Ultimo saluto, nel segno della fede e della speranza cristiana, per il can. Giovanni Catalano, 78 anni, economo della diocesi, spentosi dopo una malattia di tre mesi, alla Casa del Clero al Santuario nella notte tra lunedì e martedì. I funerali si sono svolti mercoledì pomeriggio con la partecipazione di numerosi fedeli dalle parrocchie in cui ha operato (Vico, Monastero Vasco, Roapiana ed Oberti, Miroglio, Prato Nevoso), nonchè dal paese di origine Castellino Tanaro. Decine i sacerdoti a concelebrare la liturgia, presieduta dal vescovo emerito mons. Sebastiano Dho, con al fianco mons. Luciano Pacomio. Da parte sua mons. Egidio Miragoli, trattenuto a Roma per un impegno inderogabile, ha inviato un riconoscente scritto rievocando la figura e la dedizione dello stesso can. Giovanni Catalano. Ne ha dato lettura il vicario generale don Flavio Begliatti, che ha anche tenuto l’omelia.
Protagonista di un servizio prezioso, vissuto con dedizione, competenza ed umiltà. Il ricordo e la riconoscenza del vescovo
Le esequie di don Giovanni mi trovano, purtroppo, lontano da Mondovì, per impegni di cui mi vien fatto obbligo, e inderogabili. Desidero tuttavia far sentire la mia viva partecipazione e la mia vicinanza ai parenti, agli amici e ai suoi confratelli sacerdoti. Con don Giovanni la collaborazione in questi miei primi due anni è stata intensa. Ho avuto modo quindi di conoscerlo e di apprezzare la sua disponibilità e la sua generosità, la sua capacità di armonizzare le questioni burocratiche e amministrative con le questioni più personali dei suoi interlocutori. Certo, se ne ho ben compreso la personalità, la sua vocazione prima e più amata è stata quella di pastore d’anime: credo che nulla lo facesse sentire realizzato quanto portare il Vangelo (e la cura che ne deriva) alle persone, in parrocchia, dove ha servito il Signore e i suoi fratelli dal 1968 (vice-parroco a Piandellavalle e Morozzo) al 2016 (parroco a Monastero, Vicoforte, Miroglio e Pratonevoso). Ma nella intensa vita sacerdotale di don Giovanni non c’è stato solo questo. C’e stata anche l’esperienza di curia, culminata con la nomina a Economo diocesano, e c’è stata la direzione della Casa del clero, dove si è occupato dei confratelli anziani, quando peraltro era già anziano lui stesso.
Ebbene, nell’ingrato lavoro di Curia, don Giovanni è riuscito a riscuotere la fiducia dei sacerdoti, facendo di tutto per aiutarli a risolvere i loro problemi. E con i confratelli anziani ha incarnato quella carità evangelica che mette gli altri e le loro necessità al primo posto, quella che imprime in cuore il semplice motto: "Prima gli altri, dopo io". Timido al punto da poter apparire ruvido, sembrava costantemente timoroso di disturbare o di sbagliare, rapido nel passo e nelle decisioni, sempre prese a favore del prossimo e mai a favore proprio, intransigente sulle questioni che lo riguardavano e zelante nei compiti che si assumeva, solo all’ultimo aveva sciolto la sua serietà in una cordialità più sorridente, da anziano che può permetterselo perché ha combattuto la buona battaglia per la vita intera.
Se gli si diceva grazie, arrossiva, don Giovanni. Perchè il bene per lui era la norma, e andava compiuto nel nascondimento, senza cercare riconoscenza o gratificazione. Sono uomini e sacerdoti cresciuti in altre epoche, quelli come don Giovanni. Perderli ci impoverisce e ci obbliga da un lato al sentimento della gratitudine, dall’altro al proposito doveroso e fermo di continuarne l’opera, di non dimenticarne lo stile, di non disperderne l’eredità spirituale.
+ Egidio, vescovo