. «Qui da noi abbiamo ospitato, ai tempi, un po’ di tecnici cinesi, che hanno avuto modo di conoscere da vicino il nostro modo di lavorare. C’è sempre stato grande interesse. Poi però il mercato per l’esportazione dei semi di razza bovina Piemontese era stato bloccato per questioni di barriere economico-politiche. Si tratta esclusivamente di un discorso di questo tipo. Per un po’ di tempo non era stato steso il protocollo di accordo, ora finalmente si è raggiunta una nuova intesa fra i Ministeri della Sanità italiano e cinese. Voglio infatti ribadire: si tratta, per noi, di una bellissima opportunità». Il rischio di un danneggiamento economico infatti pare, secondo l’Anaborapi, inesistente. «La Cina è fortemente deficitaria in carne bovina. La importano dalla Mongolia o dall’Australia, ben venga che lo facciano anche con il nostro seme. Non c’è la preoccupazione, di qui almeno ai prossimi 50 anni, che diventino poi dei nostri concorrenti sul mercato della carne». Anche perché c’è il discorso legato alla qualità, da non sottovalutare. «I nostri allevatori – aggiunge il dottor Gianfranco Occelli che è responsabile del Consorzio di Tutela del Bue grasso – sono al top. C’è una tradizione centenaria, fatta di cultura, usi e continuo miglioramento. La nostra Piemontese è già in giro per il mondo, è allevata in Canada e l’ho vista negli Stati Uniti proveniente dalle fattorie del Montana. Ma è un’altra cosa. Il nostro è un prodotto dolce, tenero, che non ha bisogno di particolari condimenti. Abbiamo “regalato” in passato grandi quantità di seme alla Cina, all’interno di un quadro più ampio di interessi e accordi commerciali. Ma altrove sono convinto che non supereranno mai i nostri alti standard di qualità, si tratta di una carne così raffinata e difficile da lavorare». «L’unica cosa che un po’ ci manca – prosegue Occelli – è la comunicazione. Anche in molte zone d’Italia non sanno cosa sia la Piemontese e poi, una volta conosciuta, ne rimangono estasiati. Su questo possiamo e dobbiamo migliorare».
Un'idea di 10 anni fa...
10 anni fa un team di tecnici cinesi aveva già lavorato ed era stato ospitato all’interno della struttura Anaborapi. L’esportazione dei semi bovini, già avviata all’epoca, era poi stata bloccata per la mancanza di un protocollo di intesa da parte della Cina.
FOTO di Alessandra Spaccavento