Chi sarà “La Favorita”?

Lanthimos illustra un frammento di storia britannica, avvelenando la rivalità tra le due contendenti per lo scettro di prima consigliera della regina Anna.

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TRAMA
1709, la Gran Bretagana è in guerra con la Francia, ma la sua guida, la regina Anna, è cagionevole di salute e incline alle distrazioni, incapace quindi di prendere decisioni. Di quelle se ne occupa Sarah Churchill detta Lady Marborough, propensa a sfruttare la situazione per favorire il Primo Ministro Godolphin, suo marito. Questo finchè alla corte della regina non appare Abigail Hill: nobile caduta in disgrazia, disposta a tutto pur di entrare nel giro e recuperare il suo rango, accettando persino di prestare servizio come sguattera.

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Reduce dal successo di critica de “Il Sacrificio del cervo Sacro”, il regista greco Yorgos Lanthmos, allestisce una pellicola in costume, partendo direttamente dalla realtà storica, senza servirsi del filtro del romanzo letterale, passaggio quasi obbligato nel genere. Le trame di potere e interessi al centro del triangolo relazionale tra la regina Anna e le due aspiranti al ruolo di consigliera, prendono linfa dal conflitto in corso con la Francia di inizio settecento. Anche se la guerra è presente, in realtà non ci viene mai mostrata, e  l’attenzione si concentra su quello avviene tra le mura della residenza della regina Anna, centro nevralgico di un potere che la sovrana non detiene concretamente. Esso è in mano alla sua prima consigliera: Sarah Churchill, che non indugia a sfruttarlo a suo vantaggio. L’arrivo della cugina e futura rivale Abigail, destabilizzerà la situazione, la sua tempra e ambizione sono pari a quelle di Sarah, ed ambedue tenderanno a sopraffare l’indole distratta e fiaccata dalla malattia di Anna. La diversa forza di carattere determina un ribaltamento delle gerarchie: il potere di facciata di Anna, viene invece gestito da Sarah e Abigail. Per enfatizzare questo disordine dei ruoli, Lanthimos gioca con le prospettive, presentando un punto di vista sottomesso da parte della regina, che frequentemente si rivolge alle due contendenti, guardandole dal basso verso l’alto. Anna avrà modo di ristabilire la gerarchia, non prima di aver assistito al continuo inasprirsi del duello tra le due contendenti; uno scontro che passa dalla dialettica brillante e diretta, all’allusione per immagini, divenendo battaglia sleale e influente sulle decisioni di governo.

Il risalire dell’una è inevitabile causa di caduta dell’altra, e le reazioni al cambiamento degli equilibri in campo, scuoteranno la vita di una corte troppo oziosa e viziata, attenta più a capire da che parte tira il vento che al benessere del paese.
Il popolo ridotto alla fame rimane fuori dal palazzo, anch’esso come lo scenario di guerra praticamente non ci viene mai mostrato, presente al suo interno solo come servitù, o come allegoria tramite gli indolenti e innocui conigli allevati amorevolmente da sua maestà. Più attenta a non stuzzicare il sarcasmo di Jonathan Swift, per qualche suo capriccio di carne, che a dialogare coi ministri, Anna si sforza comunque di svolgere il suo compito, seppur con scarso successo. Il suo alloggio privato appare più come una gabbia dorata che ad un luogo di dolce soggiorno, soffocato dal peso di una responsabilità troppo gravosa per la sua indole, e troppo impegnativa per la salute. A godersi il lusso dell’edificio ci sono però schiere di nobili, che Lanthimos sottilmente burla, come un novello Parini, sfruttando mezzi tecnici come il grandangolo e le musiche sfumate dai sintetizzatori, di cui il poeta non ha potuto disporre, ma che avrebbero fatto comodo alla sua parodia sul mondo della nobiltà. Il regista gioca anche lui su questi toni, usandoli però per assecondare la vicenda piuttosto che per denunciarne gli aspetti. La sua provocazione passa attraverso altri metodi, tra cui l’uso delle dissolvenze e delle immagini sovrapposte delle interpreti, che raggiungeranno il massimo del simbolismo nel finale, dove il regista scioglierà la riserva riguardo la sua posizione, fino a quel momento rimasta neutrale.

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