#isolanontrovata/Come è nata CC51

La Cultura e l'inguaribile desiderio di non spegnersi “nel Cuneo”

Tornai a vivere in quel catino tra Langhe e Alpi Marittime che per certi versi rievoca l'immaginario viaggio tra la Via Emilia e il West di Guccini nel 2006 e la sensazione era di ritrovare un posto esattamente come lo avevo lasciato dieci anni prima.

A metà anni zero il ritorno nel cuneese, da sempre luogo di confine e provincia, ultima e lontana, ai margini di un qualsiasi ipotetico Impero rappresentava la volontà di riappropriarsi delle proprie tradizioni e l'intenzione di piantare radici, ma imponeva anche una ridefinizione delle abitudini.

C'era però la convinzione, viste le esperienze fatte, la spinta riformatrice giovanile e una certa indomabile fiducia, che il territorio potesse trasformarsi e nascondesse una serie di peculiarità che lo rendevano, nonostante la sua posizione un po' intrappolata tra montagne e colline, speciale e ricco. Ci si ritrovò in redazione per caso a interrogarsi su quale fosse lo stato dell'arte, cosa movimentasse il territorio, e la percezione, almeno per chi scrive, era che la lunga coda delle esperienze degli anni '90 avesse attivato quelle diverse sensibilità e variegate anime artistiche di questi luoghi.

Questa gente meritava un palco, tanto più che il tessuto giovanile non ne aveva piena consapevolezza: il nostro territorio esprimeva eccellenze o piccole gemme che meritavano attenzione e la musica poteva essere un canale prioritario e soprattutto un megafano. In provincia, a Mondovì, in quello che era il Blue Record Studio di Danilo Dalmasso, dove i Baustelle avevano già registrato il loro primo disco, degli albesi (“non saprei dirti chi siano, ma sono di Canale”) stavano producendo un album con Luca Ferrari, il batterista dei Verdena, una delle band più in auge nella scena rock italiana.

Fuoco su di Te - Marlene Kuntz
A metà anni '90 c'era chi dal Cuneo voleva uscire, o per lo meno non morirci dentro: per molti cuneesi questa canzone raccontò la tensione che ne derivava. 10 anni dopo si avvertiva ancora l'urgenza di quel brano.

 

Cos'è dunque la cultura, come avvicinare le persone alla musica, come convincerle che approfondire il locale non avesse a che fare – con tutto il rispetto per chi ci aveva lavorato e il contributo che aveva apportato – esclusivamente con il piemontese e le “raviole al vìn”? Diamo alla gente qualcosa di nuovo, diamo contenuti nuovi di settimana in settimana, raccontiamo un disco, un'esperienza che parte o arriva in provincia, che ha un contatto con il nostro territorio; restiamo attenti al Monregalese, ma guardiamo alla provincia tutta, visto che la gente nella provincia, ancorché “Granda”, si muove o avrebbe opportunità di farlo. Raccontiamo quelle realtà che nascono o che propongono occasioni di musica live che non vengono prese in considerazione. Torino dista un'ora di macchina, convinciamoli che ogni tanto meriterebbe vincere l'atavica indole del “bougia nen” e fare un passo in una direzione “altra”. Allarghiamo la base, troviamo modalità di raccontare la cultura attraverso il cartaceo, servendoci anche delle nuove opportunità digitali. Non accontentiamoci e non limitiamoci a “morire nel Cuneo”, diamo un po' da bere a questa provincia, accendiamo un fuoco dentro, che scaldi, che aiuti a sciogliersi o per lo meno a scuotersi, ad usare le mani per stropicciarsi gli occhi e finalmente aprirli.

Così a maggio del 2009 nasceva il contenitore CULTURECLUB51, dalla provincia per tornare alla provincia, senza mai star ancorati alla provincia. In dieci anni abbiamo raccontato, e raccontiamo ancora oggi, con modalità diverse ed uno spettro anche più ampio rispetto agli esordi, il nostro territorio. Oggi volevamo raccontarvi come questa esperienza è nata.

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