L’arte antica della liuteria: Nedim e Marianna della Ca’rion

A Piazza il laboratorio di Nedim Dervic e Marianna Ercole, giovani liutai formatisi alla civica di Milano, che terranno un laboratorio al Festival dei Saraceni 2019 a Pamparato

Liuteria Ca' Rion, Nedim Dervic, Marianna Ercole, Liutaio

La liuteria “Ca’ Rion”, di Marianna Ercole e Nedim Dervic, a Mondovì Piazza, è un luogo che ha il sapore genuino della bottega artigiana, nella sua accezione più autentica. Superato il tramezzo che funge da anticamera, si accede direttamente a uno stanzone, nel cui panorama convivono, come solo in ambienti del genere è possibile, ordine e disordine, cura e caos, strumenti antichi e moderni. Un mandolino bisognoso di cure poggia sbilenco sulla sua ampia culatta, a poca distanza da un testo di Franco Fabbri. In una custodia su un bancone riposa una viola da gamba terminata da pochi giorni, che attende di essere consegnata. Oltre una piccola parete divisoria di compensato, in un’altro spazio più piccolo, un vecchio violino poggia sul tavolo, accanto alla crisalide nascente di un nuovo strumento. Il piccolo mondo antico di Nedim Dervic e Marianna Ercole, due monregalesi che hanno deciso di dedicare la loro attività professionale a questa arte antica, oggi più viva che mai, anche se non guadagna spesso la luce dei riflettori. Cercheranno di trasmettere qualcosa della loro cultura artigiana a Pamparato, in occasione del “Festival dei Saraceni”, dove tornerà, dopo anni di assenza, un laboratorio dedicato alla costruzione e al restauro pratico degli strumenti musicali.

LIUTAIO (ANCHE) PER AMORE

 

Come si diventa liutai? In tanti modi. Nedim e Marianna hanno scelto la strada di Milano, per frequentare una delle tante scuole civiche, patrimonio della grande tradizione didattica milanese. «È stata Marianna ad avere l’idea – racconta Nedim –. Mi disse che avrebbe voluto frequentare la scuola di liuteria a Milano, io all’inizio non sapevo nemmeno di cosa si trattasse esattamente, ma ho deciso di seguirla in quest’avventura. A Milano gli studenti sono divisi in due macro classi, quella di archi e quella di pizzico, a seconda del tipo di strumento di cui ci si andrà ad occupare. Io ho scelto i pizzicati, chitarre, mandolini, liuti e così via. Lei ha fatto strumenti ad archetto, violini, viole, violoncelli eccetera». «Io conoscevo già il mondo dei liutai perché ho fatto il Liceo musicale e ho studiato violoncello. Abbiamo studiato cinque anni – ricorda Marianna – e solo per imparare l’Abc. Dopodiché siamo andati “a bottega” come si faceva una volta da un costruttore. È lì che si impara sul serio, si comincia a trovare una propria strada, una propria specializzazione. Mi sono occupato così della viola da gamba, uno strumento particolare, che ancora oggi rappresenta il nostro principale prodotto. Costruttivamente parlando è uno strumento a sé, una via di mezzo tra lo strumento pizzicato e quello ad arco, ha il fondo piatto e i tasti. Nonostante le apparenze, non è un altro modello della famiglia dei violini. Nel nostro ambiente, come sempre più spesso succede nel mondo del lavoro attuale, sul mercato valgono la specializzazione e l’esperienza sempre più specifica che si acquisiscono lavorando in un settore. Così, proprio qualche giorno fa, dopo aver costruito diversi strumenti per degli studenti, abbiamo consegnato il nostro primo strumento commissionato da un musicista professionista. Si tratta di Oreste De Tommaso (è stato per alcuni anni violoncellista dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e del Teatro dell’Opera di Roma; ora vive e lavora in Inghilterra, ndr) o uno speciale modello di viola da gamba con delle corde aggiuntive dette “risonanti” che corrono sotto il manico e hanno la funzione di arricchire la pasta del suono con nuovi armonici».

UN SEMINARIO PER CONOSCERE GLI STRUMENTI

 

Per molti anni a Pamparato, nell’ambito del “Festival dei Saraceni”, è stato attivo un laboratorio didattico, che con il tempo è arrivato a costruire diversi strumenti antichi. Quindi, gli strumenti sono rimasti nell’abbandono ed ora necessitano di robusti restauri per poter tornare a suonare. Tra le novità di quest’anno (grazie al finanziamento della Fondazione Crc) ci sarà il ritorno di un laboratorio (dal 15 al 19 luglio), dedicato proprio alla costruzione e al restauro degli strumenti antichi, che sarà tenuto da Nedim Dervic e Marianna Ercole. «In cinque giorni non potremmo ovviamente spiegare quello che abbiamo appreso in anni di lavoro a bottega, ma ci piacerebbe spiegare nel dettaglio cos’è uno strumento musicale, come funziona, e rimettere in sesto gli strumenti antichi costruiti in passato a Pamparato. Purtroppo sono rimasti troppi anni fermi in un armadio e ne hanno risentito. Faremo in prima persona le principali operazioni necessarie, si tratterà di un restauro partecipato perché ovviamente, oltre ad assistere, faremo fare a chi verrà anche alcuni interventi. Il laboratorio è gratuito, si richiede solo un contributo di 10 euro per assicurazione. L’intenzione è replicare il corso anche nei prossimi anni, così da restaurare altri strumenti».

COME NASCE UNO STRUMENTO AD ARCO?

Come si costruisce, in pratica, un oggetto così complesso e raffinato come uno strumento ad arco? Ogni violino è una sorta di piccolo gioiello, in cui confluiscono secoli di tradizione artigiana, per ottenere un suono il più possibile cristallino e ricco. «Cominciamo da un modello di uno strumento reale e da un progetto d’epoca, generalmente sono disponibili delle riproduzioni nei musei», spiega Marianna, sollevando un foglio di ampie dimensioni, dove è riprodotto il disegno di una viola da gamba. «Il legno ce lo procuriamo da fornitori specializzati, il principale in Italia è milanese, Rivolta. Per la cassa si possono usare legni diversi, negli strumenti antichi si usavano legna da frutto, noce o acero che è tra i più utilizzati. La tavola armonica, quella superiore, proviene quasi esclusivamente dagli abeti della Val di Fiemme in Trentino. Si parte dall’intaglio del manico, per poi attaccare le fasce della cassa armonica, che si piegano con un ferro caldo, a 300 gradi. A questa temperatura la cellulosa del legno diventa duttile e si può plasmare. Una volta incollate le fasce e il fondo al manico si toglie l’intelaiatura con la tavola provvisoria e si inserisce la tavola armonica, il pezzo più importante, che crea il suono dello strumento, un po’ come la pelle per il tamburo. Nella viola, si può scegliere di piegarla o scavarla. In questo caso abbiamo scelto la lavorazione più tradizionale, presente negli strumenti antichi, piegando le fasce a caldo. La scelta del legno, degli spessori e della tecnica con la quale viene costruita la tavola armonica influenza moltissimo il suono finale dello strumento. Proprio per questo motivo, è oggetto di continue sperimentazioni e dibattito tra i liutai. Infine si decora e si aggiungono ponticello, cordiera, corde e tastiera sul manico».Liuteria

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