È l’ultima grande avventura della storia moderna. Lo sbarco dell’uomo sulla luna ha segnato l’immaginario collettivo con una forza paragonabile alla scoperta dell’America di Cristoforo Colombo. Un momento in cui il mondo ha avuto la netta percezione di uno scarto in avanti dell’asticella della storia, in cui le frontiere del progresso umano si sono spostate in avanti. “Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”. Le parole di Neil Armstrong non potevano non essere ricordate, nella mostra che la Fondazione Crc ha dedicato proprio a quell’affascinante epopea e che ha aperto i battenti nello spazio Innovazione, primo spazio in Italia a basarsi sulla tecnica del Lighting touch, che consente un’esperienza immersiva a 360 gradi, grazie alla quale lo spettatore può interagire senza temere danni con l’esposizione stessa.
Le pareti delle sale infatti sono nude, quando la mostra dorme si tratta di due stanze vuote. Ma in orario di apertura quelle mura trasportano lo spettatore all’interno di un caleidoscopio di immagini, un’ambientazione con cui può interagire e ottenere informazioni solo con la pressione delle dita sugli spazi segnati. Questa esperienza della Fondazione arriva al terzo capitolo: “Destinazione Luna – Il futuro è adesso” è la terza mostra inaugurata con questa tecnologia, dopo l’esordio con Mondrian e la seconda esposizione dedicata all’esperienza di Robert Kennedy. Tutte le potenzialità e le applicazioni stanno venendo a galla, dopo l’arte e la storia lo spazio si mette alla prova con la divulgazione scientifica. L’impatto è impressionante, forse anche più che nelle precedenti esperienze. Perché qui, per forza di cose, è la penombra a dominare.
Tutto è oscuro all’interno, le immagini della prima sala, che espone anche i modelli degli strumenti e dei veicoli usati dagli astronauti, emergono dal buio del cosmo punteggiato di stelle. Sullo sfondo, sul ledwall principale, la terra emerge nella luce del sole dall’oscurità dello spazio, insieme alla luna, donando allo spazio un colpo d’occhio estremamente spettacolare. Visori e schermi ripercorrono con date testi e immagini l’avventura dell’Apollo 11. C’è anche uno spazio dotato di cuffie, per riascoltare tutta la telecronaca dell’evento di Ruggero Orlando e Tito Stagno, oltre a edizioni di giornali dedicati all’evento. Poi si prosegue con le sale “immersive” in cui gli spettatori sono messi a tu per tu con le immagini interattive.
Nell’ultima sala, in un’ideale riferimento al finale di 2001 Odissea nello spazio, le tecnologie più antiche dell’astrofisica sono accostate alle nuove frontiere della corsa all’esplorazione dell’universo, la progettazione di moduli per la vita su altri pianeti. Come sosteneva Stephen Hawking, nel discorso introduttivo di Alessandro Marrazzo, curatore dell’esposizione «Dobbiamo esplorare lo spazio anche solo per cercare un nuovo posto dove vivere» e dove l’umanità possa espandersi o trasferirsi, per sopperire alle carenze della Terra, per assicurare la sopravvivenza della specie.
Ma non c’è più nessun mondo nuovo per noi dietro l’angolo. Stiamo correndo verso lo spazio, e l’unico posto dove possiamo andare è un altro pianeta”. (S. HAwking)
La mostra è ricca di aneddoti e di informazioni relative alla storia della missione Apollo: la prima sala è tutta dedicata a quell’impresa. Tra le storie più curiose c’è sicuramente quella della Playtex, che fu scelta dagli ingegneri della Nasa per realizzare le complesse tute spaziali, che necessitavano l’inserimento di ghiere, cerniere, bocchettoni e altri strumenti necessari. La Playtex era una ditta specializzata in abbigliamento intimo, reggiseni e mutande. Così per ragioni di opportunità, e per tutelarsi da titoli di giornali derisori, la Nasa si inventò un dipartimento speciale, in cui furono messe a lavorare le cucitrici di questa ditta.
Notevoli anche il racconto sulla selezione degli astronauti, privilegiando persone estremamente razionali e inclini a non perdere il controllo anche in situazioni di estremo stress e pericolo, che subirono durissimi addestramenti subacquei o nella giungla, in cui il loro problem solving fu messo alla prova in situazioni estreme. Nelle stanze successive viene raccontato il seguito della storia: le missioni successive sulla luna, che si sono susseguite fino al '72.