Si costituisce dopo la fuga. Si è costituita mercoledì pomeriggio la donna condannata per l'omicidio del marito evasa dai domiciliari due anni fa. Assunta Casella, 60 anni, era ai domiciliari per l'omicidio del marito Severino Viora avvenuto a Paroldo. Era stata condannata a 21 anni per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere dalla Corte di Assise di Torino, che aveva confermato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Cuneo. Il cadavere dell'uomo venne ritrovato, nel giugno del 2016, nel noccioleto di casa dei due, residenti a Paroldo.
Si costituisce dopo la fuga
La Casella aveva fatto perdere le sue tracce dopo che le era stato comunicato che il ricorso in Cassazione non era stato accolto e che la sua condanna era diventata definitiva. La donna, che si è sempre proclamata innocente, si era allontanata dalla Casa protetta a Torino, dove stava scontando i domiciliari. La sua fuga, però, è durata solo due giorni: nel pomeriggio di mercoledì, Assunta Casella si è costituita alla caserma dei Carabinieri di Barriera di Milano a Torino.
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L'uomo narcotizzato e poi soffocato: «Voleva rifarsi una vita senza di lui» - Le motivazioni de gesto, secondo l'accusa in primo grado: «Ha deciso di uccidere il marito almeno un mese prima, quando ha comprato il farmaco e lo ha usato per mettere in atto l’omicidio. Voleva iniziare una nuova vita senza di lui», aveva detto il pubblico ministero Attilio Offman durante l'arringa finale. «La donna ha acquistato un sonnifero Zolpidem l’8 maggio e da quel momento iniziò a diffondere la storia che il marito aveva un’amante di origini romene».
La donna condannata per l'omicidio del marito era però evasa. La Casella, dopo due anni di carcere preventivo, aveva ottenuto nel gennaio del 2019 i domiciliari. Poco dopo era stata trasferita in una casa protetta alla periferia di Torino. Qui i Carabinieri, martedì mattina, non l'hanno trovata. Dopo il rigetto del ricorso dalla custodia cautelare, sarebbe dovuta infatti essere ricondotta in carcere.
«Lunedì la Cassazione a Roma ha rigettato il ricorso e attendiamo le motivazioni. L'ho incontrata l'ultima volta venerdì mattina e da due giorni non abbiamo più avuto notizie di lei», aveva sostenuto l'avvocato Chiaffredo Peirone, di Saluzzo, che difende la donna col collega Giuseppe Caprioli.
Durante il primo processo la donna aveva riferito di «essere stata comprata per 500 mila lire all'età di 14 anni».