Maturità amara al Liceo linguistico di Mondovì: certo, chiunque abbia sostenuto o assistito ad un esame scolastico o universitario sa quali e quante problematiche si possono riscontrare. C’è il fattore umano, la giornata storta di esaminatore o esaminato, le bizze della fortuna, la storia scolastica di ognuno… si può essere premiati per i propri sforzi, graziati dalla sorte o puniti eccessivamente. Per questo è difficile dare giudizi o sbilanciarsi su casi singoli, ma quello di cui stiamo parlando è un caso “collettivo”. A quasi un mese dalla conclusione degli esami di maturità 37 alunni (su 41) delle classi 5ª E e 5ª F del Liceo linguistico “Vasco-Beccaria-Govone” hanno sottoscritto una lettera per evidenziare alcune criticità. «Siamo stati ingiustamente messi in difficoltà» è, in estrema sintesi, il messaggio: i giudizi sono positivi sulla scuola e sugli insegnanti, molto meno verso i membri esterni e il presidente della commissione
La lettera degli studenti
«Siamo stati ingiustamente messi in difficoltà» è, in estrema sintesi, il messaggio: i giudizi sono positivi sulla scuola e sugli insegnanti, molto meno verso i membri esterni e il presidente della commissione
«E’ passato quasi un mese dalla fine degli esami di stato delle classi del liceo linguistico ”Vasco-Beccaria-Govone”, cui risultati non hanno rispecchiato il percorso scolastico della maggior parte di noi studenti. (Un allievo non ha superato l’esame, 9 non hanno ottenuto il doppio diploma Esabac e, in generale, il voto finale non ha rispettato la media maturata nel corso dell’anno scolastico). L’amarezza e la delusione iniziali hanno però lasciato spazio alla consapevolezza di dover dire la nostra e chiarire alcuni aspetti relativi allo svolgimento delle prove dell’esame di Stato 2019, in particolar modo del colloquio orale». Sotto accusa, in particolare, la modalità con cui sono state utilizzate le famigerate “buste”: «Una nota del Ministero dell’Istruzione risalente al 6 maggio chiariva la natura della prova orale della maturità 2019, rassicurandoci notevolmente: secondo quanto prescritto dal MIUR, da quest’anno lo studente avrebbe dovuto sviluppare un’interlocuzione coerente con il profilo di uscita, scegliendo una busta, esplicitandone il contenuto e il nodo concettuale e cercando di svilupparlo in quante più materie possibili. Il cambiamento, attuato ad anno scolastico in corso, ci creava qualche perplessità, ma più volte i nostri professori hanno chiarito che, a differenza degli anni scorsi, saremmo stati liberi di articolare un’esposizione personale attinente e coerente al nodo proposto e che nessun docente avrebbe dovuto interromperci, se non per colloquiare con noi. D’altro canto, che la prova orale sarebbe stata nelle nostre mani lo aveva ribadito più volte il MIUR ed era una delle poche certezze con cui abbiamo iniziato il nostro esame di Stato mercoledì 18 giugno». Dopo le prove scritte gli studenti hanno capito che sarebbe stato un percorso molto difficile: «Già gli esiti degli scritti rivelavano – scrivono gli studenti – una severità eccessiva e non in linea con la tendenza delle altre commissioni, ma la conduzione dei colloqui ci ha preso del tutto alla sprovvista, in quanto non “rispettosa” delle direttive del Ministero ». Sotto accusa, in particolare, la modalità con cui sono state utilizzate le famigerate “buste”: «Come da regolamento, il presidente di commissione ha presentato le tre buste e ognuno di noi ha introdotto il nodo e gli argomenti di cui avrebbe voluto parlare, ma il colloquio è diventato un’interrogazione vera e propria, perché si è svolto esattamente come gli anni scorsi: ci siamo spostati con sedia a seguito da un commissario all’altro e siamo stati interrogati in tutte le discipline. Più volte alcuni docenti hanno interrotto il nostro discorso, portandoci ad approfondire aspetti lontani dal tema proposto dalla busta o addirittura cambiando completamente l’argomento che avevamo affrontato all’inizio. Non solo, ma i commissari esterni hanno formulato domande non attinenti ai programmi svolti, di cui erano a conoscenza, dal momento che i nostri professori avevano lasciato loro non solo copie ben dettagliate, ma anche i nostri libri di testo, che avrebbero potuto consultare in qualsiasi momento. Altre volte invece, la prova si è trasformata in una lezione ex cathedra del docente, impegnato a spiegarci temi o questioni fondamentali, secondo loro, in cui non eravamo stati edotti, mettendoci a disagio e portandoci lontano dal percorso che ci eravamo costruiti. Così il colloquio, che normalmente dovrebbe durare 50 minuti circa, per noi si è prolungato anche fino a due ore. Molte persone in questi ultimi mesi hanno acquietato le nostre ansie pre-maturità con frasi come: “Anche se hai sempre odiato la scuola, ricorderai la maturità come uno dei momenti più intensi che tu abbia mai vissuto. La vita è degna di essere vissuta anche per momenti come questi, che ti resteranno per sempre nella memoria e, ogni volta che li ricorderai, sorgerà un sorriso sul tuo viso”, ma l’unica cosa che davvero ricorderemo con il sorriso saranno solo i comportamenti di alcuni docenti che si sono distinti per la loro professionalità e per l’umanità con cui hanno sostenuto noi maturandi nei momenti in cui siamo stati ingiustamente messi in difficoltà».
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