Sul caso del negozio di cannabis legale a Mondovì interviene la presidente del Consorzio Tutela Canapa Ornella Palladino. Che spiega: «La mossa del sindaco è una "auto-tutela", dal momento che era stato presentato il ricorso». Ora il negozio non solo è aperto, ma è tornato a vendere anche i prodotti a base di infiorescenza.
Parliamo della revoca delll'ordinanza del 29 marzo, di cui L'Unione scriveva ieri. LEGGI QUI - Revocata l'ordinanza, «Non serve più: ormai c'è la sentenza».
Un dietrofront che arriva all’indomani della sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione del 30 maggio 2019. Sentenza che va, per così dire, a chiudere il dibattito considerando reato «la commercializzazione al pubblico dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L., salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». Il sindaco si prende la ragione dalle mani della Corte: «Ritengo che sia venuta meno l’esigenza dell'ordinanza che a fronte di tale giurisprudenza si appalesa, peraltro, meno efficace di quelli previsti dalla normativa nazionale».
IL NEGOZIO DI CANNABIS LEGALE DI MONDOVÌ AVEVA FATTO RICORSO
Di parere diverso Ornella Palladino, di Asti, coltivatrice di canapa e presidente del Consorzio nazionale per la tutela della Canapa. «Questa revoca arriva all'indomani dal deposito del ricorso al Tar del Piemonte presentato dal commerciante di Mondovì, con il nostro appoggio. Il Comune aveva 90 giorni di tempo per revocare l'ordinanza, altrimenti noi saremmo andati avanti con il ricorso. Ritirando l'ordinanza, il sindaco è andato in autotutela».
Insomma, la sentenza sarebbe stata una "scusa"? «Esattamente - afferma la Palladino -. Del resto, noi non conosciamo ancora neppure le motivazioni della sentenza della Cassazione. Noi avevamo già presentato il ricorso, un documento di 38 pagine e 14 punti. L'ordinanza ledeva un legittimo diritto di vendita. I giorni per andare in auto-tutela scadevano il 21 giugno, esattamente qualche giorno dopo l'annullamento dell'ordinanza». L'annullamento, ovviamente, fa decadere le condizioni per il ricorso stesso.
ORDINANZA CONTRO IL NEGOZIO DI CANNABIS LEGALE DI MONDOVÌ: DA DOVE NASCE?
A far scoppiare il caso era stata l’apertura di un negozio specifico. Uno shop di cannabis light, di nome “Now”, che aveva inaugurato in via Vico a pochi metri da piazza Maggiore. Il negozietto vende prodotti a base di “cannabis legale”: biscotti, miscele e derivati da infiorescenze di canapa. Tutte “a basso dosaggio di THC”, ovvero con meno dello 0,2% di principio attivo. Prodotti che, secondo la legge, non vanno considerate “sostanze stupefacenti”. Nell'ordinanza si leggeva: «La loro libera commercializzazione può creare una visione falsata della realtà, ingenerando, soprattutto nella giovani generazioni, l’idea che il consumo di sostanze sia assolutamente normale, non dannoso e lecito».
Sul caso era intervenuto anche Franco Picconi: consigliere comunale di Limone Piemonte e produttore, titolare dell’azienda “Canapa Montana”. «Mi auguro che il primo cittadino di Mondovì prenda in considerazione l'idea di fare un passo indietro sull'accaduto – aveva scritto – e che capisca che la canapa non ha niente a che vedere con pericolose droghe o altre sostanze dannose per i suoi cittadini».