Ci sarà anche un medico di Mondovì, su Netflix nella nuova serie-documentario "Diagnostic". La sanità torinese finisce sul canale streaming in una serie TV dedicata ai casi rari. E fra i protagonisti della nuova serie, su Netflix dal 16 agosto, ci sarà anche Francesco Porta, pediatra del "Regina Margherita di Torino".
Il dr. Francesco Porta,monregalese, è il medico che si è occupato del caso. Lo abbiamo raggiunto al telefono: «È stata una diagnosi davvero complessa – ci racconta -, ed è stato singolare dover lavorare sempre sotto l'occhio delle telecamere. Gli operatori TV non sono mai stati "invasivi", hanno sempre rispettato il nostro lavoro».
IL CASO: LA MALATTIA DI ANGEL, RAGAZZA AMERICANA DI 22 ANNI
Le telecamere statunitensi sono a Torino per occuparsi del caso di Angel, infermiera di 22 anni di Las Vegas che da quasi 10 anni lottava con un male sconosciuto. Crisi muscolari senza una spiegazione: una malattia unica, mai diagnosticata, che durante i ricoveri in numerosi ospedali americani non ha mai trovato la giusta diagnosi. Il suo caso ha destato l'attenzione di una giovane laureanda torinese, Marta Busso che, mentre ultimava la tesi col dottor Marco Spada, direttore di Pediatria e del Centro regionale per le malattie metaboliche ereditarie presso i Regina Margherita di Torino, ha inviato al New York Times una ipotesi di diagnosi: una rarissima condizione genetica che determina un difetto della ossidazione degli acidi grassi nel tessuto muscolare. Causando, in condizioni di febbre o stress, disfunzioni ai muscoli.
Così, nell'aprile 2018, Angel è volata dagli USA al Regina Margherita di Torino, dove le sue inspiegabili crisi muscolari sono state curate. Questa storia vera e a lieto fine, esempio dell'eccellenza della sanità italiana nel mondo, verrà raccontata nella prima puntata di "Diagnosis".
IL DR. FRANCESCO PORTA, DI MONDOVÌ
Il dr. Francesco Porta è il medico che si è occupato del caso. «È stata una diagnosi davvero complessa – ci racconta -, ed è stato singolare dover lavorare sempre sotto l'occhio delle telecamere. Gli operatori TV non sono mai stati "invasivi", hanno sempre rispettato il nostro lavoro. Non ho ancora visto il risultato finale, la puntata montata. Fare le diagnosi è il nostro lavoro, ma operare sotto le telecamere era in effetti un po' diverso. Siamo andati avanti nelle nostre convinzioni, scoprendo così una malattia mai diagnosticata prima. Abbiamo svolto esami biochimici e molecolari estremamente complessi, che potevamo fare solo qua, operando in un Centro di III livello. Individuato il problema, abbiamo prescritto alla paziente una dieta personalizzata che ha migliorato nettamente la sua qualità di vita».
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